Archivio per settembre, 2008

Il cambio della guardia

Pubblicato: 30 settembre 2008 da massitutor in assistenti sociali, assistenze e bisogni, civiltà, inchieste, politica

guardiatene

Notizia. Nei prossimi giorni cambieranno molte cose nel mondo del sociale a Bologna: è un punto del percorso di un processo di ristrutturazione dei Servizi sociali che parte dal Parlamento ed è stato recepito via via a livello locale. Ed ecco che veniamo a Bologna. Dunque va detto che la situazione è ancora un po’ tutta in fase di rodaggio, ma le cose si metteranno  più o meno così: il Comune manterrà un compito di progettazione e indirizzo politico dei servizi, che saranno gestiti però dalle 3 Asp (Aziende Pubbliche Servizi alla Persona) e cioè: Irides (accoglienza minori); Papa Giovanni XXIII (anziani oltre i 65 anni) e l’Opera Pia dei Poveri Vergognosi, che sarà impegnata nella gestione delle strutture e dei servizi per il nostro settore e cioè il disagio adulto, lotta all’esclusione e problemi correlati all’immigrazione.
Ma non finisce qui: altro fattore fondamentale di questo grande cambiamento è il decentramento dei servizi sociali nei Quartieri. A breve, infatti ognuno dei 9 Quartieri di Bologna avrà un suo sportello sociale di accoglienza e ascolto per le persone con dei bisogni su quel territorio e, vien da sé che il Servizio sociale adulti centralizzato andrà dissolvendosi.
Che dire? Intanto che questo è solo un accenno di un discorso complesso che speriamo di riuscire ad approfondire anche qui su Asfalto, anche grazie all’aiuto di persone che di queste cose ne macinano ogni giorno: mi riferisco dunque a responsabili, esperti, operatori, amministratori, politici e ovviamente anche utenti dei Servizi, che potranno portare qui il loro punto di vista su questo importante cambiamento. Purtroppo c’è stato troppo silenzio attorno a questo mutamento, da parte di tutti. Ormai è arrivato e dunque affrontiamolo. I cambiamenti fanno sempre paura e fanno nascere preoccupazioni di ogni tipo, per cui viene spontaneo gridare Alla catastrofe, ma valutiamo serenamente gli sviluppi di questo processo e procediamo senza paura verso una rappresentazione e magari un dibattito possibilmente costruttivo, fra di noi e insieme agli attori coinvolti.

Il mazzo di chiavi

Pubblicato: 26 settembre 2008 da massitutor in estate, morte, musica, radio asfalto, rielaborazione, tele asfalto

Un modo per salutare l’estate che se n’è andata. Un omaggio alle tragiche e desertiche domeniche cittadine. Questa è la seconda versione video della lettura de Il mazzo di chiavi: un racconto che ha unito Stefano Bici, Massimo Macchiavelli ed io. E’ stato un vero piacere e un’emozione autentica che spero sia contagiosa.

Passeggeri senza biglietto

Pubblicato: 25 settembre 2008 da massitutor in dormire, inchieste, rielaborazione

In tempi in cui si parla moltissimo di aerei, aereoporti, compagnie di bandiera, buchi di bilancio, cordate, presunti esuberi e presunti privilegi del personale volante, mi capita di leggere un articolo come questo: La storia dei clochard milanesi che popolano l’aereoporto di Linate. Un inchiesta ben fatta dal sito TG-Com (già!), con relativo video. Buon atterraggio.

linateIniziano ad arrivare all’aeroporto intorno alle 22, scendono dall’autobus che li ha portati fino a Linate e con la loro borsetta in spalla e la valigetta in mano entrano dentro lo scalo milanese e cominciano a girare per i corridoi. Danno un’occhiata all’orario delle partenze e poi si dirigono verso la zona del check-in. Qui si siedono su una panchina aspettando un aereo che non arriverà mai. Perché, quando l’aeroporto chiude, loro sono ancora lì e quando riapre, prima che arrivi la gente, si alzano e vanno via. E’ un rito che si ripete ogni giorno, ormai da più di un anno: loro sono i passeggeri che non volano mai, le loro valigie non saranno mai imbarcate, sono gli invisibili dell’aeroporto di Linate (GUARDA IL VIDEO).

