Archivio per febbraio, 2009

week end a scrocco

Pubblicato: 27 febbraio 2009 da massitutor in week end a scrocco

week_scrocco2quando: dal 15 novenbre al 3 maggio 2009.
dove: museo del patrimonio idustriale.(via della beverara n.123)
orario: da martedi al sabato ore9:00-13:00 sabato e domenica ore 15:00-1800
ingresso: ingresso gratuito
descrizione programma: moto Bolognesi del dopo guerra, la motorizzazione popolare del 1946-1950

quando: sab 28 feb 2009

dove: il vibra si trova in via 4 novenbre 40/a 41100 modena
orario: 23:00
ingresso: l’ingresso costa 13€ ed è riservato ai soci arci
concerto e genere: postartpunck>>WIRE

quando: sabato 28 feb 2009

orario: 21:00
dove: presso il ginga art cafè (via nazario sauro n.10/b).
ingresso:libero
tributo>> IGGY zello and greg-ginga cafè.
concerto: alcuni brani degli stones e non solo reinterpretati in chiave eno-acustica.

quando: 28 feb 2009

ore: 10:30
dove: pinacoteca nazionale (via belle arti n.56).
ingresso: gratuito
armi e armati nei dipinti della pinacoteca con: Sandra Fiumi

Stranieri

Pubblicato: 27 febbraio 2009 da massitutor in civiltà, operatori dispari
lo-straniero
Un disegno di Maximanz di qualche tempo fa… sempre attuale.

Cosa succede in città?

Pubblicato: 25 febbraio 2009 da massitutor in civiltà, politica
BOLOGNA  26/01/2009
ragazza che piangeCi risiamo nuovamente, ormai è un fatto quasi matematico che accade in tutta l’Italia è che si concentra nelle grandi città dove c’è una maggiore concentrazione di extracomunitari non in regola e dove il degrado è più evidente. Poco tempo fa a Bologna si è  consumata l’ennesimo episodio di violenza sessuale ad una studentessa che in stato confusionale, perché ubriaca non si ricorda la faccia del suo aggressore; e  cosi via Milano, Roma, Bari, Cagliari ecc. é ci risiamo con le solite battute infelici del nostro premier Berlusconi (la scritta in piccolo è voluta di proposito) che dice di mettere un poliziotto accanto ad una bella donna. Le parole del premier ed i suoi vari scherzi agli altri sui colleghi capi di stato ormai hanno superato il surrealismo, non accorgendosi che i problemi di questo tipo rasentano una follia sociale, che comprende una gamma di problemi mai affrontati dai vari governi italiani con il giusto impegno. Partiamo da un punto certo: chi scrive è totalmente apolitico e non ha pregiudizi di sorta, ma si attiene hai fatti che i mezzi di informazione riportano giornalmente. Purtroppo, e mi dispiace, questo aumentare di violenze coincide con l’impotenza dello stato italiano di saper gestire la marea di persone extracomunitarie che arrivati nel nostro paese con l’illusione di un lavoro, si trovano invece in mezzo ad una strada  trasformandosi in pusher per campare e quindi si avvicinano ad ambienti delinquenziali e si allontanano dalle loro famiglie e dalle loro mogli scatenando molto probabilmente questo tipo di reazione violenta verso le donne anche per un fatto culturale, che mi sdegna tantissimo, ovvero le donne nei loro paesi di provenienza, umanamente e socialmente, sono di molti gradini più in basso rispetto agli uomini.
Prendiamo un altro aspetto. Il governo di centro sinistra non ha fatto nulla per oliare la macchina burocratica dei permessi di soggiorno dove gente che prima lavorava, ora non può perchè aspetta anche un anno il permesso di soggiorno con l’inevitabile trasformazione di un lavoratore ad uno spacciatore, in molti casi. Da li si arriva ad un altro aspetto, ovvero l’esplosione demografica delle carceri italiane dove ormai la metà sono occupate da extracomunitari e che magari non ha mai lavorato in Italia e per vivere ha sempre infranto la legge: casi classici sono i furti e gli stupri per cui il governo di centro destra non ha attuato le espulsioni col divieto di ritorno, come avevano promesso, perchè sono fermamente convinto che chi stupra una volta lo farà una seconda e cosi via; questa gente è già delinquente nel loro paese e non merita un reintegro in una società civile e democratica. Per cui diciamo che c’è una vasta gamma, a prescindere dalla nazionalità, di  persone che commette queste inaudite violenze a cui il nostro governo non riesce a dare una risposta con i fatti: per cui siamo costretti a difenderci da soli. DISARMANTE.

