Archivio per aprile, 2010

stefano_presidio no tav 2

Qualcuno ci aveva creduto nello Stefano "Bici" che prende casa in montagna. Qualcuno forse ci ha anche investito in questo esordiente scrittore senza dimora di successo, ma l'autore del libro Via della Casa comunale numero uno ci ha dimostrato che ancora, per ora, ha come unico limite le stagioni: si è rimesso sui pedali e, al momento, presidia.
Presidia. Non si sa se pro o contro la Tav, ma intanto ci racconta un'altra terra di confine e per questo gliene siamo grati. Buon presidio.
Massitutor.

Al Presidio tutto scorre normalmente. Adele, coltivatrice diretta emotivamente alluvionata ha comprato tre orologi da parete e da tre giorni l'orologio è fermo sulle dieci meno venti. E' più preciso un orologio avanti di due minuti o un orologio fermo? Quello avanti di due minuti non sarà mai preciso, mentre quello fermo indicherà l'ora esatta almeno due volte al giorno. Le stesse due volte al giorno in cui Adele mi apparirà equilibrata.
Dalla posizione del sole  dovrebbe essere ora di pranzo, in cucina i ragazzi hanno terminato di lavare piatti e bicchieri della notte appena trascorsa, Serata Fogna del mercoledì, la notte Giovane del presidio.
Alex è il fornitore ufficiale della serata, ieri sera si è presentato con la consueta bottiglia di Barbera di Fogna con l'etichetta accuratamente disegnata da lui. Qualcuno gli ha fatto notare di avere una capigliatura un po troppo da bravo ragazzo e lui ha risposto: "infilati l'avambraccio nel culo e fai prendere ossigeno al cervello. Non vale limarsi le unghie".
Samuele prepara una pasta, gli avventori della Fogna sono al primo caffè, fra un paio d'ore Samuele andrà a fare un riposino e i superstiti della serata continueranno ad animare il presidio. Adele con tutta probabilità, dopo una lunga notte in giro per le valli, ci farà dono di qualche vecchia damigiana di vino, vasi di fiori o vecchi stendibiancheria zoppi ed abbandonati affianco ai bidoni dell'immondizia, gli stessi che qualcun'altro ricaricherà in macchina per portarli al fianco di nuovi bidoni della spazzatura.
Il tema dominante degli ultimi due giorni ruota attorno al bizzaro benefattore che ha voluto regalare al Movimento duemila euro. E' partito dalla Sicilia dopo aver visto in televisione un servizio sul movimento NoTav, finendo prima in Valtellina dove gli è stato fatto notare di aver sbagliato montagna e ricaricato sul primo treno in direzione Susa, Piemonte.
Il Sig. Carmelo ha ottantaquattro anni, con quattro compaesani anima il partito "Socialismo Universale " di cui è segretario. La mattina in cui andammo a prenderlo in stazione, racconta  della ricchezza e della complessità di questo fazzoletto di prato stetto fra la statale 24 e l'autostrada che collega la Francia all'Italia.
Un signore distinto, elegante ma non leccato con un sorriso aperto e un entusiasmo che contamina tutti i presenti, è entusiasta come un giovane attivista, la lunga trasferta in treno dalla Sicilia ci commuove e racconta più di ogni altra cosa nella genuinità della sua presenza.
Tira fuori il blocchetto di assegni scusandosi anticipatamente di non poter donare che duemila euro. Lo guardiamo sbalorditi, basterebbe quel sorriso e la volontà di incontraci a riempirci di gioa, il clima è quasi irreale, gli sguardi si incrociano alimentanto in noi quella magnifica sensazione di essere testimoni di un incontro che rappresenta in qualche modo l'inizio della costruzione di un mondo migliore.
La macchina dell'accoglienza si attiva, partono telefonate per organizzare un breve giro per le altre realtà del movimento, Stefano tiene il caldo il motore del suo Camper, e mentre il capanello di persone si sposta lentamente all'esterno del presidio il Sig Carmelo vuole condividere con noi la sua visione del mondo. Mantiene il sorriso, l'entusiasmo e la pacatezza dell'anziano moderato, la macchia organizzatrice macina proposte ed intenta ad offrire il meglio dell'accoglienza lo abbandona per un attimo. L'attimo più irreale delle ultime settimane.
Ad ascoltarlo siamo in tre, io sono di spalle difronte a Marcello quando lentamente comincia a gretolarsi la visione di un mondo nuovo di cui credevamo di essere stati testimoni. Il Sig Carmelo ci racconta del grande rischio che stiamo correndo, sostiene che la classe politica nei prossimi anni sarà composta quasi esclusivamente dagli omosessuali e di come questo stia già accadendo sotto i nostri occhi senza che nessuno ne parli. (!)
Io e Marcello ci guardiamo, entrambi cerchiamo negli occhi dell'altro la conferma di quello che stiamo ascoltando, ma siamo solo all'inizio. Il Sig Carmelo in qualche modo coglie dell'imbarazzo e ci soccore snocciolando i dati di una ricerca scentifica secondo la quale attraverso l'ingegneria genetica sia stato isolato il Gene  dell'omosessualità e che intervenedo sempre attraverso l'ingegneria genetica sulla sul DNA della popolazione potremmo con gli anni liberarci dal rischi di essere rappresentati da una classe politica di omosessuali.
Non abbiamo neppure il tempo di replicare, ad ascoltare siamo stati solo in tre e l'entusiasmo che ci circonda mi carica di ansia e di una responsabilità che non avrei voluto. " E chi glielo dice a questi che il Nonno si ispira alla social democrazia tedesca del Terzo Reick "?
“Siamo convinti che il nostro socialismo basato sulla fratellanza di sangue si diffonderà sugli altri popoli e darà nuova forma anche al rapporto tra le nazioni, giacché esso contiene in sé la promessa di una nuova lega dei popoli, più ricca di sostanza di quella attuale perché fondata su un socialismo attento all’onore dei popoli” (Hermann Schwarz, 1936).
Preferisco l'ultima visione del mondo offerta dall'amico Giuseppe che sostiene che il mondo è diviso in due. Una metà degli uomini morde il cuscino e l'altra gli soffia sulla schiena.