Sono in tutto una decina, più uomini che donne, le persone che con un finto borsone tutte le notti scelgono come letto i seggiolini blu dello scalo di Milano. Sono soprattutto italiani e arrivano tra le 22 e mezzanotte con il 73, la linea che da piazza San Babila porta a Linate. Appena scesi dall’autobus prendono il carrello e iniziano a vagare per le corsie dell’aeroporto. Alcuni si accomodano con il loro finto trolley nelle sale d’attesa, altri leggono il giornale seduti nelle poltroncine vicino i monitor degli arrivi, e altri ancora decidono di salire al secondo piano. Qui, dopo un breve giro, vanno dritti al bagno, tirano fuori dalla loro borsetta un beauty, (con dentro spazzolino, dentifricio e un cambio) si tolgono la camicia e iniziano a sciacquarsi. Prima le mani, poi il viso e il petto e infine i denti. All’inizio non li riconosci subito, riescono a mimetizzarsi bene e confondersi tra i normali viaggiatori. Non portano abiti stracciati e soprattutto non chiedono l’elemosina. Però appena ti avvicini capisci che non sono dei normali passeggeri. Le loro scarpe sono consumate dall’asfalto, i loro vestiti sono sbiaditi e in viso portano la tristezza di chi vive per strada.

Si possono vedere ogni notte, sono sempre lì, sono sempre gli stessi, con addosso i vestiti di sempre. Magari cambiano letto, o meglio poltrona, c’è chi dorme vicino alle partenze, chi al secondo piano e chi vicino al check-in. “Non danno fastidio a nessuno”, ci dice una ragazza che lavora a Linate. “Stanno qui fino all’alba – spiega un inserviente – poi appena il 73 riprende la corsa la mattina presto lasciano l’aeroporto e vanno in centro”. Abbiamo cercato di avvicinarne qualcuno, di conoscere la loro storia, ma hanno preferito non rispondere. Luciano è uno di questi: milanese di mezza età, camicia bianca e sulle spalle un golfino blu, legge un giornale trovato per terra accomodato su una poltrona al secondo piano dello scalo. Cerchiamo di scambiare due chiacchiere, ma lui non ha molta voglia di parlare, “ho mal di denti”, dice. Qualche seggiolino più avanti c’è Maria, è sdraiata su una poltroncina e ha una brutta tosse. “Sto aspettando l’aereo per andare a Roma”, ma tre giorni dopo la ritroviamo nello stesso posto, con la stessa tosse. Nello scalo milanese la notte passa tranquilla, con gli addetti alle pulizie e gli altri viaggiatori che aspettano la partenza la mattina presto del loro volo. Mentre i clochard del Motel Linate, dopo aver passato la nottata sdraiati per terra con una borsetta per cuscino e una coperta che li ripara dal freddo e dalla fastidiosa luce al neon, vanno via senza lasciare traccia.

Ma Linate non è l’unico aeroporto dove si possono trovare i senzatetto. Esempi di questo tipo si possono trovare al Kennedy di New York, a Londra e anche a Roma. Qui i clochard sono poco meno di 10. “Girano per l’aeroporto tutto il giorno – ci racconta una commessa – c’è chi si riesce a mescolare con gli altri viaggiatori e chi invece si riconosce subito”. Il signor Guida è un dipendente di un bar: “Li vediamo passare ogni giorno, arrivano dalla stazione, vagano per lo scalo con la loro borsetta e con il carrello pieno di buste. Alcuni li individui, quando prendono da terra mozziconi di sigarette o quando ti chiedono di offrirgli un caffè. Lo fanno con discrezione e non chiedono mai l’elemosina. Sono tranquilli e non disturbano”. Gli homeless di Fiumicino si dividono in due gruppi: chi sta agli arrivi nazionali e chi gironzola al terminal C, ossia in quelli internazionali. “Una sera – racconta un addetto dello scalo romano – ho visto passeggiare un tizio con la maglia del Chelsea. L’ho rivisto il giorno dopo e ho pensato che avesse perso l’aereo. Poi però dopo una settimana era ancora lì e ho capito che non si trattava di un passeggero normale”.

