Archivio per la categoria ‘amicizia’

Noi siamo Asfalto

Pubblicato: 25 settembre 2015 da massitutor in amicizia, tutto cominciò così
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Questo è il video che abbiamo presentato in occasione della festa per le attività sociali della Cava delle Arti, insieme alla Fraternalcompagnia. La Cava è il luogo dove può ricominciare la storia di questo blog e dei suoi protagonisti, è per questo che abbiamo voluto portare come bagaglio la nostra memoria, che è fatta di volti, gesti e nomi di tutte le persone che hanno portato sulle spalle il loro tentativo di cambiamento.

Un saluto e un augurio dal nostro amico Stefano “Bici” Bruccoleri. Fondatore e animatore del blog Asfalto dal 2006 fino ad oggi. Il modo migliore per riprendere questo nuovo corso dell’esperienza di Asfalto presso la Cava delle Arti della Fraternal Compagnia.

“Mi piace la felicità”

Pubblicato: 12 ottobre 2014 da massitutor in amicizia, morte

Ciao Girasole
Chissà chi è che ti chiamava così? Per noi eri Cosimo, Cosimino… per via della tua gentilezza e mitezza d’animo. Difficile trovare un uomo di pace come te Cosimo: non credo che mai una cellula del tuo corpo sia stata attraversata da un brivido di rabbia, di risentimento. Tu sembravi davvero venire da un altro pianeta e dai tuoi occhi traspariva una saggezza che faceva riferimento a leggi del tutto diverse da quelle alle quali rispondiamo abitualmente. Mi sei sempre sembrato un uomo a cavallo fra due mondi e per noi che siamo qui, che facciamo questo lavoro avevi sempre un sorriso rassicurante e sincero. Non hai mai abbandonato del tutto i tuoi percorsi randagi e tante altre volte hai sfidato la strada. Non avendo niente da perdere non hai perso niente, perché l’affetto di chi ti ha conosciuto è ancora vivo.
Insieme a te Cosimo io saluto tutti quelli come te che sono ai margini perché riescono a stare solo fra gli interstizi tra mondi diversi, a volte finiti, spesso sconosciuti.
Una volta mi hai raccontato che molti anni fa vivevi a Genova e ogni tanto entravi come un gatto dentro al giardino della casa di Fabrizio De André. Dicevi che lui lo permetteva a volte a quelli come te. Ed è sicuramente lì che sei adesso ed un suono di chitarra accenna nuove idee da una finestra aperta.

Caro fratello Andrej

Pubblicato: 7 febbraio 2014 da massitutor in amicizia, andrej, morte

maryQuattro anni fa, febbraio, qualcuno mi telefona, in una mattina carica di sole e di neve, e comincia a dire che te ne sei andato via nella notte e che il tuo giovane cuore non ha resistito ai colpi subiti. Che stronzata! No, non poteva essere una fonte attendibile: le voci girano troppo distorte in strada. Poco dopo mi chiamò la segretaria della Cooperativa per dirmi la stessa cosa. Fonte decisamente più attendibile stavolta. Quando poi ho trovato vuoto il tuo letto all’ospedale ho cominciato a realizzare. Ed io per tutta la giornata non ho fatto che cercare di parlare con gente che non sapeva niente di questo, così stavo lì e non lo dicevo a nessuno. Beato della visione di quel mondo che andava avanti senza sapere che tu non eri più qui con noi.
Dopo è arrivato tutto il resto. Ed io ho dovuto accettare che la vita è talmente sorprendente che può prevedere che si possa fermare anche un cuore come il tuo, insieme al vibrare dei tuoi muscoli lunghi e il mistero nelle tue vene e su fino all’intreccio delle tue idee. La spasmodica ricerca di un posto dove stare era finita, come il rifugio dato dagli atteggiamenti, le regole, i ruoli. Basta, fine delle stronzate. La pace.
Solo dopo mi è stato chiaro il mosaico di menzogne e trappole di cui ti eri circondato. Era un labirinto pericolosissimo. Ma la rabbia ha lasciato presto il posto alla compassione per quelle dolci bugie, quei falsi progetti, che altro non sono poi che speranze, sogni, slanci di amore verso il mondo che ti circondava, che però era là fuori, lontano.
La stessa ambivalente sensazione di compassione mescolata alla voglia di prenderti a schiaffi l’ho provata in questi giorni che il ragazzo Beo88 se n’è andato ancora più in fretta, ancora prima e senza salutare. Vi siete incrociati in quel laboratorio in via del Porto: tu stavi andando via e Beo stava iniziando il suo tentativo. E meno male perché insieme non vi si sarebbe tollerati per più di mezzora credo!facebook_logo
Per questo oggi ti regalo lo stesso canto che ho regalato a Beo: è un canto in onore della vostra fretta, delle speranze, dei progetti, delle menzogne e delle trappole che avete armato per voi stessi. Alziamo i bicchieri e brindiamo, anche solo per un momento, a queste imboscate che un po’ tutti tendiamo a noi stessi con la leggerezza di un sorriso stampato in faccia così da avere meno paura. Ecco, lì, braccati dai nostri fantasmi, siamo davvero tutti fratelli.