stefano_presidio no tav 1

 

Metadone

droga di stato, una vera porcheria, in meno di 20 giorni sei assuefatto, e non riesci più a farne a meno, e quando vai al Ser.T. a chiedere aiuto ti rifilano lo sciroppo, ma non ti dicono certo gli effetti collaterali: dipendenza( per smaltire l'eroina bastano 72 ore, per il meta ci vogliono dei mesi!!!), problemi al fegato, ai reni, ingrassi come un pallone, sudorazione infinita, problemi di calvizie, forfora, diabete, ed in certi casi impotenza…dici niente? Ma qualcuno ti avvisa? Ma certo che NO!
ai servizi sociali fa troppo comodo averti lì per anni e anni, così prendono le sovvenzioni dallo stato per ogni paziente che hanno in cura, per cui più pazienti……!
All'inizio ti raccontano che ne basta poco, poi, in breve tempo, aumenti la dose giornaliera , fino ad arrivare a numeri veramente alti, e togliertelo non è affatto facile, da solo difficilmente ci riesci, e allora ecco che ti mandano a “Villa Igea” o “Villa ai Colli”, che in un mese ti tolgono il metadone. Il problema è che un mese non basta, infatti il 98% di chi va in quei posti ci ritorna più volte, e comunque, quando esce, si ritrova da solo a combattere i soliti demoni e con un niente ci ricasca!
Forse sbaglio, oppure ho troppa immaginazione, ma sono convinto che al giorno d'oggi, con le conoscenze che abbiamo, esista già la pillola magica, che in pochi giorni ti togli tutto senza soffrire, ma purtroppo ci sono troppi interessi dietro, per cui comoda molto di più avere un esercito di gente che beve il “meta”, piuttosto che guarirli veramente, è come con l' AIDS: guarda caso il famoso giocatore di basket americano, credo Jhonson (o Jordan: gradirei il vostro aiuto su questo!!) che guadagnava centinaia di milioni di dollari all'anno, (tra ingaggio e pubblicità) si è ammalato di HIV, ma in un solo anno è guarito!! altri esempi simili con il cancro per cui la morale è semplice: se hai i soldi guarisci da tutto, altrimenti……!!!!!!!!!!

cucchia

 

IO sono uno dei tanti che è andato in una di quelle bellissime case di cura senza, però, alla fine risolvere il problema. Sono partito nove anni fa con 20 mg, ed ora mi ritrovo a dover ne bere 100 mg al giorno, dividendolo in due volte, altrimenti lo vomito, ,sono ingrassato 40 kg, (quando ero a “Villa Igea” in soli 3 giorni di “subutex”, farmaco sostitutivo, ho perso 10 kg!!) prima del metadone non arrivavo a 60 kg e mangiavo tre volte quello che mangio ora!! Non posso fare 100 metri senza sudare, per mia fortuna non ho altri problemi, ma sono veramente stufo: del metadone, di dover andare al Ser.T ogni settimana (quindi essere schiavo e non poterti allontanare da Bologna!) e per fortuna che ho l'affido, pensa se ci dovessi andare tutti i giorni!! Rivedere la solita gente che, al solo vederli, ti fa venire voglia di sgarrare!! E allo stato comoda averci tutti lì, così ci tengono d'occhio meglio, e non andiamo in giro a fare danni!!!