M.Nuzzolo – P. Filippone – V. Pentangelo

GUS

Pubblicato: 23 settembre 2008 da massitutor in amicizia, colletta, musica
gus

“Maremma maiala” eccomi qua in codesto blog Io mi chiamo Augusto ma tutti mi chiamano “GUS”. E’ scritto GUS ma si legge GAS. Sono nato a Pisa sicchè son toscano e vivo a Bologna da 8 anni. Per me suonare è una necessità si conosce tanta gente, si comunica e si lascia sempre e comunque qualcosa di me. Tanta gente mi ascolta e mi lascia una moneta o un sorriso o un complimento, in tutti e tre i casi io son contento. Suono solo e soltanto musica per chitarra e voce e tra una cover e l’altra inserisco qualcuno dei miei 8 brani che ho composto negli ultimi 8 anni Se volete ascoltarmi dal vivo mi trovate ogni domenica in corte Isolani dalle 18.00 alle 20.00 “salvo imprevisti”.

Corsi di formAzione per operatori pari…deboli

Pubblicato: 19 settembre 2008 da massitutor in Uncategorized
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OVEN TU: quella ragazza sola

Pubblicato: 19 settembre 2008 da massitutor in Uncategorized

Questo testo è rivolto agli anni 70 con un pensiero rivolto a Janis Joplin, Jimi Hendrix; una fiorente musica Cowntry; JAMES DIN e la musica di CARLOS SANTANA molto della bella musica che ho amato e avrete amato. Un testo nato nel mio pensiero rivolto alla musica che mi piace di più degli Stati uniti d’America.

Oven Oven Tu
sui miei passi
cerchi l’amore
e troverai
 
Oven Oven Tu
sei bella
e nel cielo
il sole risplende
 
Oven Oven Tu
il tuo volto
che riflette sull’acqua
e rispecchia l’amore

Oven Oven Tu
tra panorami e orizzonti
il mio amore scende
come il buio della notte
 
Oven Oven Tu
acqua che scorre
dentro il suo letto
lungo il cammino
verso il mare
 
Oven Oven Tu
na,na,na
na na na
Oven,Oven Tu
if love is
Oven Oven Tu
na na na na na na
if love is real

Angeli perduti di Los Angeles

Pubblicato: 17 settembre 2008 da massitutor in civiltà

il filmL’uscita di un documentario fatto da un famoso musicista rapper è l’occasione per tornare a parlare di Skid Row, il quartiere dei senzatetto di Los Angeles, proponendo un articolo di Marta Tripodi dal sito di Dispenser: l’ottima trasmissione serale di Radio Due.

