Tutto cominciò così

Nella primavera del 2005, per chi come me ha sempre lavorato con le persone ai margini, tutto andava per il meglio: la scienza sociale incontrava spesso il lavoro sul campo, lavoravo per il giornale di strada di Bologna dell’Associazione Amici di Piazza Grande, ogni mese nascevano riviste ed agenzie di comunicazione sul Terzo settore; l’Associazione era in piena espansione: erano nate realtà come La Fraternal Compagnia, Avvocato di Strada e Cooperativa La Strada. La povertà sembrava avere i giorni contati.

La carta stampata andava ancora alla grande e in redazione si respirava aria di rinnovamento: ricercatori, studenti ed aspiranti giornalisti si arruolavano spontaneamente in riunioni di redazione all’aria aperta, nel piazzale polveroso sotto al ponte di via Libia. Io, in quel periodo giravo per dormitori e mense per raccogliere discussioni, parole, idee e, qualche volta, articoli per Piazza Grande. Ed è proprio in una di queste sere nel piazzale di via Libia che mi squilla il telefono: è Mauro Rigoni di Coop La Strada. Col suo solito modo diretto mi propone di cambiare lavoro e andare a gestire il Laboratorio di computer che la Cooperativa, insieme anche a Fraternal Compagnia, conduce per il progetto Prova & Riprova del Comune di Bologna. Sono laboratori di alfabetizzazione informatica e di costruzione maschere teatrali, dove persone in grave stato di disagio sociale, con una piccola borsa lavoro cercano di rubare il solito tempo dedicato alla strada o alla propria dipendenza.

Il computer è sempre stato un oggetto, anzi di più, un mondo che ha attratto ed accolto queste persone. Probabilmente vissuto come un oggetto di status, di emancipazione; un’esperienza amplificata poi dall’affermarsi di Internet e dalle grandi possibilità di comunicazione. Un’esperienza di incontro ed esperienza verso gli altri che avviene in un ambiente pulito, logico, rettangolare dove ancora reggono quelle regole che a volte sembrano aver abbandonato il mondo reale.
Imparare ad usare il computer per quei “ragazzi” di strada voleva dire lasciare fuori dalla porta lo schifo e la monotonia della vita, per sprofondare in quel mondo impalpabile fatto di byte e luci.
Fu in quella primavera del 2006 che con l’amico scrittore, viaggiatore e ciclista appassionato Stefano Bruccoleri ed un giovane web-designer in ritirata da San Patrignano di nome Andrej che iniziammo a sperimentare il primo blog italiano scritto e curato dalle persone ai margini.

Un giorno, in una riunione del gruppo, Stefano prende la parola e dice: “Sentite, ma perché non apriamo un blog insieme? Io curo un blog da più di un anno, ho contatti con decine di persone che leggono e commentano, i miei scritti girano in tutta Italia. Voi, se ci mettete un po’ di cura e passione, potete fare solo meglio!”. Poche settimane dopo era nato Asfalto (oggi all’indirizzo https://blogasfalto.wordpress.com).

Intanto a Bologna Asfalto cresceva, anche grazie ai contributi di Stefano, che ci scriveva connettendosi col telefono ad internet, una volta da una baracca, un’altra volta da un fienile trasformato in laboratorio. Andrej costruì un posto digitale sfavillante e bello dove ospitare le parole delle decine di persone in che sono passate dal Centro diurno di via del Porto ed io non dovevo fare altro che ascoltare, dare fiducia, dare voce e cercare di far capire al mondo cosa stava succedendo in quel Laboratorio.
Da lì cominciarono a passare, manco fosse un salotto letterario, scrittori, giornalisti, poeti, studenti, filosofi e semplici curiosi di questo mondo di confine. Sfornavamo due o tre post al giorno ed eravamo letti da più di 150 persone al giorno. Attori e scrittori della propria storia siamo stati immortalati in tesi di laurea, ricerche, servizi televisivi, articoli, trasmissioni in radio. Tutto ciò non ha certo “salvato” la vita alle persone coinvolte nell’impresa, ma ho la presunzione e la sicurezza di dire che quel posto e le cose che abbiamo fatto insieme, sul web come nella vita reale, hanno migliorato la qualità della vita di quelle persone, magari fosse anche per una settimana, un giorno.

E ditemi se questo è virtuale!
Articolo pubblicato sul giornale Piazza Grande del mese di ottobre

commenti
  1. analkoliker ha detto:

    Mancano le parole chiave in rosso

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