Massimiliano

 

Ripropongo questo video perché è una delle cose più simili a me stesso che ho fatto nella mia vita. Perché rappresenta Asfalto, il nostro modello di comunicazione e l’amicizia fra tre persone che ci hanno creduto: Stefano Bruccoleri (testo), Massimo Macchiavelli (voce) e Massimiliano Salvatori (video). E Neil Young che ovviamente ha reso possibile la magia.

Vedrai…

Pubblicato: 31 gennaio 2014 da massitutor in amicizia, droga, famiglia, morte, tele asfalto, tele tranzollo

Un regalo alla memoria di Beo, che ci ha lasciati a soli 26 anni il 17 gennaio 2014.
Alle tue dolci promesse, ai tentativi, alle corse e alle cadute, che poi sono anche amore e speranza verso la vita e le persone che ti hanno amato. Niente è stato finto.
Ciao Beo

La catena delle conseguenze

Pubblicato: 31 gennaio 2014 da massitutor in amicizia, amore, assistenze e bisogni, droga, famiglia, laboratorio, morte

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E così il 17 gennaio scorso lo abbiamo seppellito nel suo piccolo paese di montagna Francesco, a Santa Sofia, provincia di Forlì. Quando aveva appena 26 anni. La chiesa era piena di gente e molti giovani piangevano e cantavano per quel ragazzo conosciuto alle elementari o le scuole medie, all’oratorio ai giardinetti, posti così. Poi se ne andò a Bologna che aveva appena diciotto anni; a cambiare vita, si diceva, a fare il “barbone”, il “punkabestia”, il vagabondo. Qualcuno sapeva qualcosa ma erano frammenti di discorsi che era meglio lasciar perdere.
E’ qui a Bologna che conosciamo Francesco, nel 2008, al Centro diurno di via del Porto, si fa notare subito per la sua esuberanza, il suo muoversi a scatti veloci, con passo da montanaro, il look raffazzonato da punk e soprattutto per la sua giovanissima età. Lo chiamano il “bambino”, il “Cinno” o cose così, poi impareremo a chiamarlo con il nome che si era scelto: lui Beo88 ed il suo cane Skrugno.
Dopo pochi mesi si fa coinvolgere, con una piccola borsa lavoro del progetto Prova & Riprova, nel laboratorio informatico. Con la sua presenza scenica, la sua sincerità e le sue parole a raffica animerà il blog Asfalto con molti video, che sono tra i più cliccati. La sua intervista è il video più visualizzato di tutti: più di dodicimila contatti e una valanga di commenti. E’ un concentrato di fragilità, consapevolezza, verità e voglia di vivere. In quei dieci minuti c’è tutto quello che bisogna sapere per capire quali possono essere i bisogni e le difficoltà di quel ragazzo. Non servono altri colloqui, valutazioni, schede: una volta innescato il meccanismo della fiducia Francesco ci dice già tutto quello che c’è da sapere su di lui e su quelli come lui. Ben poco viene lasciato alle parole a videocamera spenta, comunque la storia è questa: la catena delle conseguenze parte da un padre assente e perduto, morto prematuramente schiacciato dalle sue dipendenze, un rapporto conflittuale con una madre chiamata ad un compito forse troppo difficile. E’ appena il tempo delle prime sigarette e delle prime seghe, che è già ora per Beo di conoscere la Comunità prima e una famiglia affidataria poi. E’ già da un po’ quindi che Beo cerca di trovare il suo posto fra l’istinto di ribellione e le regole. Un braccio di ferro che lo porterà a lasciare tutto e partire, dentro ai suoi anfibi colorati, per Bologna. La grande città. E non è come pensano molti sociologi o tecnici dei Servizi sociali, basta parlarci un attimo con le persone per capire qualcosa: Beo non è che arriva a Bologna perché ci sono i dormitori, i Servizi, i Ser T, i centri diurni o il drop-in. Proprio no: a Beo quella roba lì interessa ben poco. Bologna attira Beo perché qui è facile trovare la “Roba” e se vai in giro con la cresta e una birra in mano nessuno ci fa caso più di tanto; perché si può svoltare con un po’ di colletta, perché si può vendere il Fumo ad una città di studenti con il portafoglio pieno, in Piazza Verdi come altrove. A Bologna ci sono altri come lui e si gira insieme, ci si sbatte e si ricomincia. Qui ci sono interi palazzi vuoti che sembrano messi lì apposta per essere occupati e si vive così. E poi ci sono le ragazze! Che belle ragazze a Bologna! E vengono qui a Bologna con bisogni e curiosità non molto diverse da quelle del giovane Francesco.