Attorno alla metà degli anni ’90, un rivoluzionario gruppo hip hop conquistò la vetta delle classifiche di tutto il mondo (…). I Fugees, questo il nome della band, si sciolsero ben presto, ma i suoi componenti hanno continuato a fare musica con ottimi riscontri. Tutti eccetto uno: il rapper Pras, scomparso quasi immediatamente dalle scene. A distanza di un decennio, Pras torna a far parlare di sé; non come musicista, ma come protagonista di Skid Row, documentario di denuncia ispirato alla vita degli homeless americani.
Skid Row è un quartiere di Los Angeles, tristemente famoso per essere l’area con la maggiore concentrazione di senza tetto di tutti gli Stati Uniti. Si estende per un territorio di poche centinaia di metri quadrati, ma ospita oltre novantamila homeless, in maggioranza alcolizzati o tossicodipendenti; il dato è ancora più impressionante, se si pensa che la zona dista appena otto km da Beverly Hills. La tendopoli di Skid Row cresce ogni anno, attirando nuovi “abitanti” grazie al clima temperato e alla presenza di alcune mense per i poveri e di consultori medici.
Per girare il documentario, Pras si è armato di telecamera nascosta e ha trascorso nel quartiere dieci giorni consecutivi, fingendosi un homeless appena arrivato in città. Una troupe d’appoggio lo seguiva nei suoi spostamenti, ma senza fornirgli alcun aiuto: tutto ciò su cui il rapper poteva contare era una tenda da campeggio e un capitale di appena nove dollari. Cifra che è miseramente svanita la mattina del primo giorno, quando il nostro eroe, dopo aver sperimentato la cucina della mensa per i poveri, ha deciso di investire i suoi soldi in una colazione degna di questo nome.

Durante la sua permanenza, Pras si è immedesimato totalmente nel ruolo del senzatetto: si è mantenuto chiedendo l’elemosina, ha stretto amicizia con i propri vicini di tenda e ha frequentato i centri di supporto presenti nel quartiere. (…) L’avventura di Pras si è conclusa a causa di un furto, quello della sua tenda, che lo ha costretto a dormire all’aperto per alcune notti. Le testimonianze raccolte, però, restano impressionanti. Skid Row racconta una verità scomoda: che spesso, nel paese dell’abbondanza, la povertà è un peccato da nascondere sotto il tappeto.

Quelli che… Zac

Pubblicato: 15 settembre 2008 da massitutor in amicizia, asfalto fuoriporta, musica

Locandina_festa

Martedì prossimo ci sarà una festa al dormitorio in via del Lazzaretto, 15: la casa del riposo notturno intitolata alla memoria di Massimo Zaccarelli, che ci ha lasciato 5 anni fa. Questo è il presente. Ma dove comincia questa storia? E chi c’è dietro quel Noi che sta dentro ad una frase come "Massimo Ci manchi"? Non so se riuscirò qui a dare una risposta. Di sicuro una risposta la troverete da soli se martedì sera decideste di far crollare barriere e pigrizia varcando il cancello del Dormitorio in via del Lazzaretto 15 e vedendo le persone che lì ci vivono e lavorano.
La complessa e breve vita di Massimo viene raccontata quasi ogni giorno, in un omerico testo collettivo orale fatto di citazioni, ricordi, frasi e aneddoti. Questo avviene nel mondo di chi il sociale lo mastica ogni giorno, per scelta o per necessità. Ma il senso del passaggio di Massimo deve andare oltre ed essere rinnovato. Chi cerca di attribuirsi la paternità della suo impegno sociale mi innervosisce; chi pensa che quando c’era Massimo andava tutto bene mi annoia; chi è convinto che Massimo non è stato capito, non è stato valorizzato mi fa ridere, come del resto quelli che cercano di immaginare cosa Massimo avrebbe detto o fatto oggi, su questo o quest’altro problema. Poi ci sono quelli che semplicemente si danno un tono perché l’hanno conosciuto che, insieme a quelli che non l’hanno conosciuto però l’hanno capito meglio degli altri, mi fanno una gran tenerezza. E poi ci sono quelli che Massimo Zaccarelli è stato un patrimonio per la Città, per il mondo del lavoro, per il sociale: gli ecumenici. I peggiori di tutti ovviamente sono quelli che si sentono i portatori unici delle parole e della memoria di Massimo. I sacerdoti della sua scomparsa che, alla bisogna, sono sempre pronti a celebrarne il rito. Ancora peggio forse sono quelli che tutti gli altri elencati prima non hanno capito niente di Massimo e magari fra questi ci sono anch’io. Il fatto è che ognuno ha il suo pezzo di verità e ci si attacca a quel poco che c’è.

