Archivio per agosto, 2008

ATLANTE GEOGRAFICO ASFALTO

Pubblicato: 25 agosto 2008 da massitutor in amicizia, asfalto fuoriporta, gite, vagabond geoghaphic, viaggio

Questa estate Asfalto propone una specie di gioco dell’estate: un gioco che ha a che fare con i luoghi di una vita, il racconto e la memoria. Nella mappa qui sopra alcuni amici, frequentatori del laboratorio e di questo blog hanno raccontato alcune tappe importanti della propria vita, impressionando così il territorio con il proprio passaggio, la memoria di momenti belli, intensi, in qualche modo importanti. Perché è importante marcare il territorio, testimoniare il nostro passaggio su questa terra. La nostra esperienza di vita ha sempre un teatro, uno scenario territoriale; condividerlo con gli altri, renderlo pubblico può servire per avvicinarci l’un l’altro; capire qualcosa di più di una persona con la quale condividiamo un presente comune e simile. Un gioco che può servire anche solo per rendere epico ed unico il nostro passaggio su questo pianeta, condividendo con i nostri compagni di ventura un unico grande cammino collettivo.
Per cui, dopo che avete scorrazzato nella mappa qui sopra, il gioco è semplicissimo: cercate di pensare ai luoghi che, in qualunque modo, sono stati importanti per la vostra vita e raccontateli nei commenti. Per luoghi si intende qualunque posto sia stato importante: una città, un paese, ma anche una specifica via di una città, o un luogo simbolico (il porto, la stazione, lo stadio, ecc). Se avete un’immagine del posto pubblicata su internet incollate anche l’indirizzo dell’immagine. Poi firmatevi col vostro semplice nome, nickname o soprannome che volete. A settembre inseriremo i vostri racconti nella mappa comune e così verrà fuori il nostro atlante geografico degli amici di Asfalto.

“Hello, babe”

Pubblicato: 22 agosto 2008 da massitutor in civiltà, estate

E’ un giovedì mattina di fine agosto. Al ritorno dalle vacanze mi godo gli ultimi giorni di ferie a casa, pensando che fra poco ricomincerà il solito tran tran.
C’è il sole e fa ancora caldo. Ho un appuntamento in centro per pranzo. Mi preparo velocemente: canottiera, bermuda al ginocchio, sandali e occhiali da sole.
Quando esco dall’ascensore sento il rombo inconfondibile dell’autobus in strada. Mi è passato sotto al naso e ora mi tocca aspettare almeno 10 minuti in una pietraia semideserta. Mi dirigo lentamente verso la fermata: 12 minuti di attesa. Tanto. Troppo.
Mi incammino allora verso un’altra fermata, giusto dietro l’angolo, all’ombra dei palazzi. Qui l’attesa sembra meno dura e tra 5 minuti dovrebbe arrivare il mio destriero.
Eccolo che sfreccia: è il 27 B. Accosta e salgo. Timbro il biglietto e mi siedo in uno degli ultimi sedili in fondo. Aria condizionata? Non pervenuta. C’è chi si sventola con un giornale e chi sbuffa perché non c’è mai niente che funzioni.
L’autobus prosegue la sua corsa per le vie della città. Mi perdo nei miei pensieri. Dopo qualche fermata un ragazzo color cioccolato mi chiede di potersi sedere nel posto libero accanto a me. Sposto la borsa e gli cedo il posto al finestrino.  
Mentre si siede noto che ha in mano una bottiglia di birra. Qualcosa mi dice che mi darà noia. Non faccio in tempo a finire di formulare questo pensiero, che il tipo si gira e mi fa "A
llora, come ti chiami?". Scatto in piedi e gli dico che ha capito male, che, come si suol dire, non c’è trippa per gatti.
Mi sposto più avanti e mi siedo in un posto che mi permette di continuare a tenerlo sott’occhio: meglio avere il nemico davanti che alle spalle. Lo sento che borbotta qualcosa mentre beve la sua birra e spero che scenda dall’autobus prima di me. Intorno nessuno ha fatto una piega, ma la situazione mi sembra sotto controllo.
Le fermate si susseguono rapidamente. Presto entriamo in centro: via San Vitale e piazza Ravegnana con le torri. Il ragazzo si alza, sempre con la sua bottiglia di birra in mano. Barcollando si dirige nella mia direzione. D’istinto afferro la borsa, che avevo lasciato cadere su un sedile vuoto al mio fianco. Faccio finta di niente e guardo dritto davanti a me.   
bebyL’autobus si avvicina alla fermata di via Rizzoli. Il ragazzo sbraita insistente: “Hello, hello babe”. Si china verso di me e grida “Allora? Non mi saluti??”. D’istinto gli tirerei una centra sul naso, ma la bottiglia di vetro all’altezza della mia testa mi dice che è meglio mantenere a calma. Gli urlo in faccia di lasciarmi in pace. Le persone intorno guardano timorose, implorandomi con gli occhi di non chiedere il loro aiuto. L’autobus si ferma. Il ragazzo arretra  e scende barcollando.
Tiro un sospiro di sollievo e sfogo la mia rabbia accompagnandolo con una raffica di insulti. Tutti riprendono a guardare per aria, come se nulla fosse successo. Solo una signora davanti a me mi chiede cosa volesse quel ragazzo e se va tutto bene. Dopo le mie spiegazioni commenta: “Robe da matti. Non si può più stare tranquilli neppure sull’autobus”.
Il 27 percorre via Indipendenza: arriva la mia fermata. Scendo, ringraziando la signora per essere stata l’unica a non aver messo la testa sotto la sabbia. Ad aspettarmi ci sono due facce amiche. Racconto loro l’accaduto e sembra solo un brutto sogno. Peccato che sia successo davvero.