BOLOGNA  28/01/2009

Leggo sui giornali e resto basito:  un’altra storia di stupro da parte addirittura di un amico della vittima con tanto di furto. Evidentemente il presunto amico aveva la sicurezza che la donna 53 enne non avrebbe sporto denuncia, ma per fortuna così non è stato. La vittima non ha avuto paura ha denunciare il fatto, come non ha avuto paura la ragazza vittima di uno stupro a capodanno di dichiarare che si farà giustizia da sola, visto che lo stupratore è stato rilasciato, e qui è l’assurdo, PER BUONA CONDOTTA, e questo basta a capire come in materia di applicazione della legge la cosa è latente e di come ancora lo stato pensa prima a tutelare i propri interessi economici, privati, e lasci le persone vittime di questi abusi, totalmente a se stessi, instaurando una totale assenza di sicurezza nella mente delle persone.
Dopo questo ennesimo caso di violenza sulle donne hanno dato al premier la risposta più cruda e crudele alla sua stupida esternazione.
Guardando dentro casa nostra dove accadono gli stessi episodi, ma che magari non si sanno perché molte volte si consumano dentro le mura di casa, è dove chi sa non parla perché "è meglio farsi i fatti propri", pene esemplari, perché qualsiasi tipo di violenza è una violazione dei diritti della persona che in molti casi si porterà dentro tutta la vita con conseguenze devastanti e di vario tipo (e qui parlo anche per esperienze personali).
E’ la situazione è addirittura peggiorata. Quattro stupri in una Settimana a Milano. Una di queste ragazze non aveva mai avuto rapporti prima di allora. Mi spingo a cercare di capire cosa può succedere nei pensieri di una ragazza che subisce una violenza del genere. Le è stato tolto con la forza, la prepotenza e con la ferocia una cosa che doveva essere nella sua immaginazione BELLA, STUPENDA, piena di AMORE. Gli è stata tolta quella cosa che finalmente la fa sentire donna assieme al suo uomo; gli si sono bruciati i sogni e gli si è tolta la capacità di decidere di scegliere con chi farlo. Gli si è tolta la LIBERTA’, per colpa di bruti che siano rom, italiani, nord africani o cinesi. Questi bruti non hanno nazionalità alcuna, l’unica cosa che gli accomuna  è  la ferocia animale che non riescono a controllare, la loro schifosa libidine che devono dimostrare con la violenza, perché se no non si sentono uomini: purtroppo per loro non lo saranno mai. E purtroppo per quelle loro povere vittime anche la loro vita e il loro sentirsi libere di essere donne non sarà più lo stesso e probabilmente si sentiranno sporche rispetto alle loro coetanee. Per loro niente sarà più lo stesso e le paure avranno facce  e nomi che sentiranno dai telegiornali.
Per questi  ANIMALI  ci  vogliono pene esemplari e applicate senza alcuna attenuante perché non si può vivere nel terrore, e il nostro governo e la nostra società devono avere tolleranza zero e prendersi tutti le proprie responsabilità.

Ma gli abusi sessuali assumono contorni diversi entro le mura  domestiche; è qui si scende anche di età e si cambia di sesso non per forza al femminile.
Nelle famiglie dove si affidano dai piccoli, agli adolescenti si consuma forse una violenza più forte e continuata, rispetto a quella da strada  più fugace "ma non meno traumatica", con un abbassamento dell’età, e con l’inconsapevole complicità di chi affida (come si può affidare dei minori con già dei problemi di abbandono a delle famiglie con già dei propri problemi?), pensando che l’adolescente vada a star bene. Ciò che salta in mente è che per paradosso le denunce partono da dai genitori naturali.
Potremmo parlarne all’infinito, ma l’unica cosa che mi viene in mente è che ci vuole una legge ad hoc e ben ponderata su: molestie sessuali, stupri, adoz
ioni facili e pene esemplari senza sconti di sorta,
superando lo scoglio della burocrazia, adottando subito un decreto mirato è al più presto trasformarlo in legge senza opposizione alcuna di chi o chi non sta al governo,  perché è un problema serio è coinvolge la società, non solo italiana ma tutta quella nuova piattaforma sociale che comunemente  chiamiamo GLOBALIZAZIONE, che non è un termine qualsiasi, ma è un termine che dovrebbe togliere tabù e disuguaglianze.