Facendo mente locale e un giro su google si può scoprire che Massimo Zaccarelli è un ex senza casa che inizia a fare politica, che s’impegna nella cooperazione sociale, che preoccupa e convince giunte e amministratori, che riesce a dare voce a chi ne ha sempre avuta poca, pochissima. Essendo stato uno dei fondatori del giornale Piazza Grande e della relativa Associazione; presidente della cooperativa sociale La Strada di Piazza Grande e Presidente della Consulta cittadina contro l’Esclusione Sociale. In un lacerante agosto del 2003, giovane, lucido e forte se n’è andato. Lasciando tutti noi a fare i conti coi nostri limiti e le nostre capacità. Pieni di paura.

Quello che sarebbe giusto fare sarebbe cercare di raccontare Massimo non più o non solo a noi "anziani" senatori del Sociale, ma col suo nome e con le sue azioni aprire un varco nella mente di quel giovane punkabestia che insegue la libertà in un furgone parcheggiato, curandosi solo dei suoi capelli; svegliare tutti quelli che fra dormitorio e centro diurno dormono circa 16-18 ore al giorno. Con gli occhi di Massimo vorrei riuscire a vedere le potenzialità nascoste di tutte quelle persone che aspettano una soluzione dai Servizi sociali, ogni giorno, per qualunque cosa. E con la sua voce far ragionare chi pensa di far valere i propri diritti sbraitando contro il povero operatore di turno, avventandosi come un kamikaze ubriaco contro una pattuglia di vigili o malmenando lo straniero che "ti ruba il lavoro". Con le sue mani forti si potrebbe cominciare a fare qualcosa, a costruire, spostare, organizzare… così che a qualcun altro venga voglia di avvicinarsi e lavorare, pensare, progettare. Poi qualcun’altro e altri ancora… che così si fa, si sta insieme, così ci si difende e si cresce.

Questa festa dunque è un occasione per stare insieme, divertirci e ricordare Zac. Chissà se riusciremo, d’ora in poi, a ricordarlo per le sue azioni, per quello che era, senza mettere il suo nome davanti alle nostre paure e per quello che non siamo in grado di fare.

il Tondo e la Bella

Pubblicato: 11 settembre 2008 da massitutor in pensieri in libertà

Non ha fame, non ha sete
non ha voglia è irrisoria
solo il dire e il manifestare
non mi rimane che andare
con gli amici a pescare

e chissà cosa ci ricavo
da questo mare una cena
una zuppa o un pesce grosso
un granchio un polpo
o l’impiglio sul fondo

sono un uomo grosso
e un po’ tondo
ma se la mia donna
non mi ama
casca il mondo
e io finisco sul fondo

a parlar con la murena
o a esser preso in giro
come uno stoccafisso
mo’ guarda cosa
mi fa la mia bella

non ha fame, non ha sete
non ha voglia è irrisoria
solo il dire e il manifestare
non mi rimane che andare
con gli amici a pescare.

ma quando con gli amici
presi un bel tonno…….

lei a sera era li
che mi aspettava
‘caro’ cosa vuoi per la cena?
un tonno, ti amo caro

mise il tutto per un buon cucinato
a ornire una mia
maggior tondità

ebbe fame ebbe sete
gli vien la voglia e si fece
‘be…. buon apettito
mangiò e basta
andò a letto sazia
ubriaca e canterina
ma sesso niente

non ha fame non ha sete
non ha voglia è irrisoria
solo il dire e il manifestare
io il tondo e lei la bella