Un cane andalusiano di Luis Bunuel, Salvador Dali

Pubblicato: 17 agosto 2008 da massitutor in stra-cult
Prodotto in Francia nel 1929 sceneggiato con S. Dalí e diretto da L. Buñuel, (con il denaro della madre). Un film in b/w da vedere tutto di un fiato anche perché la durata è solo di 16 minuti. Non c’è una “trama”, ma soltanto insinuazioni, associazioni mentali, allusioni; non c’è una logica, tranne quella dell’incubo; non c’è una realtà, tranne quella dell’inconscio, del sogno e del desiderio…

"Si può vivere una situazione irreale come se fosse vera se ci abbandoniamo alla tentazione che questa allucinazione abbia luogo. La famiglia è una sicurezza e la casa e i vicini, però tante volte sempre nell’ambito della famiglia può succedere che si scatenano incontrollabili delle immagini che sembrano delle allucinazioni, si scatena il sogno, l’irrealtà. La famiglia è il posto della tranquillità. In un posto così tranquillo si può diventare irrazionali, si può esplodere. In una situazione di panico sei costretto a ricorrere alla razionalità e alla ragione per vincere la paura mentre in una situazione tranquilla ti capita di accendere tutte le luci perché ti sei creato nella mente una situazione irreale che non serve chiamar la ragione in soccorso. Il surreale è una chiave che noi possiamo usare, aprire e chiudere molto tranquillamente. La luna, la notte, il sole della canicola dirada la gente silenzi e rumori che ci recano sicurezza ma che creano degli spazi o possono allungare le ombre. Non c’è bisogno di appartenere totalmente alla immagine che vediamo, possiamo ridere o sudare ma anche non provare nulla soltanto stare a vedere quello che ci siamo inventati. Diverso è andare a vedere quello che vedono gli altri ci si può trovare costretti a guardare. Ciò significa che il nostro immaginario non ci può colpire. Forse possono dare sensi di colpa, se questi sfiorano ambiti che noi riconosciamo proibiti. Sicuramente gli altri hanno qualcosa che ci può colpire. La morte simbolica rappresentata con il teschio disegnato sul dorso della farfalla, trovo che sia una fantasia reale un brivido freddo, un attimo di panico, ansia vera per i nostri cari, tutti sappiamo con quanta frequenza radio e stampa danno l’annuncio della morte, fatalità che ci lascia muti e ordinati come le file delle formiche che non si scompongono; sembra però che l’amore porti un può più in la verso il mare…"
Le impressioni suscitate qui sopra sono di Graziella M. (…la mia dolce metà)