Beo conduce una vita a rischio, questo non fanno che spiegarglielo gli operatori dei servizi a “bassa soglia” che frequenta, lui lo sa ma riesce a gestire la cosa. Al futuro per ora non ci pensa, però lo vede: nelle sue parole e nei suoi occhi si intuisce che questa è una parentesi della sua vita. Una vacanza che vuole prendersi e su questo comincia a costruire il suo castello di promesse, alibi, progetti. Come tutti.
Ad un certo punto a Bologna si cominciano a chiudere o ridimensionare tutti i Servizi a bassa soglia, inizia il welfare da campanile basato sulla residenza. Ognuno a casa sua quindi. Non importa che cosa ti abbia fatto scegliere Bologna come posto dove determinare la propria identità, il proprio stile e le proprie possibilità; non importa che Bologna ti abbia chiamato qui con le sue luci, i suoi portici e le sue opportunità. I Tavoli tecnici, con le loro tabelle e i monitoraggi, hanno deciso che ogni Comune d’Italia ha i suoi “figli” e lì devono tornare, perché qui non ce n’è più per nessuno. Da qualche parte, in un ufficio, in un qualche file, al nome di Beo c’è una casella “obiettivi” dentro c’è scritto “Rientro a casa”. In quella casa fragile e conflittuale, in quel bel posto in montagna dove magari sarà anche bello andarci a mangiare le tagliatelle la domenica, ma viverci è un’altra cosa. E il Nostro eroe sì che si è fatto convincere a tornare a Santa Sofia, dopo che tutte le porte si erano chiuse a qualsiasi prospettiva ha portato il suo caro amico a quattro zampe, Skrugno, a scorrazzare sulle montagne e nei verdi prati, dopo che era cresciuto fra i rifugi da “squat”, le passeggiate in via Zamboni e la compagnia dei cani del gruppo, sempre a giocare e a leccarsi dappertutto. Poteva essere anche una buona idea, ma con quale progetto? Cosa lo aspettava a Santa Sofia? Qual era la sua quotidianità? Quali prospettive c’erano per un tardo-punk, con qualche piccolo problema con la legge e le sostanze, nella provincia di Forlì? Qualcuno dei Servizi alla persona del Comune di Bologna è mai andato a vedere sù in montagna come si sta? Come sta Francesco? A controllare se magari non si era chiesto un po’ troppo a questa famiglia già in difficoltà? Niente di tutto questo: era importante non avere più in carico Francesco e questo la città di Bologna lo ha fatto bene. Tanto che nel frattempo il Comune ha pensato di scoraggiare anche gli altri amici di Beo a venire a Bologna: chiudendo prima il Drop-in e poi i Laboratori del Centro Diurno di via del Porto. Francesco all’epoca aveva circa 21 anni. Nessuna prospettiva a Bologna per Lui in questa logica feudale nella quale il territorio è usato come filtro di accesso alle risorse.
Sì, qualcuno si è attivato anche lassù per aiutare Beo: forse il suo SerT, (a un’ora e mezza di corriera da casa sua), forse la piccola cooperativa sociale che lo impiegava in borsa lavoro. Sicuramente lo hanno fatto le persone che lo amavano, come potevano, con passione e speranza. Ma non c’è posto abbastanza lontano dove scappare quando la Signora ti cerca e non si sono certo fatti fermare dalla distanza da Bologna i “buoni amici” che non gli facevano mancare la roba per organizzare i suoi occasionali momenti di solitudine e perdizione. Come questa volta qui che ce lo ha portato via: quando l’ingranaggio si è inceppato e Francesco era lì da solo in casa. Già perché Beo non è morto vagabondando per Bologna, ma fra quattro mura e chiuso a chiave, magari fra una birra e un gioco alla Playstation.
Quindi se Santa Sofia era la città madre di Francesco, Bologna sicuramente era la città padre di Beo88 e in quanto tale dovrebbe prendersi qualche responsabilità.
Beo non era un ragazzo facile, ma era un bravo ragazzo e un buon figlio. Voleva vivere e amare, anche se vivere non era una cosa facile per lui, ma stare con lui era più entusiasmante che difficile.

