Le risorse son quelle che sono, ogni anno sermpre di meno, e posso assicurare che i servizi non danno "per modo di dire" un aiuto, l’impegno é enorme, sono le esigenze degli utenti, ospiti, o poveri di oggi, che sono diventate una pretesa, insomma dai un dito ma si pretende un braccio, e questa diventa una situazione di agio. Fino a un anno e mezzo fà la politica delle strutture era quella di concedere un tempo illimitato a tutte le persone senza un tetto, una sorta di riuduzione al danno perenne, ma il risultato finale é stato quello di fossilizzare ancora di più le persone, cazzo !!!..é normale, quando hai un posto caldo, da mangiare e lavarti viene automatico pensare; ma chi me lo fa fare di trovarmi un lavoro?! Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, c’é chi ha bisognoso davvero e si trova in una situazione di disagio, ma c’è chi ci marcia sopra e le pretese sono sempre di più. Adesso, da circa un anno a questa parte la politica dei dormitori, sia per un imposizione del Comune che per decisione delle cooperative sociali é cambiata sostanzialmente: le persone hanno un tempo di permanenza trimestrale rinnovabile mensilmente, gli ospiti possono rimanere per più tempo, ma con un progetto alle spalle, una borsa lavoro, un corso di formazione, un qualcosa che dimostri che la persona sta facendo un piccolo passo per sè stesso.
Un altro aspetto negativo dei dormitori é l’occupazione di posti letto, sottratti "si fa per dire" a persone che ne hanno veramente bisogno, mi spiego meglio; ci sono ragazzi che gli é stato assegnato un posto letto, ma per il fatto che lavorano di notte, molto spesso rientrano alle 7 di mattina per poi uscire alle 8, togliendo la possibilità ad un altra persona di usufruirne. Purtroppo attualmente a Bologna (e questa é una nota a sfavore) esiste solo il Centro Beltrame che, per chi non lo sa é una struttura polifunzionale: dormitorio di primo e secondo livello, servizio sociale adulti, drop in e lista unica. Personalmente se avessi soldi da investire oppure l’autorità di suggerire al Comune ed avere voce in capitolo, investirei in questo senso: cioé, un altro "Beltrame!", o un semplice posto dove può riposare chi lavora di notte, che ormai sono la maggior parte. Parecchi di questi lavoratori sono Somali oh Eritrei e il lavoro di facchinaggio notturno sappiamo essere un accesso più facile al mondo del lavoro.
Si parla tanto di degrado, di persone che bivaccano negli angoli piu nascosti della City, ma di concreto per risolvere questo problema non vedo niente, sembra che il Comune sia troppo impegnato a far sgomberare i collettivi autonomi come il crash o altri centri sociali autogestiti. Fanno i dispetti, sgomberano e parlano, sgomberano e riparlano, un gran vociferare ma stringi stringi(?!?), comincia a metterci qualche letto in uno dei tanti capannoni vuoti o appena sgomberati, avremmo sicuramente più gente protetta e meno per strada, si comincia cosi, é iniziato cosi anche il Caracci, e il Sabatucci pensa un pò, negli Anni 80 era di legno.
Comunque tutto questo degrado non lo vedo, se svaccarsi per terra a far ballotta a bere qualcosa e far 2 spini lo vogliamo chiamare cosi…va bene, ma non spaccate i maroni. In piazza verdi, come in Santo Stefano il 90% dei ragazzi sono studenti, ci sono sempre stati e ci saranno sempre; come mai 15\20 anni fà non si parlava di degrado, ma di risorse che venivano da fuori? Gli studenti sono il pane di Bologna, quindi vanno tutelati non dargli addosso, perche se per caso dovessero avere un cane, cosa sono punkabbestia? Ormai la gente da addoso ai senzatetto, barboni o chiamali come vuoi, puntano il dito contro gli immigrati, ma non vogliono sentirsi razzisti. Questo non é degrado ma intolleranza.
Archivio per febbraio, 2008
Il dito o il braccio?