Immagino sorga spontanea la domanda : "ma se non ci fosse il metadone?" Ricordiamoci che 20 anni fa non esisteva, eppure la gente tirava avanti ugualmente, certo, qualcuno c'ha lasciato le penne, è vero, e c'erano più scippi e rapine, sono daccordo, ma non credo che poi si stesse così tanto peggio, almeno avevi una sola dipendenza, e non anche quella dello stato!!

memorie

L’altro giorno sono stato al parco, ad un certo punto ho avuto un brivido di freddo ed ho pensato a quando dormivo in un cartone…La pioggia, il freddo a volte la neve…
Una birra, qualcosa da mangiare, una coperta, se c’era un sacco a pelo, sotto il portico od una tettoia. A volte dentro un vagone alla stazione con il rischio di essere bloccato dalla polizia o addirittura sono stato  morso dai loro cani.
La mattina alla ricerca di qualche moneta per un cappuccino caldo oppure la colazione alle 8 alla mensa della chiesa di via Nosadella alla Congregazione dei Poveri.
Poi il vagare alla ricerca di un riparo, una panchina, un amico …
Finalmente un posto al dormitorio in via Carracci, dove ora hanno costruito i nuovi uffici comunali, per fare una doccia, dormire e cambiarsi.
L’ombra della droga incombeva su di noi, un angolo per “farsi” quel poco che racimolavi, poi al Centro Diurno in via del Porto a mangiare con i buoni mensa.
Ero comunque nella mia città di Bologna e questo mi tranquillizzava, mi sentivo come protetto dai miei portici, abbracciato da una sorta di madre protettiva.

Poi mi sono alzato dalla panchina ed ho pensato a quanto siano diversi questi giorni, il mio presente: Oggi sono finite le giornate all’addiaccio, i momenti di sconforto, il girovagare alla ricerca di eroina, mi sono rialzato “alla meglio”.

Marco ‘65

e così la musica girò

Pubblicato: 26 aprile 2010 da massitutor in amicizia, asfalto fuoriporta, musica

Chi è Maurizio Rotaris della Bar Boon Band?

Pubblicato: 22 aprile 2010 da massitutor in amicizia, asfalto fuoriporta, droga

Aspettando l'incontro di domani pubblico un'inedita intervista di Francesco Bizzini a Maurizio Rotaris: alfiere di SoS Stazione Centrale dalla frontiera nord, Milano

Vent’anni da quel giro di ricognizione nei meandri della Stazione Centrale e dalla creazione del primo spazio per gli ultimi della città, è possibile fare un breve bilancio di questa lunga avventura?

maurizio4Sono tanti 20 anni dalla prima volta che misi piede in stazione per occuparmi di grave emarginazione sociale (senza tetto, alcolisti, tossicodipendenti, immigrati e malati psichiatrici) ed un riassunto di tutta la disperazione che abbiamo toccato e fortunatamente anche delle storie che sono andate a buon fine non è possibile. Certo alcuni dati su quante persone si sono trovate o si trovano ancora in difficoltà a Milano si possono dare: dal 1990 al 2010 con una media annua di presenze a SOS fra le 900 e 1200 unità, arriviamo a 20000 persone. Dalle migliaia di tossicodipendenti di strada dei primi anni 90, ai nordafricani irregolari, all'arrivo dei profughi del conflitto nella ex Jugoslavia, alle migliaia di donne provenienti dall'est europeo ed ai flussi di persone provenienti da paesi poveri, la Stazione Centrale di Milano è stato sempre un epicentro di questi fenomeni. Vent'anni fa i cittadini chiedevano più sicurezza contro queste fasce di popolazione e tutti i politici di turno la promettevano, ma anche il neoassunto al commissariato di Polizia la prima volta che esce di turno in strada capisce che non si possono risolvere problemi che hanno natura e bisogni sociali con strumenti di sicurezza. La nostra scommessa è stata quella di andare fra i primi da soli in territori di nessuno per dare una mano alle persone a tirarsi via dalla strada. Ci conforta l'esserci spesso riusciti. Ci delude che di pari passo altrettanti sforzi non siano stati fatti a livello istituzionale con serie politiche di integrazione, invece che produrre costantemente isolamento ed esclusione sociale che hanno causato, questi si, più che altro danni al tessuto sociale. Ci conforta il fatto che partiti pionieri in un deserto di iniziative ed azioni sociali, nel corso degli anni, anche grazie al nostro aiuto, siano cresciuti interventi di associazioni e volontariato, che hanno ridotto l'abisso fra l'emarginazione e l'inclusione sociale, ma ci delude profondamente la poca intelligenza e l'assenza di interventi significativi e di destinazione di risorse a livello politico istituzionale su questi settori di popolazione.  Noi siamo andati comunque per la nostra strada, grazie alla Fondazione Exodus che ci ha sostenuto, anche negli anni in cui un servizio di comprovata utilità sociale come SOS, non riceveva un soldo. Crediamo di aver svolto un servizio di aiuto agli ultimi e contemporaneamente a tutta la cittadinanza di Milano, poiché togliere persone dalla strada, aiutarle a migliorare e a non far danni a se stessi agli altri sia stato utile per tutti. Ci piacerebbe che tutto questo ci fosse riconosciuto, ma d'altra parte come nella fiaba del pifferaio magico si sa che l'ingratitudine regna padrona e saperla accettare è una delle prime cose che insegno a chi vuole fare del bene..