Ritorno al futuro

Pubblicato: 10 settembre 2008 da massitutor in amicizia, lavoro

"Oh ma hai sentito cosa faranno al Cern?"
"Come dici?!… Il Sert?!"
"Fermi tutti: che esperimenti fanno al Sert?!!"
"Ma non al Sert!… Al Cern! il laboratorio nucleare più grande del mondo, c’è un accelleratore di particelle… il 10 settembre faranno un esperimento pazzesco"
"Ah sì l’ho letto su Siti: dice che forse finisce il mondo, ma ti rendi conto?"
"…finisce il mondo il 10? Impossibile: io inizio la borsa lavoro il 15"
"Ma il furgone del metadone passerà lo stesso?… che casino"
"Fermi tutti, dove? A Ginevra? Fa vedere… Ma io ci ho lavorato lì!…"
"Ma dai non dire cazzate!.."
Eppure tutti sanno che Isacco non è uno di quelli che spara cazzate… "Racconta un po’…?"

Ritorno-al-futuro

Già: in questi giorni, anche al Centro diurno, si parla molto dell’LHC (Large Hadron Collider), l’accelleratore di particelle del CERN (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) il più grande strumento scientifico al mondo (si tratta di un gigantesco anello con un circonferenza di 27 km situato in un tunnel 100 metri sotto il suolo svizzero-francese). Il 10 settembre (precisamente questa mattina) verrà acceso il gigantesco macchinario per uno storico esperimento che dovrà dare alcune risposte concrete ad alcune questioni fisiche teoriche. Roba del tipo: cosa è successo all’inizio dell’universo? Come è nata la materia? E altre cose del genere. Ma la sintesi migliore l’ho trovata in questo sito: "In un tunnel di 27 chilometri di circonferenza, scavato tra 50 e 150 metri sotto terra tra le montagne del Giura francese e il lago di Ginevra in Svizzera, l’Lhc (Large hadron collider), il più grande e potente acceleratore di particelle esistente al mondo costato 6 miliardi di euro, farà scontrare due fasci di particelle atomiche che viaggiano in direzione opposte e ad altissima velocità (oltre il 99,9% della velocità della luce) generando temperature che supereranno un trilione di gradi Celsius (100 mila volte più alta di quella che esiste al centro del sole) e una pioggia di nuove particelle che verranno studiate dai fisici. In questo modo gli scienziati sperano di individuare le particelle dette bosoni di Higgs, che, per ora solo in teoria, avrebbero dato massa ad ogni altra particella esistente."
Alcuni scienziati catastrofisti pensano che questo esperimento darà vita ad un buco nero artificiale che risucchierà l’intero pianeta nel giro di quattro anni. Si erano rivolti alla Corte di Strasburgo, chiedendo che venissero applicate misure di blocco nei confronti dei venti paesi membri del Cern; alcuni giovani ricercatori del Cern hanno anche fatto un rap per spiegare la faccenda e rassicurare il mondo, ma la cosa più importante è che alla fine la Corte di Strasburgo ha respinto la denuncia e l’esperimento si farà. Chi vivrà vedrà… si dice così in questi casi.
Questo evento ha fatto sì che anche chi legge solo City sull’autobus in pochi giorni sia diventato un quasi esperto di fisica nucleare e flussi quantici. Ma questo non basta. Non basta a giustificare la riproposizione di questa notizia su Asfalto: infatti la vera notizia, qui, per noi è che un nostro intimo amico, collega e frequentatore del Centro diurno, alla fine degli anni ottanta ha lavorato proprio al Cern, per sei mesi.
Non è persona di molte parole di solito, ma in questi giorni abbiamo parlato molto di questa sua esperienza di lavoro in uno dei posti più avveniristici del pianeta. Un vero "Ritorno al futuro" per chi solo oggi apprende l’esistenza di questo mostro tecnologico e per Isacco che solo oggi ha gli strumenti per capire dove ha avuto l’opportunità di lavorare. Ne è venuta fuori un’intervista audio alla quale stiamo lavorando e che verrà messa presto in onda su Radio Asfalto, su questi schermi ovviamente. Dunque, incrociando le dita e facendo gli scongiuri che volete, ci si ritrova qui sul blog.

Nell’attesa fatevi una cultura guardando questo breve video: