
Era metà novembre del 1981 avevo 15 anni, di andare a scuola non ne avevo voglia per niente, allora decisi di cercare un lavoro. Ne parlai con un mio amico che era messo nelle mie stesse condizioni e decidemmo che l’indomani, con i nostri potenti destrieri, di andare a girare per le zone industriali e domandare se avevano bisogno di un apprendista, anzi due!!! dopo svariati giorni che giravamo senza ottenere nulla di buono lasciammo a casa i nostri motorini e un poco avviliti andammo a trovare un amico che abitava poco distante da casa nostra che era influenzato. Ad un certo punto mentre camminavamo sentimmo il rumore di una saldatrice provenire da una cantina di una villetta, allora il mio amico mi disse: proviamo a suonare e sentire se hanno bisogno, risposi che secondo me non era il caso in quanto credevo che fosse un “ciapinaro fai da te” lui invece insistette e mi convinse. Io molto dubbioso, lui per nulla suonammo e dopo un poco ci aprì un signore vestito da lavoro con tanto di grembiule da saldatore professionale e ci chiese cosa volevamo. “Cerchiamo lavoro” rispondemmo. Strabuzzò gli occhi e ci chiese “tutti e due?” “si tutti e due”. Ci rispose che lui cercava un ragazzo ma due erano troppi, poi ripensandoci ci chiese i nostri dati e con un “vi farò sapere” ci salutò. Uscimmo con il dubbio di come si sarebbe comportato, chi avrebbe scelto e soprattutto in base a cosa avrebbe scelto. Invece la sera ricevemmo tutti e due una telefonata di andare a fare la visita medica e il libretto di lavoro perché con grande sforzo a sentire lui ci avrebbe assunto tutti e due in prova. Io feci la visita prima del mio amico e fui assunto due giorni prima di lui, io verniciavo e lui saldava e questo andò avanti per tre anni fino a quando io partii per militare. Durante la mia assenza, visto che il lavoro aumentava, prese un altro ragazzo e comprò un capannone e quando tornai dalla cantina alta poco più di due metri piena di fumo passai ad un capannone super nuovo aerato e illuminato con all’interno una fresa una pressa e una troncatrice. Non le avevo mai viste in vita mia ma mi piacevano. Il capo mi disse che dovevo imparare ad adoperarle perché sarebbe stato il mio lavoro farle produrre. Dopo qualche tempo il mio amico trovò un lavoro più salubre da un’altra parte e se ne andò. Di saldatori se ne trovavano sempre meno, quindi il mio capo, il figlio e anche la moglie decisero di comperare un robot di saldatura andammo in fiera a Bologna dove c’era il “Romilia”, una fiera campionaria che si svolgeva tutti gli anni nel mese di giugno, dove all’interno c’era un padiglione dedicato alle macchine utensili. C’erano anche i robot tanti e di tutti i tipi e vederli in movimento mi dava una sensazione di felicita e di euforia pensare che uno di quelli sarebbe arrivato al capannone. Per me erano tutti stupendi quei robot, tanto che me ne sarei portato uno a casa. Dopo aver girato un po’ tra queste meraviglie della tecnologia il capo e il figlio si misero a parlare con il venditore e in trenta minuti conclusero l’affare. Dopo qualche giorno arrivò al capannone lo montammo insieme al tecnico e il figlio del capo mi disse che dovevo andare a Torino per fare un corso per imparare ad usarlo, siccome i primi giorni veniva sempre il tecnico per darci le istruzioni di base io quando se ne andava lo manipolavo da solo e con la tastiera in mano mi sentivo come un pilota di formula al volante del suo bolide.
Ci avevo messo talmente del mio che non andai più a Torino, perché avevo imparato da solo. Essendo minorenne lo stipendio lo davo in casa quindi per avere due soldi in tasca al sabato lavoravo in un bar e ciò mi permetteva di andare fuori con gli amici il sabato sera, fare benzina al motorino oppure comprarmi qualche accessorio per la pesca, altra mia grande passione.
Poi passarono gli anni, la fabbrica chiuse ed io andai in un’altra ditta più grande dove c’erano diversi tipi di macchine. Fui adibito a lavorare con una, poi per assenza di personale piano piano lavorai anche con altre e dopo qualche tempo ero diventato un maestro! Imparai con soddisfazione a saperle usare tutte. Rispetto al posto di prima questa ditta era molto più grande e con dipendenti di varie nazionalità e regioni e all’inizio ebbi qualche difficoltà ad integrarmi con i colleghi, mi ricordo che il primo giorno di lavoro il responsabile, che a prima vista metteva soggezione, mi mise al robot, mi fece vedere come montare i pezzi in maschera, poi mi lasciò solo e senza alcun problema al termine dell’orario di lavoro terminai la produzione e soddisfatto del mio operato come primo giorno andai a casa.
La mattina seguente al mio arrivo in ditta venni assalito verbalmente da un collega albanese che mi rimproverava il fatto che il giorno prima non avessi aperto e chiuso la scheda lavoro, io tra l’incazzato e lo sbalordito provai a dirgli che nessuno me lo aveva detto e che quindi era per quello che non lo avevo fatto, ma non servì a niente. Dentro di me si formò una specie di antipatia verso questa persona per il modo in cui si era comportato che non mi passò fino a quando imparai che oltre lui lavoravano altri suoi due fratelli e che tra l’altro scoprii in lui una persona gentile ed educata, completamente diversa dal fratello arrogante e arrivista. Invece il terzo, il maggiore di età era il classico tipo che lavora per vivere senza nessuna voglia di fare un po’ di più. Vi erano poi altri ragazzi italiani e non, i quali suscitavano in me curiosità e interesse per il modo in cui lavoravano e così guardandoli riuscivo a capire se erano adatti a quel tipo di lavoro assegnatogli.
Tornando al discorso della mia passione per la meccanica e tutto ciò che ci ruota attorno devo dire che fin da piccolo avevo questa passione difatti a volte mi fingevo meccanico e smontavo le macchinine oppure immaginavo di essere orologiaio e smontavo gli orologi una volta smontai quello di mio padre che era abbastanza di valore e vi assicuro che non fu una bella idea. Poi crescendo la passione, la curiosità e l’entusiasmo per la meccanica l’ho rivolta verso i motorini cercando di farli andare sempre più veloci e di rendere il loro rumore rombante come delle moto da corsa; successivamente andando a lavorare ho conosciuto le macchine utensili, quelle automatiche di tanti tipi ma ognuna con un fascino particolare secondo me purtroppo. Poi la mia vita nel frattempo ha preso una brutta piega con problemi di alcool piuttosto gravi e tutto quello che avevo costruito l’ho accantonato per mia negligenza, perché avevo rivolto il mio interesse alla bottiglia di vino piuttosto che a quello che veramente era la mia passione quindi facendo un percorso rieducativo, spero e credo che piano piano risolverò questo mio brutto problema e anche se avrò qualche anno in più avrò ancora la passione e la curiosità che avevo prima.