È abbastanza famosa una tua foto nella quale soccorri una ragazza in overdose. Un tempo c’era la tossicodipendenza di massa. Oggi, quale sfida si apre sul futuro del Centro S.O.S?

Anche se le tipologie di persone in condizioni di disagio sono cambiate purtroppo abbiamo ancora moltosos20 da lavorare: la stazione centrale è certamente migliorata dai primi anni 90 quando come in un girone dantesco morivano centinaia di tossicodipendenti di overdose, gli spacciatori pullulavano e migliaia erano le persone che dormivano sui treni. Oggi abbiamo ancora centinaia di immigrati dei quali purtroppo molti cadono nell'alcolismo, in aumento i “nuovi poveri” soprattutto fra persone anziane che sono entrate da poco nel circuito della grave emarginazione a causa della perdita del lavoro, della casa, delle separazioni familiari, senza tetto italiani di giovane età provenienti in prevalenza dal sud Italia e ancora tossicodipendenti di strada e giovani prostitute. Un dato che non è cambiato da allora, nonostante gli sforzi fatti e la crescita dei servizi è che da quella particolare condizione di abbandono nella quale si trovano gli emarginati della Centrale non è facile uscire perchè in quelle condizioni nessuno li vuole. Quindi restiamo solo noi e gli operatori di strada a cercare di rimetterli in ordine ed in carreggiata ancor prima di presentarli ai servizi. Il salto fra la strada ed i servizi che dovrebbero occuparsi di gravi emarginati, così come di alcolisti e tossicodipendenti è ancora troppo grosso. In tanti anni abbiamo lavorato ad abbassare le “soglie di accoglienza” e devo dire che ci siamo riusciti, ma fare entrare nella testa di chi è in una condizione di estrema difficoltà ed in quella di coloro che dovrebbero essere preposti ad assisterlo, sarà ancora un lavoro duro.

Durante questi anni sono venuti a mancare amici e conoscenti, chi portato via dalla droga, chi dalle proprie storie di vita, chi dal freddo e chi dalla violenza della strada. Che cosa spinge, ancora dopo venti anni, Maurizio Rotaris e i suoi volontari a credere in un “oggi” e magari in un “domani”?

Durante i corsi di formazione che tengo per i volontari di SOS e di altre associazioni che fanno lavoro di strada, insegno che grazie alla nostra presenza, al nostro esserci, noi possiamo essere l'ultimo appiglio per la persona in condizioni di estremo abbandono che troviamo sdraiata per strada o seduta sfiduciata e disperata sulle seggiole dei nostri centri. Oltre quell'ultimo appiglio non c'è più nulla, se non il caso, il destino e chi lo sa. Questa è una grossa responsabilità che non possiamo tacere alla nostra coscienza. Ognuno di noi e dei nostri volontari sente questa responsabilità addosso e ne è consapevole. Chiunque altro potrebbe girarsi dall'altra parte.

Facciamo un salto indietro di oltre due decenni: dall’abuso di droghe alla violenza politica agli anni di carcere “duro”. Avresti mai pensato di poter diventare punto di riferimento per decine di disperati che giornalmente ti cercano?

Girare pagina nella vita è a volte necessario ed io l'ho fatto con decisione alcune volte: dopo sei anni di dipendenza dall'eroina, dopo sette anni di coinvolgimento nelle vicende legate alla violenza politica di sinistra degli anni 70: bisogna buttarsi indietro il passato ed andare avanti, poi viene il tempo per riflettere più a fondo, quando viene lo stimolo e la forza per cambiare bisogna farlo senza stare a rimuginare e a perdersi nei perchè e nei per come. Questo mi ha dato la forza che spesso non trovo in persone con gravi problemi che ne restano irrimediabilmente invischiati senza riuscire ad uscirne. Certo 40 anni fa non avrei immaginato di dedicare la mia vita agli altri, ma l'ho fatto e ne sono ripagato, anche se la mia coscienza sociale freme di fronte alle ingiustizie che vedo e tocco con mano ogni giorno.

maurizio3Maurizio Rotaris ed Exodus: cosa secondo te dello spirito originale della Fondazione si può ancora trovare nella missione del Centro S.O.S e cosa invece avete portato di nuovo in questi venti anni di attività.