Troppo
Troppo dolore
Troppo dolore
Troppo veloce
Troppo lontano
Nessuno
Nessuno è riuscito a spezzare
la catena delle conseguenze

Questo video conta più di dodicimila visualizzazioni. Venti volte di più della media dei video del canale di Asfalto. E’ il più commentato, lo abbiamo mostrato alle Università e ai convegni. Nonostante questo e tutto l’affetto di chi lo ha amato Francesco, venerdì 17: quando se n’è andato, era da solo. Chiuso dal di dentro ed espulso dal fuori.

Forse Ritornano

Pubblicato: 4 luglio 2013 da massitutor in amicizia, civiltà, libertà, pensieri in libertà

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Poi succedono quelle cose che avevi solo pensato o sognato: il nostro Simone Senna è ormai pronto a ricominciare a scrivere qui su Asfalto. Il blog nel quale ha sempre creduto e al quale ha dato tanto.
Noi siamo senza parole, lui me ha da vendere e anni di arretrati. Dobbiamo ancora stabilire le modalità e i tempi, ma credo che le sorprese non mancheranno. Qui di seguito solo un assaggio di quello che ci aspetta

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I ragazzi del Cantiere 2

Pubblicato: 1 luglio 2013 da massitutor in amicizia, La CAVA, la vita è un cantiere, lavoro

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Ancora in via Cavazzoni per documentare gli sviluppi del cantiere che porterà alla nascita della CA.V.A.
Questa volta c’era anche la principessa del gruppo: Evita.

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Dietro all’ edicola di via Cavazzoni, oltre il portico, c’è una scala che porta appena sotto ad un giardino. Lì questi ragazzi stanno facendo il lavoro più pesante in un cantiere e non lo fanno certo per i soldi. Con le mani e gli strumenti che hanno organizzano il lavoro della giornata, i tempi e gli obiettivi.

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È evidente che si sentono padroni del proprio lavoro ed è questo, insieme alla capacità di aggregazione e all’ energia di Massimo Macchiavelli, che fa compiere a questi ragazzi imprese straordinarie.

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Io alle volte passo di lì e mi cambia la giornata: perché ogni volta trovo di più di quello che cercavo, trovo quello che credevo scomparso o nascosto nel tempo. Parlo con loro e ritrovo Piazza grande, via Libia, il Centro diurno, Asfalto, Coop La Strada… Grazie ragazzi del Cantiere.

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