Alessandro
mi-ributtano-dentroHo conosciuto un poeta: Nico Cosentino. Un poeta del sud, il sud di Napoli, Caserta. Non mi ricordo bene come l’ho conosciuto, ma è successo via web, attraverso i nostri blog. La prima cosa che mi ha colpito è stato il suo profilo Splinder, nella sua scheda scrive: Chi sono: uno stronzo cacato male – Interessi: cacare (!) Poi vado a vedere il suo blog e mi si accendono tutta una fila di lampadine: l’immagine in testata è bellissima, una foto di gruppo con personaggi ai vertici di ogni estetica cult: il Mickey Rourke di Sin City, Il grande Lebowski, Miles Davis e Charles Bukowski. Però! Un gruppetto di amici niente male. Poi una frase di presentazione: "ogni volta che ne esco fuori quelli mi ributtano dentro". E’ fatta, ci siamo mostrati le divise e le bandiere, qualcosa ci accomuna sullo stesso lato della strada. Non so ancora cosa, ma qualcosa mi dice che Nico è uno di noi e che alla parola "strad"a risponderebbe prima di tutto con la parola "vita".
Gli intenti di Nico Cosentino e del suo omonimo blog mi sono chiari da subito: veicolare la sua poesia. Mi colpisce da subito l’urgenza di questo autore e ne percepisco il sacrificio. Uomo capace di grandi frasi definitive Nico, il titolo del suo ultimo libro mi seduce e mi rimane in testa per giorni: "Meglio per tutti dare la colpa a me". Penso che potrebbe essere un bravo pubblicitario Nico, tant’è che dopo una settimana ho ordinato via posta il libro, presso Grauseditore (solo 10 euro ed è arrivato tranquillamente dopo pochi giorni).
Erano anni che non leggevo una raccolta di poesie. Queste centodieci pagine le ho lette in un unico viaggio in treno e mi sono rimaste dentro fino ad ora. Si può dire che è una poesia che arriva allo stomaco. Più che poesie sono racconti che hanno dentro la poetica del rimpianto e della nostalgia maturata in una vita che sembra lunga, mentre conta solamente 26 anni.
Una poesia geografica quella di Domenico, una poesia incazzata e disillusa come quella di Bukowski. Ricordi e fotografie lasciate in giro per il territorio come le pisciate di un cane segnano il territorio e costruiscono una geografia fatta di dipendenze, spiccioli, sbronze, amori e lacrime. Leggendo questi racconti senza titolo si provano diverse emozioni contrastanti: ci si diverte, ci si sbronza, si prova schifo, freddo, ci si eccita e ci si innamora. Nico guarda gli altri da gabbia a gabbia, come in un grande Zoo Sbraita, urla e s’incazza, ma ogni tanto ci fa pace. Nico misura la sua distanza dai margini e penso possa essere un membro naturale di questo blog.

Alcune poesie per cominciare a conoscerci:

Sfogo
Seduti su un muretto.
Una bottiglia di ron in due
E l’aria e le lacrime. E le parole gridate
E la gente che ci guardava
“andate a fanculo” urlavo.
Come se loro fossero la colpa di tutto.
Andate a fanculo… dovremmo urlarlo a noi stessi.

2,75 euro
ho frugato in tasca e ho esattamente 2 euro e 75 cent.
poco per mettere la benzina, mi toccherà camminare a piedi.
per molto ancora.
forse scadrà anche l’assicurazione prima che possa fare un pieno.
qui a casa non resisto, non ce la faccio.
prendo il giubbino estivo e scendo.
ho questi panni addosso da due giorni. ma vestiti leggeri non ne ho.
e quindi mi faccio in culo.
anzi a me non disturba. che s’inculino gli altri.
devo scegliere.
se mangiare o fumare.
scelgo di fare entrambi, e con questi spiccioli faccio entrambe le cose male.
mi prendo un sigaro da 60 cent, quei sigari che si sfaldano in bocca
e che hanno l’odore dello sterco bruciato.
ma è sempre un inizio.
basta iniziare.
poi prendo sei uova, dal fruttivendolo sotto casa mia.
ce ancora un euro.
compro una bottiglia di vino da 80cent.
stasera è festa.
ho da fumare, da mangiare e perfino da bere
e in tasca mi rimangono 20cent.