20 anni fa l'intuizione di don Antonio fu quella di mandarci in strada, fuori dagli uffici e dalle comunità, per essere più presenti nel sociale e vicini a quelle situazioni che avevano bisogno di aiuto; un messaggio che si ritrovava anche nella Pastorale “Andare incontro” dell'allora Cardinale di Milano Carlo Mario Martini. L'abbiamo fatto, ma dopo molti anni ci siamo accorti che non bastava andare incontro: molto spesso le persone alle quali andavamo incontro, anche grazie al nostro aiuto avevano cambiato vita, ma molte altre volte ce le siamo tenute o ce le stiamo ancora tenendo per anni. Si è passati anche strutturalmente nelle funzioni del centro, dall'ascolto al centro diurno, in quello spirito di accoglienza che riesce ad accettare i piccoli miglioramenti e non solo a ragionare nei termini dei significativi cambiamenti degli stili di vita che spesso non sono facili e repentini per tutti. Non è una resa, ma una consapevolezza ed una paziente attesa che le speranze di una vita migliore per tutti ci sia. La mia tesi come educatore d'altra parte non aveva un titolo confortante “Il burn out dell'operatore nell'insuccesso terapeutico”.

Il tuo più grande sogno per quanto riguarda il futuro del Centro?

Riuscire a farlo sopravvivere perchè è punto di riferimento essenziale per tante persone in condizioni disperate, nonostante la disattenzione sociale e la mancanza di fondi contributi e finanziamenti che spero arriveranno. Non è per vantarci ma crediamo che nonostante in questi anni molti ed altri progetti sono stati creati, (unità di strada, centri intermedi fra strada e recupero, strutture di prima e seconda accoglienza) SOS ha svolto e svolge ancora un ruolo insostituibile. Spero anche che i nostri laboratori artistici, come ad esempio il progetto musicale della Bar Boon Band ed il nostro progetto di fotografia e immagine abbiano successo per affermare una cultura della diversità che dia voce a chi sta peggio e renda meno invisibile ciò che molti non vogliono vedere.

Milano e i suoi ultimi: cosa funziona e cosa andrebbe cambiato.

Sulla carta e nelle dichiarazioni pubbliche parrebbe che la città di Milano dedichi molta attenzione allemaurizio1 fasce di povertà estrema ed a quelle crescenti dei “nuovi poveri”. In realtà si fa molto poco: con la scusa della “crisi” ci si para dietro il discorso che “i soldi non ci sono”, ma in realtà è questione di scelte politiche ed economiche, se si vuole una Milano capitale della moda, dei grattacieli e delle luci sfavillanti bisogna ricordarsi che la casa sarà sempre brutta se qualcuno continuerà a dormire sullo zerbino davanti alla porta. Una città che continua a vantarsi di essere centro produttivo ed economico, fonte di ricchezza ed opportunità per tutti, ma che in realtà ha visto crescere l'impoverimento, il deserto culturale e un calo della cittadinanza attiva e della partecipazione. Per questo ho voluto intitolare il mio libro “Il rumore dei poveri”.

Che cosa può insegnare “la cittadinanza della Stazione” alla cittadinanza restante?

Certamente l'umiltà e l'essere contenti di poche cose. Oggi siamo in un'epoca strana e chi protesta di più sono proprio quelli che hanno di più. I nostri poveri purtroppo hanno forte e radicato fin troppo il rispetto del silenzio, tacciono, stanno zitti e noi cerchiamo spesso di ridargli la parola, di renderli ancora protagonisti attivi della loro storia. Esempi riusciti ne abbiamo moltissimi fortunatamente, come ad esempio il gruppo dei nostri amici di Linea Gialla, la prima Onlus di autoaiuto fra senza tetto, così come non contiamo tutte le azioni di solidarietà che i nostri amici homeless dimostrano fra loro e spesso anche in funzione dei cittadini.

Prossimi progetti e date importanti: cosa non ci possiamo perdere e come festeggerete questi primi venti anni di attività?

Per la città di Milano l'Expo 2015 potrebbe essere una buona occasione per pensare anche a progetti rivolti a chi sta peggio ed il nostro lavoro opererà in questo senso. Cose buone se ne potrebbero fare, certo non potendo immaginare che tutto debba pesare sul volontariato e sulle persone di buona volontà, ma con investimenti significativi di risorse e forze anche a livello istituzionale che non sembrano per ora previsti. Nel mese di aprile 2010 festeggeremo i 20 anni. Lo faremo a SOS il 23, venerdì con una giornata dedicata la mattina ad un dibattito – conferenza stampa con don Antonio, le Ferrovie dello Stato, i cittadini, i volontari delle associazioni, i rappresentanti della sicurezza, le istituzioni che abbiamo invitato e ovviamente i senza tetto che sono i protagonisti di questa storia. Esporremo anche delle gallerie fotografiche e la sera faremo un concerto con la nostra Bar Boon Band, amici artisti in difficoltà e ospite onorato Vinicio Capossela !! Grande serata !!!

Per essere sempre informati sulle nostre attività trovate sempre le info e le news sui nostri siti Internet

www.retecivica.mi.it/stazionecentrale

www.retecivica.mi.it/barbun

20 anni di SOS STAZIONE CENTRALE – Milano

Pubblicato: 22 aprile 2010 da massitutor in amicizia, asfalto fuoriporta, musica

maurizio3

sos20Estremamente emozionato andrò alla festa di SoS Stazione Centrale, alla Stazione Centrale di Milano, questo venerdì. Perchè? Perché quando tutto sembra impossibile e incerto penso che almeno la' a Milano c'è uno come Maurizio Rotaris e la sua Bar Boon Band, che si fa un culo così. Perché quando cercavo un modo per superare la scomparsa di un amico ho istintivamente telefonato a Maurizio Rotaris… e quella era una delle nostre due o tre telefonate annuali.
Domani sarà lì, nel sottopassaggio di tutti, a Milano, insieme alla sua band, Vinicio Capossela, gli amici e tutti quelli che riconoscono il valore di questo lavoro lungo 20 anni. Io ci sarò e invito tutti quelli che possono salire su un treno o fare l'autostop di portarsi sotto la Stazione centrale di Milano per scoprire una storia davvero underground.

SOS STAZIONE CENTRALE DELLA FONDAZIONE EXODUS DI DON MAZZI COMPIE 20 ANNI !
Venerdì 23 aprile 2010 dalle ore 10 alle ore 23.30 – Sottopasso via Tonale – Milano
Giornata di dibattito e festa con don Mazzi e numerosi ospiti: mostre fotografiche e musica della Bar Boon Band e Vinicio Capossela, al servizio SOS Stazione Centrale, attivo nell'omonimo scalo ferroviario da vent'anni.
vinicio_sos_2

Il programma della giornata prevede, la mattina dalle 10 alle 12, conferenza stampa e dibattito con don Antonio Mazzi, presidente di SOSdella Fondazione Exodus, Amedeo Piva responsabile delle Politiche Sociali delle Ferrovie dello Stato, Mariolina Moioli Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Milano, il presidente della Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo, il presidente del DLF Pino Tuscano, rappresentanti istituzionali,dell'associazionismo, della sicurezza, dei cittadini, dei senza tetto e Maurizio Rotaris responsabile di SOS Stazione Centrale.
Il pomeriggio dalle 14 alle 16 saranno in esposizione le mostre fotografiche di Isabella Balena, con un reportage degli anni 90 sull'emarginazione in Stazione e la galleria di immagini “Le forme dell'invisibile” progetto realizzato con i senza tetto di SOS e la supervisione di Cesare Cicardini. Presenti protagonisti e autori.
La sera dalle 20.30 alle 23.30 concerto e spettacolo con ospite onorato Vinicio Capossela, la Bar Boon Band, gruppo musicale, creato da SOS nel 1995 fra i senza tetto della Stazione, Roberto Deangelis autore dei monologhi “I Persi”, Alessandro Zannetti cantante e numerosi artisti, amici del progetto di poesia e musica fra gli ultimi di Milano.
Per partecipare alla serata è necessaria la prenotazione. Per informazioni  – SOS 0266984543