Pubblicato: 29 febbraio 2008 da massitutor in assistenze e bisogni, dormire, lavoro, politicaAspettando Naufragi, il festival bolognese delle fragilità metropolitane, domani Massitutor andrà ad Ostia ad un seminario organizzato dall’Associazione Amici di Flavio Cocanari e dal Comune di Roma (XIII Municipio) sul tema:
"Per l’avvio di percorsi di inclusione sociale e lavorativa delle persone senza fissa dimora."
Sala Biblioteca Comunale Elsa Morante
Esordirà piu o meno così (l’intervento è di 20 pagine):
La Cooperativa La Strada è nata per la promozione dell’autonomia e dell’integrazione socio-lavorativa di persone senza dimora e in condizioni di disagio sociale. I primi destinatari dell’azione sono gli stessi soci e lavoratori, rappresentati prevalentemente da persone che sperimentano, o hanno sperimentato, percorsi di vita di strada. In questo senso, il mutuo-aiuto rappresenta un principio cardine alla base del patto tra i soci, innervando, al tempo stesso, la vita quotidiana dell’organizzazione. Attuando un’estrema semplificazione, si può affermare che nello stesso modo in cui agli inizi del ‘900 gruppi di cittadini uniti da un comune bisogno si associavano a cooperative di consumo, di lavoro o edilizie volte a tutelarli dai meccanismi speculativi di mercato, così persone a rischio di emarginazione sociale si associano alla Cooperativa per migliorare le proprie condizioni di vita, attraverso la pratica della mutualità.
La Cooperativa è attualmente costituita da 50 lavoratori, di cui l’80% provenienti da esperienze di disagio e povertà. La base occupazionale risulta infatti composta da 18 persone tossicodipendenti, 19 in condizioni di disagio sociale, 2 disabili, 1 alcolista e 10 provenienti da percorsi di vita maggiormente tradizionali. Il 30% dei lavoratori è rappresentato da donne; l’età spazia dai 27 ai 65 anni, mentre l’età media risulta pari a 43 anni. Il Consiglio di Amministrazione è costituito da 7 lavoratori, di cui 3 donne e 4 uomini, 3 persone non disagiate e 4 provenienti da percorsi di vita di strada.
Il principale strumento adoperato per promuovere l’autonomia e l’integrazione socio-lavorativa è, ovviamente, il lavoro.
Lavorare in Cooperativa La Strada, dunque, non significa esclusivamente ottenere un’occupazione, assume invece per la persona una molteplicità di valenze che non possono essere considerate disgiuntamente. Significa,
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In primo luogo, poter contare su un reddito che permetta di superare la soglia economica della sopravvivenza, emancipandosi dai precari lavori di strada e dalla beneficenza pubblica e privata.
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In secondo luogo, consente di acquisire un ruolo, quello di lavoratore, socialmente riconosciuto, facilitando quindi, nel contempo, il sentirsi parte attiva di una collettività.
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In terzo luogo, la garanzia di continuità occupazionale permette di guardare al futuro con una maggiore tranquillità e sicurezza, superando la necessità di arrangiarsi nella precarietà giorno per giorno.
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In quarto luogo, l’impegno quotidiano richiesto consente, da un lato, di relativizzare l’importanza e l’influenza all’interno della propria vita di eventuali dipendenze e, dall’altro, stimola la riscoperta e lo sviluppo delle competenze, in un contesto che contempla la possibilità di sbagliare, favorendo l’autostima e la consapevolezza di sé.
Iene di Strada – Massitutor
Pubblicato: 25 febbraio 2008 da massitutor in laboratorio, operatori dispari, tele asfaltoRiprende la serie di interviste Iene di strada con Massi. Tutor del laboratorio di via del Porto, socio di Coop La Strada, fondatore e moderatore di Asfalto. Si sbatte quasi sempre al Centro diurno, ma lo potete seguire (non inseguire) anche qui, qui e qui.
Di solo amore
capirai la storia
una medaglia
onore alla memoria
poi,la guerra finisce
e ricomincia
la vita e l’amore
il tuo amore
il tuo amore
nel prato nasce un fiore
pronto per essere raccolto
e dato come dono d’amore
in un sereno immenso
di luci di primavera
quando le foglie guardano il sole
e tutto rinasce
per gli orsi
il letargo finisce
e ora d’amore
e ora d’amore
il tuo amore
il tuo amore
il sole si fa forte
e riscalda
mentre chi corre
e chi gioca nell’aria
il risveglio
di una nuova primavera
che su questa
città risplende
il tuo amore
che sale dal cuore
e trasmette tutto quello che
vorreti dire a lei
ma poi entri in quell’
odissea che piace
con tanti piccoli baci
e poi e poi e poi
quanti saranno
ancora i giorni
che passeremo insieme
il tuo amore
cavallerescamente
il tuo amore.
Il Matrimonio
Il matrimonio è una pietra di questo edificio molto importante, poi se questo passo è fatto da ragazzi molto giovani, Gianni e Vittoria questi sono i nostri interpreti. Tutto parte con tutta la prassi iscrizione alla lista nozze in comune di residenza il tempo di affissione è di 20 giorni, poi il fatidico giorno. Io, Gianni e Vittoria nell’anticamera del sindaco, come si sa l’abbigliamento dovrebbe essere abbastanza elegante invece io e la mia futura moglie: io in tuta da lavoro classica da metalmeccanico, Vittoria in tuta da ginnastica da cui si capisce che dei gran soldi… pochi o niente. Siamo seduti in questa anticamera, a un certo punto si affaccia un signore da un ufficio e guarda a desta e sinistra e rientra in ufficio, la cosa si ripete per qualche volta, dopo si avvicina verso noi, esclama “sto aspettando una coppia di futuri sposi ma non li vedo” a sto punto io mi alzo e chiedo qual è il nome di questa coppia, lui rispose con i nostri nomi, io dissi siamo noi due e rispettivi testimoni , lui fece una faccia vedendo in quel ‘abbigliamento. Premetto che io ero in permesso dall’officina e la Vittoria doveva andare in una fabbrica di calzature per una traduzione in lingua. La cerimonia prosegui con firma documenti, scambio delle fedi nuziali, bacio della sposa. All’uscita dal comune andammo nel primo bar per bevuta di auspicio. Ovviamente dopo un matrimonio così la luna di miele fu rimandata a bensì 3 anni dopo in un viaggio in Spagna. All’inizio del nostro matrimonio all’incirca i primi mesi abbiamo vissuto ognuno a casa dei propri genitori, fin quando successe che mio zio cambiò il camper, un bellissimo ford transit superaccessoriato: completo di servizi igenici e doccia all’interno. Così con un colpo solo avevamo un mezzo e casa (nido d’ amore). La prima fatica è stata il varcare la soglia di entrata con mia moglie Vittoria in braccio difatti facemmo una caduta per fortuna senza causare rottura di nessuna ossa di ambedue. Dopo qualche settimana decidemmo finalmente di partire per la luna di miele destinazione la Spagna. Il nostro programma era di stare in giro per la Spagna più o meno una ventina di giorni e invece ci siamo stati la bellezza di centoventi giorni.
Argomento difficile quello dei cosiddetti "punkabestia". Da ogni punto di vista, anche dalla strada. E lo è ancora di più quando un fatto di cronaca coinvolge qualcuno che si conosce, ma penso che sia giusto parlarne qui, ora. Se non altro perchè non parlarne mi sembra un inutile gesto di ipocrisia, soprattutto perchè è un fatto che ci tocca da vicino ed è un argomento sul quale credo noi abbiamo il pieno diritto di esprimere un’opinione, un punto di vista. Siccome tempo fa ne abbiamo parlato al gruppo del martedì ho pensato che fosse il momento giusto di riportare la discussione anche qui.
La cronaca a braccio. Tempo fa il cane di un altro punkabestia aveva ucciso a morsi il barboncino di una signora. Tempo dopo un ragazzo genovese dormiva, col proprio cane, per terra davanti ad un garage di proprietà di una signora che, protestando per il bivacco in qualche modo viene aggredita dal cane. Niente di grave per fortuna, ma molta paura. Arriva la polizia, la tensione aumenta, il cane ha paura e fa paura, la tensione sale ancora e parte un colpo di pistola che ferisce il cane. Ora stanno tutti bene. Tanto più che la faccenda non è ancora chiara del tutto: ci saranno sviluppi processuali. Tant’è che mentre scrivo queste righe il nostro amico punkabestia irrompe a sorpresa nel laboratorio e, visibilmente entusiasta per la libertà ritrovata, parla forte e veloce e ci dice che ci sarà un seguito, che le cose stanno in un modo un po’ diverso da come è stato detto. Chi vuole seguire la faccenda lo potrà fare seguendo i quotidiani cittadini (se ne parleranno), qui la cronaca ci serve solo come pretesto. Fatto sta che questi fatti hanno portato il fenomeno punkabestia in cima all’agenda politica del Comune. Un po’ com’era stato con i lavavetri, ricordate?
Quello che si dice. Da tempo a Bologna si parla di questo "fenomeno" dei punkabestia: giovani capelloni col cane, scappati di casa per venire a bivaccare qui in cerca di rave, spiccioli. Il tutto rimanendo il più possibile lontano dal lavoro e dal sapone.
Quello che si è fatto. Ordinanze anti-bivacco; "militarizzazione" di Piazza Verdi; riduzione del danno; apertura (a tempo determinato e ormai scaduto) dell’Isola che non c’è, in via dell’Industria: dove la popolazione punkabestia è stata invitata a vivere lì per qualche tempo. Qualcuno ha cercato di fare della riduzione del danno: con laboratori di fotografia, di scrittura con questi nuovi "punk". C’è chi dice che è andata bene, c’è chi dice che è andata male. Opinioni storiche.
Gli interrogativi. Sono tanti e sempre gli stessi: Lo fanno per scelta? Hanno una famiglia? Sono dei "barboni" oppure no? Sono da mettere in una riserva o è possibile pensare ad una convivenza nel tessuto sociale della città? Ancora una volta dunque ci troviamo a confrontarci nei territori di confine fra accoglienza, degrado, sicurezza e convivenza.
Quello che si sa. Poco. Le leggende metropolitane fioriscono come funghi e il fatto che il punkabestia vive così, a quanto pare, per scelta fornisce un alibi a chi invece dovrebbe cercare di capire questo fenomeno. Ed ognuno gira la testa e torna ad occuparsi della propria conosciuta e codificata realtà.
Quello che non si sa. Tanto. La confusione dilaga e gli operatori sociali, i politici, gli amministratori, gli accademici rischiano di etichettare senza realmente comprendere. E’ un punkabestia…ci siamo capiti no? Come se con quella parola si potesse capire tutto. Mentre probabilmente dietro a quello "stile" (sì, stile) si nasconde una richiesta di attenzione, di aiuto, di difficoltà a stare al passo con questa società. Un po’ come tanti di noi del resto.
La realtà? Rimane là fuori, come sempre. Qui possiamo provare solamente a chiarirci un po’ le idee sulle nostre idee e sulle nostre rappresentazioni.
Ps.
Gianni esegue Povera patria, di Franco Battiato. Una canzone per iniziare la settimana e che ci mette nel giusto stato d’animo per affrontare la prossima campagna elettorale. Nei lunghi mesi in cui ci ritroveremo la casta dei nostri politici in ogni pagina di giornale, in ogni trasmissione radio-televisiva, fino nei sogni o incubi. A meno che… non spegnate la televisione e cliccate su Asfalto.
LIVE in VIADELPORTO
Arriva il vento
passa il tempo
sorge il sole
nasce l’amore
ti entra nel cuore
cambia la vita
ora ti piace
l’orrizzonte lontano
e lui che ti prende la mano
per portarti via
in un viaggio d’amore
sull’isola che c’è
sull’isola che c’è
pochi alberi
e forse un unico
ruscello un grande amore
che a piccoli passi
raggiunge il centro
sino alla croce ormai
arruginita dal tempo
per poi ridiscendere
e costruire il nostro
nido d’amore
mischiati al rumore
delle onde un poco
più distanti
con un unica speranza
il nostro amore
quel che serve
per ricominciare
da quell’isola
che c’è
e c’è sempre stata
e se per un attimo
abbiam perso quel
che serve alla vita
ora l’abbiam ritrovato
felici di noi e del
nostro amore