Multe a chi mendica

Pubblicato: 12 agosto 2008 da massitutor in pensieri in libertà
Multa a chi chiede l’elemosina sdraiato.  Avvantaggiati gli zoppi…

macchina_05A parte le battute quello che lascia perplessi non è solo il fatto che chi mendica sdraiato si becca la multa, ma anche pensare che il tipo la possa pagare!!! Ma vi rendete conto? Pagare 160 € di multa? Quando stai già mendicando spiccioli? Se sei in strada a fare colletta o chiedere l’elemosina si presuppone che non hai nemmeno un euro in saccoccia! O perlomeno i soldi per una sopravvivenza misera. O pensano che è molto facile rialzarsi dalla strada? La mia esperienza mi insegna a…: Mai dire mai!!! E loro sembra l’hanno capito, hanno visto che sti barbunazzi  alcuni riescono a lavorare in ste cooperative sociali e ste associazioni, e quindi è possibile dopo pignorarli lo stipendio. Eh! Eh! Eh!… E’ solo questione di fortuna, vuoi che su dieci almeno uno riesce amacchina_05 rialzare la testa? Cosi può ripagare tutte le sue malefatte!! Hanno fatto due conti e hanno detto: "E’ semplicemente un investimento di 160 €, poichè negli anni c’è sempre qualcuno che riesce a trovare un lavoro, ad avere una residenza e magari una casa del comune, così siamo sicuri di portargli via tutto!!! (o no anche le mutande!!!) Mobili, mezzi e sicuramente un quinto dello stipendio non si sa mai," (noi, nostro malgrado, siamo dei buoni esempi) e quindi intanto le facciamo le multe, poi visto che non riusciranno a pagarle subito le vendiamo ai signori delle famigerate concessionarie di recupero crediti  che poi te li trasformano con succulenti interessi da 160 € in magicamente  1600 €, et voilà 16.000 €!! Evviva la new economy!
A Firenze l’hanno pensata proprio bene! Caspita!

L’ottimismo è il profumo della vita!!!

Jam Session alla festa dello Zaccarelli

Pubblicato: 2 agosto 2008 da massitutor in amicizia, felicità, musica

Molti si chiederanno cos’è una Jam session?
Una jam session è una riunione (regolare o estemporanea) di musicisti che si ritrovano per una performance musicale senza aver nulla di preordinato. Cioè un’occasione per tutti i musicisti preparati e non, di suonare tutti insieme improvvisando su motivi alcuni famosi e altri totalmente inventati sul momento.

Dal Laboratorio musicale dello Zaccarelli Il 30 Luglio scorso alla festa, si sono alternati ai malcapitati strumenti …e orecchie degli spettatori:

bass -guitar : Mattylux     
bass-guitar  : Simpit     
  bass : Vincenzo    
  drum :  Sandrino     
  bass – guitar- drum : Omar     
  guitar – drum -bass : Giordano    

Tenetevi sinthonyzzati altre band bollono in pentola per i proximi mesi.

Eri sulla macchina

Pubblicato: 1 agosto 2008 da massitutor in amicizia
Questa storia in forma di poesia è pensata e ideata sulla strada del pane tra Desenzano del Garda e Castiglione della Stiviera. E’ dedicata a Silvia, per il suo simpatico pensiero rivolto a Carletto oggi Carlo Montresori.

Eri sulla macchina
c’era la nebbia e correvi
era l’orgoglio che saliva
la voglia d’amore

schiacciavi l’accelleratore
per sfogare tutto
quello che avevi dentro
facevi i cento, correvi
in quella strada, correvi

mentre la strada
si faceva più stretta
e gli alberi vicini

finalmente casa
rallentasti
passasti dal cancello

la macchina col motore
ancora caldo
lasciasti al suo dire
di ventola che gira e raffredda

per salire quei tre gradini
e aprire la porta
cominciare tutti quei
discorsi d’amore
che con lui condividi

e così ricominciò la storia
che poi……….
era una storia d’amore
il tuo amore e sull’amore…..

non si può discutere
perchè ogni volta
e una storia sempre
più bella

Eri sulla macchina
c’era la nebbia e correvi
era l’orgoglio che saliva
la voglia d’amore