All we need is LOVE

Pubblicato: 21 aprile 2010 da massitutor in amore, droga
casa_vianello
I rapporti a 2… gran bel dilemma!!!! purtroppo tutti ne abbiamo bisogno, tutti ne siamo stati scottati (chi più, chi meno) ed abbiamo sofferto, a volte sofferenze tali da farti dire che non ne vuoi più sapere, che non ci caschi più! Ma non siamo fatti per stare soli, per cui siamo costantemente (spesso involontariamente) alla ricerca "dell'anima gemella", e andando avanti nel tempo, spesso diventiamo più difficili, non tutti, certo, c'è chi si accontenta, pur di avere qualcuno accanto, ma c'è chi cerca veramente la "persona giusta", il che dipende sopratutto da te, da come e dove vivi: se hai una vita "normale" tutto è più facile, ma se hai problemi seri, problemi con le sostanze, abitazione, lavoro, ecco che tutto si complica, perchè chi ti sta vicino deve essere una persona particolare, con gli "attributi", con una certa mentalità (aperta), molto paziente, anche perchè lo sappiamo tutti: quando si ha a che fare con le sostanze tendiamo a far passare brutti momenti a chi ci è vicino, non dico che lo si faccia con cattiveria o apposta, ma purtroppo succede, così , senza quasi rendercene conto, portiamo la nostra dolce metà all'esasperazione, e ci lascia, poi c'è chi non ci prova neanche, che molto vigliaccamente, appena sa che hai i suddetti problemi si fa di nebbia, e a quel punto sorge spontanea la domanda: ma mi voleva veramente bene? non credo, secondo me se ami qualcuno, almeno ci provi!!!
altre volte, invece, è proprio perchè sei stato lasciato che affoghi i dolori nelle sostanze o nell'alcool (peccato che i problemi sappiano nuotare benissimo!!!), anche se a volte è solo una scusa…quando vogliamo distruggerci le scuse si sprecano, perchè ci piace raccontarcela, è molto più semplice che ammettere di essere deboli, o semplicemente dire di avere voglia e basta!!
Poi c'è la situazione in cui uno dei due  ha problemi, l'altro cerca di aiutarlo e alla fine s'impantanano entrambi!!
altra domanda: ma quando sei in certe condizioni, chi ti prende a mano? hai un bel da cercare, è difficilissimo, anche perchè tendi ad isolarti, non esci quasi mai, gli amici gli hai già persi quasi tutti, per cui non vai da nessuna parte, non hai voglia di vedere nessuno e di fare nulla, e con queste prerogative come puoi pretendere di trovare qualcuno? Se tu per primo ti chiudi in te stesso!!!!

rave 4"Nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino" diceva Dalla,"la maglia del Bologna 7 giorni su 7,..che profumo Bologna di sera, le sere di Maggio.."rispondeva Carboni e "poi ci troveremo come le star a bere del whisky al Roxy Bar, o forse non c'incontreremo mai, ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno, in fondo, perso per i CAZZI suoi!!"Bologna, Bologna, quanto tempo è passato, quante gioie e quanti dolori….lo ammetto: sono un nostalgico, ma non posso farci nulla, specie se dò uno sguardo alla mia città di questi tempi: dalle piccole cose, i tanti negozietti multi-offerta di pakistani aperti tutto il giorno, fino a sera tardi, che fanno concorrenza ai vari bar e alimentari, che non sanno più come tirare avanti, i "tutto a 1€" dei cinesi! Quartieri ormai diventati delle piccole "cina-town" o "Istanbul"
Una volta Bologna era una specie d' "isola felice", si stava bene, era piena di vita, la chiamavano "la notturna", ricordo che si passavano ore in mezzo alla strada a discutere su "dove andare" perchè c'erano TROPPI posti in cui passare la serata (o la notte), locali aperti tutta notte, piatti di pasta alla 4 del mattino, e tutto questo portava a far sì che ci fosse sempre tanta gente, bolognesi veri, per cui la città era più serena, più tranquilla, ad esempio una ragazza in minigonna poteva passare a mezzanotte in Via Indipendenza da sola, senza la minima preoccupazione che le potesse accadere qualcosa, e la stessa via era strapiena di gente, come se fosse Sabato pomeriggio, insomma: a Bologna si stava bene, c'è poco da dire, ed a guardarla ora ammetto che mi piange il cuore: è strapiena di extra-comunitari (con o senza permesso di soggiorno!!) che si sono radicati portando più droga, più prostituzione, e tanta paura nella gente, che ormai non esce più di casa, che ha paura, che ogni mattina legge il quotidiano incredulo di come possa essere cambiata una città così bella!!!
Una volta il centro era dei bolognesi, ma ora di chi è?
rave 5
ma cos'è successo? perchè siamo arrivarti a questo?
mettiamo in prima linea (quando ancora c'era) il servizio militare: quanti che venivano qui per la naja e trovandola così bella facevano di tutto per restarci, per trasferirsi? Non dimentichiamo poi la famosa "università", che tanto denaro e gente porta ogni anno, anche agli studenti, come i militi, non sembrava vero potesse esistere un posto simile, una città che però non era una metropoli, ma un gioiellino a misura d'uomo, dove (una volta) ci si conosceva praticamente tutti, poi molti studenti si sono trasformati in "punkabestia", ma faccio notare che lo sono solo qui, perchè quando tornano a casa loro: via i pircing, le borchie, la cattiveria, ma quando sono qui fanno gli strafottenti, insultano, non si lavano, chiedono gli spicci, ma in tasca hanno "l'American Express Gold" di papà, ma come facciata devono fare i barboni… ma chi diavolo glI ha detto che questo vuol dire punkabestia? Quando gli originali sono tutt' altro? E da bravi sono riusciti a rovinare il centro della città!!
Riassumendo: militari, studenti, punkabestia, extra-comunitari, tutta gente che non c'entra nulla ma che si è insiedata nella città, trasformandola piano, piano in quello che ci ritroviamo oggi, non c'è più nulla di quello che era, non c'e più l'ora dell'aperitivo, anche i bar sono cambiati, una volta c'erano quelli di classe e quelli normali, oggi sono tutti uguali: zero professionalità, belle "fighe" che non sanno fare neanche un caffè, ma fanno "immagine" …bella roba!!!!