via Foria
ho allungato per via Foria,
per fumarmi un mezzo toscano in tranquillità.
Per stancarmi e non pensare,
ridurre il cervello in una pappina molle e grigia.
Passavo davanti al giudice di pace.
Camminando tra avvocati in completo grigio
e cravatta gialla,
e tra i loro assistiti.
mi sono reso conto di esser più simile
ai papponi, ai borseggiatori,
agli stupratori e ai comuni ladri.
Ho più cose in comune con questa feccia
che con la gente per bene.

Disprezzato dalla famiglia

Pubblicato: 22 febbraio 2009 da massitutor in assistenze e bisogni, famiglia, hiv

aids_03_280x200La discriminazione si è estesa rapidamente, così come l’ansia e il pregiudizio nei confronti dei gruppi maggiormente colpiti e delle persone sieropositive.
Ma alla malattia sono associati anche lo stigma, la repressione e la discriminazione, poiché gli individui colpiti dall’Hiv a volte sono respinti dalle loro famiglie, dai loro amori e dalle loro comunità.

Questa è una testimonianza di Anon un trentacinquenne, cittadino di un piccolo paese del centroamerica, Honduras .
Anon ci racconta la discriminazione, l’emarginazione del suo ex compagno sieropositivo, all’interno della propria famiglia .
Anon si racconta su
www.avert.org/

Ottobre 2007: ricevetti una chiamata che mi informava della sua morte. Mi incontrai segretamente con una persona che lavorava  presso la casa della sua famiglia e scoprì che gli davano da mangiare sempre nello stesso piatto, con le stesse posate e da bere nello stesso bicchiere; ben presto maturai l’idea che fosse stato isolato dalla sua stessa famiglia. Il suo rasoio, come anche il suo spazzolino stavano sempre tra la spazzatura e nessuno si interessava delle sue pillole. Egli si sentì così maltrattato nella sua stessa famiglia.
Era costretto a dormire su un sofà coperto da un semplice nylon, perché era incapace di trattenere le sue feci, tutto ciò non faceva certo bene ai suoi reni che erano in parte compromessi.
Aveva perso tutta la sua voglia di vivere e, ad un certo punto, anche la ragione: non era più in grado di riconoscere i membri della famiglia, i suoi amici, o i suoi tre piccoli figli, che una volta abbracciava e baciava ogni volta che poteva, mentre la famiglia cercava in tutti modi di tenerli lontano da lui per paura che fossero infettati.

Ad un certo punto smise si assumere gli antiretrovirali, ma nessuno se ne curò, nessuno si interessò al fatto che, ogni volta che spostavano il sofà su cui dormiva, comparivao da sotto i medicinali non utilizzati.
Piangevo mentre il suo amico mi raccontava queste cose e il mio stato d’animo peggiorò quando mi disse che non era la prima volta che lo cacciavano di casa e che era stato anche costretto, la prima settimana di Settembre, a dormire tre notti per strada.
Fu poi ritrovato da alcuni amici della moglie, i quali lo gettarono come un animale agonizzante in un posto molto simile ad un rifugio abbandonato, dove morì solo, con un’ infinita tristezza nello sguardo, con gli occhi spalancati al cielo e con in mano una foto dei suoi tre figli.

Week End a Scrocco

Pubblicato: 20 febbraio 2009 da massitutor in week end a scrocco

Torna la nostra mitica rubrica di appuntamenti da godere con pochi, pochissimi soldi in tasca… quasi niente. Questa volta proposti dal nostro Beo88.

venerdì 20 febbraio 2009
dove: sala del baraccano (via Santo Stefano 119)
orario: 18:30
costo: ingresso libero
il piccolo principe tradotto in Bulgnai? da Roberto Serra.

venerdì 20 febbraio 2009
dove: librerie coop. ambasciatori (via Orefici 19)
orario: alle 18:00
costo: ingresso libero
incontro con Gulielmo Brayda autore di assenza di scelta.

venerdì 20 febbraio 2009
dove: Feltrinelli librerie (piazza di porta Ravegnana 1)
orario: 18:00
costo: ingresso LIBERO
MAMMA DAMMI LA BENZA! GIANLUCA GALIANI AUTORE DEL LIBRO NE PARLA INSIEME A ODERSO RUBINI. PARLANO DI PAZ!!! CONSIGLIATO DA BEO88!!!

venerdì 20, sabato 21 e domenica 22 febbraio 2009
dove: spazio Capo di Lucca, (via Capo di Lucca 12) Bologna
orario: dalle 17:00 alle 21:00
costo: ingresso gratuito
sub ject 3 giorni di fumetto, grafica e cartuns.
CONSIGLIATO DA ME!!!

sabato 21 febbraio 2009
dove: museo internazionale e biblioteca della musica (strada Maggiore 34)
orario: 16:00
costo: ingresso libero
strumenti popolari, antichi ed esotici nel rock degli anni 60-70.

sabato 21 febbraio 2009
dove: baraccano (via Santo Stefano 119)
orario: 16:30
costo: ingresso libero
coriandoli di storia Bolognese-strambe strade, strambe storie, bizzarrie nei nomi delle strade Bolognesi.

Questa mia Follia

Pubblicato: 19 febbraio 2009 da massitutor in pensieri in libertà
Un giorno mi son trovato a Pavana frazione di Sambuca Pistoiese sull’appennino Tosco Emiliano a fare i conti con la storia dell’erba magica, che uno del posto mi consigliò, dopo giorni di ricerca finalmente la trovai e la trasformai sotto forma di infuso magico, ne bevetti la pozione e mi trasformai in un Gucciniano convinto, sino a scrivere Gucciniate vere, non mi sembrava vero ma la pozione magica aveva fatto il suo effetto.

pozione
LASCIATEMI VIVERE QUESTA MIA FOLLIA

Una parola morta, vigeva sul dire
di un quasi finta di capire…
 
e in ogni notte, pensava e volava
in sogni strani, in sogni puttani
che ti abbandonano in quei momenti
di solitudine, che non vorresti…
 
poi alzi gli occhi al celo
per guardare le stelle
e
chiedere alla luna
se è giusto andare avanti così

perchè senza dio non c’è ritorno
 
e al cuore in fondo si può
perdonare l’amore che manca
e inniettarsi la follia nelle vene
o vedere gli egoisti mangiare
a crepapelle.
 
questa vita è uno schifo
e ho solo voglia di morire,
ma non mi resta che capire
che se ci fosse solo un pò più di amore

come luci che illuminano la notte
la mia vita sarebbe migliore
ma mi inoltro nell’inutile cadere
non mi sento un fallito,
sono figlio di dio
 
quel dio che ha creato l’uomo
e il mondo, la sofferenza,
la contentezza, la lucidità,
le ubriacature, i pugni e i cannoni
 
dove muori senza vivere
le tue emozioni dell’essere
del credere o del capire,
di andare e venire
di pagare debiti
strani figli della storia
o dell’ipocrisia
 
lasciatemi vivere

questa mia follia
lasciatemi vivere
questa mia follia
 
fanculo e poi si vola tutti via
fanculo e poi si vola tutti via

Giovedì 29 gennaio sono stato all’inaugurazione di due nuovi centri in Stazione centrale, a Milano: il Centro diurno SOS della fondazione Exodus e il Centro dei City Angels. Si trovano appena fuori dalla stazione, nel sottopasso Tonale – Pergolesi. Praticamente si tratta di uscire dalla porta per rientrare dalla finestra, nelle viscere sotterranee della stazione. C’erano Don Antonio Mazzi di Exodus, Mario Furlan dei City Angels e un responsabile di Grandi Stazioni. Poi ho ritrovato Maurizio Rotaris della Bar Boon Band, che sarà la colonna portante e sonora del nuovo Diurno, dopo essere stato in trincea una ventina d’anni in pochi metri quadri a svolgere attività di accoglienza e segretariato sociale, adesso lo aspetta questa nuova sfida “underground”. C’erano tantissimo giornalisti in mattinata e anche molti curiosi e passanti che erano a conoscenza di questo evento. Ma soprattutto c’erano Victor Terminé (pagherei per avere un cognome così…) e gli altri amici della Linea Gialla che fino ad ora avevo conosciuto solo attraverso le loro parole e qualche video. Ho parlato con loro, stretto le loro mani e nel pomeriggio ho fatto un breve giro per la città, prima di rivedere insieme alcuni video storici. Ed è proprio questo incontro di facce e parole sotterranee che mi hanno portato alcuni pensieri.

Milano. Milano ti fa dire vaffanculo e porca puttana. Milano ti fa venire voglia di bestemmiare. Più ci vado e più penso quanto tutti i luoghi comuni e le rappresentazioni di questa città siano fondate: Milano coltiva i propri stereotipi come un prodotto tipico locale. Persone che devono essere tristi per natura, ciniche per educazione e stronze per professione. Si dice che è una città fredda, violenta, inospitale e che la gente va dritto perla sua strada, a capo chino, fregandosene del prossimo. Cose così insomma e… beh è tutto vero. O quanto meno è la percezione che si ha girando nei soliti posti di Milano: Stazione centrale, metropolitana, Piazza Duomo, Corso Como… Poi sicuramente chiunque abbia un parente, un amico, un affetto a Milano sarà pronto a giurare che tutto ciò è falso, che bisogna conoscere la gente, che bisogna frequentare i posti giusti, che c’è tutta una Milano nascosta (ogni città ne ha una) da scoprire e rivalutare. Insomma un riscatto morale da qualche parte c’è sicuramente, ma sicuramente non è facile da trovare. Chissà quanti insulti si prenderà ogni giorno la povera Milano; insulti e maledizioni, da chi la odia, da chi la amava com’era una volta, dai viaggiatori, da chi ci va per lavoro, da chi ci passa e basta e non ci capisce niente. Magari qualcuno se ne dispiace pure del tanto veleno sputato, eppure non può farne a meno, ogni giorno… porca miseria, porca puttana, ma che cazzo di città!

Poi c’è una grande fetta di persone che questa città non la giudicano in nessun modo: la vivono e basta e non ne vogliono sapere mezza. Questi milanesi in cattività si dividono in due grandi categorie: quelli che vanno in giro prendendosi terribilmente sul serio e con lo sguardo vuoto e sicuro scivolano nella metro trascinando ogni genere di valigia a ruote; in un’ora di passaggio potresti riempire un container ferroviario di computer portatili, ipod, palmari, telefonini. Con le unghie e coi denti restano appesi al loro “crederci”. Eppure i milanesi vivono la strada e tanto: ogni giorno, per molte ore al giorno trascinano le scarpe lungo marciapiedi battuti dal vento e respirano l’aria viziata della metropolitana; molta vita dei milanesi trascorre sottoterra. Qualcosa li avvicina quotidianamente all’esperienza cruda della strada, quella più fredda e puzzolente. A qualunque categoria sociale appartengano, indipendentemente da chi li aspetta a casa.

Ma la linea cade continuamente e allora è tutto un “Pronto? Mi senti? Pronto! Come dici? Ti richiamo! Niente… Cade, Non ho campo… Ci sei? Ascolta… non ti sento. Pronto… pronto, pronto? Ciao sono io!… Pronto? Ma dove sei?!! Dove sei.”

Le persone che vivono in strada qui le chiamano Barba. Non è male come termine tutto sommato: è più carino di Barbone e più italiano di Homeless. Anche ai Barba non frega niente di Milano. I barba di Milano che ho conosciuto sono persone che sono state quasi rapite dalla strada; sono una fetta di popolazione che sono diventati più “tribù” rispetto ai Barba delle altre città. A Milano la faccenda dei Barba sembra una questione anticamente antropologica: li vedi che sono già così e nessuno ha memoria di quando erano qualcos’altro; ti si presentano solo quando sono già trasformati dalla strada, sono pieni della cultura che in strada gira e prolifera, sono laureati e cosa vuoi farci?
Sono laureati… E Victor dice “Babe… devi fidarti di me” e fa cadere la sua voce dai grattacieli e poi i racconti di grandiose migrazioni e progetti di conquista di territori fertili. Come se i Barba potessero diventare una tribù post-moderna di convivenza e sostegno reciproco. Finché ci si crede la speranza in qualche modo è ancora possibile.
Ma la verità del Tutto emerge da una frase che ha continuato a girarmi in testa durante tutto il viaggio di ritorno: è una donna, forte e tonda, è una donna innamorata, con il viso di una bambina e con la strada nei capelli e negli occhi. Recita una sua poesia a memoria “La mia casa è la mia pelle… e per tetto un cielo di stelle”.

Ciao Delvis

Pubblicato: 13 febbraio 2009 da massitutor in amicizia, laboratorio, lavoro, morte

Ciao Delvis, stanotte ti ho sognato:
dopo aver parlato di te con Robbi, la Fra, Mauro, Chiara; dopo aver scritto di te sul diario dello Zac; dopo aver ripensato all’ultima volta che ti ho intravisto in cooperativa, entrare silenzioso, e silenzioso uscire; dopo aver detto di te ai colleghi che non ti hanno conosciuto e agli ospiti che invece ti conoscevano:

"Era un operatore Pari… lavorava con noi al Carracci…"

Stamattina mi sono svegliata con il pensiero di te e mi sono venute in mente tante immagini:

la prima mia equipe nell’atrio del Carracci, seduti sul tavolone con le panche, l’ordine del giorno scritto da te, ed il tuo ‘Benvenuta tra noi!’;
i primi turni, tu che giravi continuamente su e giù per le scale, ti fermavi a parlare con gli ospiti, mi spiegavi le cose, mi dicevi ‘Non ti spaventare, qui sono tutti un po pazzi...’…e scrivevi, scrivevi, scrivevi: eri l’operatore pari più scrivano di tutti!
Sai che mi sentivo più sicura, se sapevo che in turno c’eri tu, (per me) l’operatore ‘con le palle’?
Avevi un bel rapporto con gli ospiti: chiedevano di te perché sapevano che avresti potuto capire ed aiutare, e ti rispettavano anche, perché eri capace di farti rispettare.
Poi lo so Delvis, "Che Palle" mi dirai tu, e che fatica il nostro lavoro, tanta fatica che a volte i nervi non stanno al loro posto, si accumulano parole, visi, sfoghi, gesti, tensioni in turni troppo lunghi, che non finiscono al cambio d’ora, dove i sorrisi sono sempre di meno, e tutto si deposita sul cuore, giorno dopo giorno, strato dopo strato.
Tutto si sedimenta e rischia di indurirsi, di creare una scorza inflessibile che può difendere ma che può anche ferire.


Volevo dirti grazie Delvis, per quello che mi hai passato,
e dirti buon viaggio, da parte di tutti.
Ciao da tutti noi Delvis

Aderiamo a…

Pubblicato: 12 febbraio 2009 da massitutor in civiltà

caterpillar

Come tutti forse non saprete Venerdì 13 Febbraio sarà la giornata nazionale dedicata al risparmio energetico. Iniziativa capitanata dalla trasmissione Caterpillar di Radio 2.

In tale occasione il Centro Diurno osserverà un’ora di silenzio televisivo e lo spegnimento delle luci in sala, dalle ore 12:00 alle ore 13:00. Nel laboratorio informatico, nel pomeriggio terremo le luci spente e magari invece di stare ai computer faremo qualche lettura e due chiacchere.
Semplici cittadini, scuole, aziende, musei, gruppi multinazionali, società sportive, istituzioni, associazioni di volontariato, università, commercianti e artigiani hanno aderito, ciascuno a proprio modo, alla Giornata del Risparmio e tra loro anche noi!
Vivere una vita di strada non significa comunque e necessariamente essere insensibili a questioni che riguardano noi, il nostro pianeta e i figli o i nipoti che molti di noi hanno e a cui toccherà vivere nel mondo che gli abbiamo lasciato.
Una questione di solidarietà generazionale.

Essere in uno stato di disagio sociale non significa quindi essere insensibili a tali problematiche e se c’è un modo per dimostrare di essere migliori di tutti coloro che si professano "società normale" e smentirne i pregiudizi che questi hanno nei confronti di chi versa in uno stato di emarginazione è proprio il poter dimostrare loro che spesso chi è considerato peggiore può saper essere in realtà molto migliore, specie rispetto a chi ha l’abitudine di predicare bene per poi inevitabilmente andare a razzolare male.
Nel nostro piccolo anche noi possiamo dimostrare di non essere né ignoranti, né insensibili, né menefreghisti in tal senso ma di avere a cuore in una qualche maniera il futuro che ci si prospetta.