rave 2E non dimenntichiamo di dare la sua bella parte di colpa alla giunta comunale, che ha tolto i tavolini all'aperto nei bar,che invogliava la gente a sedersi fuori, a vivere la città, ed erano anche belli da vedere, davano l'idea di "vita", poi ha chiuso tutti i locali alle 2 di notte, ha agevolato l'inserimento degli stranieri, e c'ha tolto due "chicche" come il "Livello 57" e la bellissima "Street Rave Parade", invidiata da tutta Italia (niente a che vedere con Zurigo e Berlino, certo, ma faceva la sua bella figura), però molto solerte nel mettere le telecamere ovunque: non puoi girare in centro senza essere ripreso, ma a quanto pare non serve a un nulla, infatti la delinquenza avanza, gli scippi, gli stupri.fosre le telecamere servono solo a fare le multe, quindi incassare…e basta!!!!!
Lo so: sono bolognese e, come tutti i bolognesi, non faccio che lamentarmi della mia città. So anche che sono discorsi fatti e strafatti, ma credo sia doveroso continuare a confrontarci sulla nostra città.
A questo punto, cosa possiamo fare di concreto per riavere la nostra città? serena, divertente e sicura come una volta? e chi ci può aiutare in questo?

Nina

Pubblicato: 14 aprile 2010 da massitutor in alkoliker - il diario, libertà, viaggio

Nina

Ancora con il sellino sotto il culo. Dopo sei anni la storia sembra replicare se stessa. Un inverno di stanzialità in cui timidamente spuntano radici che con i primi soli primaverili si sbriciolano. Un'ora scarsa per montare la bicicletta, gli oggetti accumulati durante l'inverno perdono senso senza lasciare alcun vuoto; non mi affezziono agli oggetti dal giorno in cui ho subito lo sfatto.
Questa volta però sono tornato sui mie passi per via della gatta che ho preso in affidamento prima dell'inverno, la Nina. Ho lasciato la casa e mi sono rifugiato con lei in una casa in disuso ceduta da i soliti amici. Non immaginavo che questo legame fosse così forte tanto da ritardare la partenza. L'unica concessione che mi sono fatto è stato di scendere a Bologna con la casa viaggiante per circa dieci giorni, in cui il mio unico pensiero era per la Nina. Al mio ritorno ho preso il portatile le crocchette e la lettiera e con la Nina ci siamo trasferiti. Pochi minuti, una valanga di oggetti lasciati al loro posto compreso la colonna del computer, la stampante, il fornetto elettrico, la televisione e altro ancora. Ordinarli non avrebbe neppure senso, chi dovesse entrare adesso immaginerebbe che stia per tornare da un momento all'altro, ho lasciato persino i Piatti da lavare e quattro vasi di rose ancora da travasare, regalati da un amico.
Ho consapevolezza e nessuna strategia se non quella di addomesticare la mia vita emotiva sui pedali attraverso scenari sempre nuovi. La stanzialità sarebbe possibile solo attraverso gli psicofarmaci a cui rispondo con i ventuno rapporti della bicicletta e la rilettura del mio libro che mi conforta e ricorda che qualcosa di buono alla fine sono riuscito a farla.
Non c'è gara rispetto a se stessi. Posso solo fare lo spettatore in attesa dello spostamento e della riflessione successiva.
In questi anni mi sono staccato da amici ed amori in tre quarti d'ora ed ora mi trovo sorpreso in una relazione con la Nina che mi commuove e che non conoscevo.
Non posso e non voglio andarmene senza averle trovato una famiglia che la accolga e che le voglia bene.
Se abbandonassi la Nina sarebbe come abbandonare me stesso.

Bologna Sfrattata

Pubblicato: 13 aprile 2010 da massitutor in assistenze e bisogni, civiltà, inchieste


 

Ma che storia è questa? Qualcuno ne sa qualcosa in più? Grazie all'attivissimo Obamarchi.
Ecco come la nostra amministrazione cittadina alleva i prossimi utenti dei servizi sociali, dormitori, centri diurni. Almeno saranno utenti residenti! Proprio come vuole la nuova riorganizzazione dei Servizi.