Archivio per la categoria ‘dormire’

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h 14.30–16.00 Sala Borsa, terzo piano

Sarà presentato il percorso “Bologna senza fissa dimora”.

Progettato in collaborazione con "Piazza Grande","Cooperative La Strada" e "La Rupe", "Urban Center" e "Mappe Urbane". Al termine premiazione dei vincitori del concorso giornalistico Transeuropa, un premio per nuove voci dell'informazione organizzato dal festival. www.transeuropafestival.eu

Tour Bologna Senza Fissa Dimora

Clicca QUI per la mappa online del percorso

Il percorso guidato da persone senza fissa dimora è effettuato da esperti conoscitori di Bologna, cerca di mostrare un altro modo di vivere e percorrere la città, mettendo in luce la mobilità sotterranea e spesso ignorata di coloro che hanno come dimora la città stessa. Scopriremo diverse percezioni della città e differenti modi di usufruirne, ma anche significati condivisi e programmi comuni.

Partenza:

h 16.00-18.00 Sala Borsa, Piazza Nettuno

Percorso:

Sala Borsa: partenza con letture di impressioni dalla strada “La Piazza del Sole
Bagni Via IV Novembre: un crocevia, una sosta veloce
Via Nosadella 34 (Congregazione "Sorelle dei poveri"): l'inizio della giornata, la Prima Colazione
Via Santa Caterina, di fronte al civico 59 Mensa serale della fraternità (Caritas): un traguardo           importante, un'accoglienza per chi ha girato e sperato
Via Petralata 58/60. Sportello Sociale Quartiere Saragozza: la risposta istituzionale ai bisogni
*  Il tour si concluderà con un aperitivo in Piazza S.Francesco 4 al Bar "Dè Marchi"
EXTRA festival: l'appuntamento OFF della giornata bolognese è la performance multimediale
          “Diario di un operatore di merda” al "Club66", in via del Pratello 66 alle 22.00
Ci allieteranno musicalmente:
  Diego D'Agata: Voce-basso
  Michele Freguglia: beatbox-basso-samples
  Maxmanz: Live Drawing

http://www.myspace/operatoredimerdawww.operatoredimerda.splinder.com

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Vedi anche le altre mappe di Asfalto

Vagabond Geographic
La mappa dei servizi di Bologna (2009)
I luoghi della vita (io sono stato qui)

http://picasaweb.google.it/s/c/bin/slideshow.swf
si ringrazia Gloria per le foto
 

Continua la pubblicazione dei pezzi scritti dai ragazzi di Asfalto in occasione del festival Naufragi dedicato alle fragilità ospitato qualche settimana fa dal locale " La Scuderia" di piazza Verdi; oggi è il turno di Matteo, uno degli ultimi acquisti del gruppo, che ci parla del suo rapporto burrascoso con il mondo del lavoro e dei servizi sociali. Dalle sue parole traspare tutta la difficoltà che si incontra nell'intraprendere progetti di recupero e inserimento nel mondo che ci circonda


Parliamo di dormitori, centri diurni, laboratori, mense pubbliche. Luoghi dentro e attorno ai quali scorre un'intera giornata e spesso una parte della vita. Spesso si sente dire che questi sono luoghi di passaggio, o che dovrebbero essere così considerati da chi li utilizza. Come se questo fosse sufficiente per rientrare in uno standard di vita diverso o servisse per essere più indulgenti verso le condizioni nelle quali si presentano queste strutture. Rimane il fatto che una parte della vita di una persona può trascorrere in queste strutture pubbliche,che portano con se una complessità fatta di regole, convivenza, relazioni, percorsi, tentativi.
Essere utenti di un dormitorio o di una mensa non è la stessa cosa che essere utente di un benzinaio: gli abitanti delle strutture di accoglienza sono quanto meno la metà di questa storia che coinvolge amministratori, tecnici, esecutori e operatori del settore. Vogliamo, con questi documenti e queste testimonianze, smettere di lamentarci e cominciare a progettare insieme un modo diverso di vivere, lavorare e condividere.

matteo tecnico
Matteo, ospite del dormitorio di via del Gomito, dell'età di 30 anni ha collezionato numerose esperienze di lavoro, a partire dai 14 anni, in campi anche molto diversi tra loro: stage con la scuola presso aziende di impiantistica, periodi di lavoro o borsa-lavoro in una fabbrica di ghiaccio, come muratore, saldatore, elettricista, lavapiatti, lavori stagionali nell'agricoltura e come bagnino. Tra queste esperienze, che dimostrano come la mancanza di volontà non sia un suo problema, va incluso un periodo di quattro anni in comunità terapeutica nel tentativo di risolvere il suo problema con la tossicodipendenza, che si trascina da quando aveva 19 anni. Attualmente è in carico al Sert, assume regolarmente il metadone ed è impegnato in un progetto di borsa-lavoro terapeutica presso il laboratorio informatico del Centro Diurno. Queste sono le sue parole:

"Posso dire una mia opinione dei fatti nella mia esperienza specialmente nella strada: è molto difficile al giorno d'oggi avere un lavoro quando non si ha un attestato di qualcosa in mano da presentare ad un'azienda, oggi viviamo in un'era tecnologica, che si basa soprattutto sulla comunicazione e i social network, con internet nella sua piena forza.. per questo servirebbero corsi di formazione perlomeno che si possano pagare con il reddito. Dato che tutti hanno il diritto ad una istruzione complementare lavorativa ed umana.. Occorrerebbero dunque più corsi gratuiti o che si pagano a seconda del reddito..

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Dovrei smettere di frequentare Gian.
L'ho conosciuto cinque anni fa, eravamo vicini di casa. Io stavo sotto il ponte di Corso dei Marmi e lui sulla riva opposta con la sua casa trainante che chiama la Chiocciola. Due metri e venti di lunghezza metro e dieci di larghezza, un'altezza che non consente di stare in piedi, ma leggermente curvi. Una porticina, due finestre, un oblò sul soffitto, un piccolo pannello solare che alimenta una lampada a sei led, e per i mesi invernali una stufetta a legna delle dimensioni di un bidoncino.
Sopra la buca delle lettere un campanello col batacchio, la statuina in plastica della Madonna di Lurdes ed il numero civico numero 0 in un elegante piastrella di ceramica smaltata di bianco, una fioriera con l'edera e una vasetto di primule.

In questi giorni è andato ad accudire una vecchia amica ed io faccio il custode di questo piccolo mondo parcheggiato in un viale alberato in cui la città sembra scomparire.
Dovrei smettere di frequentarlo, soprattutto adesso che ho una casa. Avevo accantonato da un anno la possibilità di costruirmi una Chiocciola per tornare a vivere in strada, con una certa fatica avevo fatto pace con porte, finestre,soffitto ed eccomi ora a fare il custode della casa dei miei sogni.

Dopo due ore si avvicinano due dell'antidroga in borghese, io sorrido come se fossero miei ospiti, la chiocciola come al solito fa tutto il resto, nei loro occhi come al solito vedo una gioiosa incredulità, stupore per una cosa che si trova solo lei libri per bambini.
Quartiere popolare e zona di spaccio, immigrati e vecchi Calabresi in pensione, merda di cani sui marciapiedi. Tutto normale se non per la presenza della Chiocciola. E' chiaro che in quei due metri quadri non ci sia degrado o motivo di preoccupazione per l'ordine pubblico. In una situazione talmente nuova e paradossale sono io a dover mettere le persone a proprio agio, racconto brevemente il senso della mia presenza e invito i poliziotti a visitare la casa, si guardano in faccia e poi uno infila la testa in casa. In una cornice di legno vi è un tessuto ricamato a mano e pieno di colori in vi è scritto Benvenuti, sulla destra la stufetta a legna, un lavandino di acciaio, il tavolino che una volta sganciato si unisce alle panche laterali per diventare un letto.
Mi chiedono come faccio a vivere, se ho un lavoro e altre notizie che possano in qualche modo rendermi riconoscibile rispetto ai parametri tradizionali. Esito un attimo e poi:” Ho vissuto diversi anni in strada e adesso faccio lo scrittore”
Un altro scambio di sguardi sbalorditi fra i due e il sospetto che li stia prendendo per il culo, ma ho il libro appoggiato sul tavolino, lo indico e dopo alcuni secondi quando sento che stanno per salutarmi gli allungo i documenti, uno dei due che già si stava avviando alla macchina chiaramente frastornato o incredulo torna indietro e dice “ Ah si, grazie”
Poi è la volta di tre ragazze abbigliate da signore impiegate probabilmente in un qualche servizio pubblico, scappano quando dico di aver scritto un libro. Qualcuno trova il coraggio per bussare, altri appostati dietro gli alberi o le macchine parcheggiate, fanno foto da cellulare e poi si danno alla macchia.

E poi la sera quando finalmente riesco a prendere sonno ecco i vigili urbani. Solito rituale di accoglienza con tanto di visita al museo della Chiocciola, visi distesi e rispettosi e prima di salutarci il vigile mi confessa di non votare più per Berlusconi, la vigilessa mi inchioda con una domanda chiara: “ Lei è di sinistra “? Ed io “ Orientativamente direi di si, ma sono talmente rigoroso, che se dopo una riflessione approfondita scoprissi di essere di Destra, non me ne sorprenderei”.

 


Dicono che il 2010 sarà l’anno della definitiva lotta alla povertà… mentre cerchiamo di uscire dalla lotta AI poveri Asfalto saluta dal pavimento del Piano freddo in via Capo di Lucca ed augura a tutti un 2010 decisivo, ricco di grandi cambiamenti e risposte certe ai propri bisogni.

Emergenza freddo: istruzioni per l'uso

Pubblicato: 11 dicembre 2009 da massitutor in assistenze e bisogni, dormire

maximanz_freddo_liteAbbiamo pensato ad una piccola guida per chi ha intenzione di usufruire del servizio di ospitalità notturna invernale, quello comunemente conosciuto con il nome di "Emergenza Freddo", o Piano freddo che è più istituzionale.
Prima di tutto, la lista dei punti d’accesso, dove si prende contatto con i servizi e si riceve il foglio da consegnare poi all’ingresso nella struttura:
DROP IN (via Paolo Fabbri)-dalle 9.00 alle 11.00 martedì, marcoledì e sabato  15 posti
CENTRO DIURNO (via del Porto 15)-dalle 13.00 alle 17.00 dal lunedì al sabato  10 posti
UNITA’ Di STRADA– lunedì, martedì e giovedì nelle due fermate: dalle 17.30 alle 18.30 ai giardini del Guasto e dalle 18.30 alle 19.30 in piazza XX settembre  15 posti
SERVIZIO MOBILE di PIAZZA GRANDE-dalle 21.00 alle 24.00 in zona Stazione  5 posti
Queste strutture assegnano i 45  posti-letto del Cappannoncino vicino al Lazzaretto, oltre ai quali sono disponibil altri 9 posti riservati alle donne, 5 in via Lombardia e 4 allo Zaccarelli.
Inoltre, altri 8 posti vengono messi a dispsizione nelle strutture (in via del Lavoro e a S.Lazzaro) dell’Opera di Padre Marella, e altri 4 sono accessibili tutto l’anno tramite il Pronto Intervento Sociale, un servizio d’emergenza attivabile dalle forze dell’ordine.
Indispensabile per accedere  ai posti letto la maggiore età e il possesso di documenti in regola, ovviamente anche per gli stranieri: chi fosse privo può essere ospitato per i 3 giorni che gli vengono concessi per produrre i documenti necessari.
Per tutti gli altri il tempo di permanenza è di 15 giorni, rinnovabile presso  la stessa struttura dove è avvenuto il contatto iniziale.
Ricordiamo che è prevista anche ospitalità per i cani, gli amici a quattro zampe, presso il Rifugio di via del Gomito.
In caso di allarme maltempo diramato dalla Protezione Civile, l’ospitalità può essere estesa anche agli stranieri irregolari privi del permesso di soggiorno.

Disegno di Maxmanz

ASSALTO ALL'EMERGENZA FREDDO

Pubblicato: 4 dicembre 2009 da massitutor in assistenze e bisogni, dormire, politica, stampa
E’ iniziato il Piano Freddo del Comune di Bologna, ma la vera notizia è che a Bologna l’emarginazione è stata sconfitta. Il giornale Il Bologna di giovedì scorso dice che il Comune dichiara che sono circa 50 le persone che dormono per strada a Bologna, il Piano ne offre 62. Lusso! E un altro problema è stato risolto! Vai così. E’ proprio il migliore dei mondi possibili.

clochardQuanta gente oggi in via del Porto…saranno mica i Radicali di Pannella che distribuiscono marijuana gratis?
Ah no, è solo il primo giorno dell’emergenza freddo…che brutta parola "emergenza", da l’idea di un qualcosa che ti coglie alla sprovvista, con la guardia abbassata, anche se ormai sono anni che questo problema, e con lui i tentativi per risolverlo, si ripresenta puntuale ed inesorabile in questo periodo dell’anno.
Il Capannoncino al Lazzaretto è pronto con le sue 45 brandine, altri posti sono stati ritagliati di qua e di la nelle altre struttute della città per un totale di 62 posti-letto.
Tutto a posto, a sentire il giornalista del Bologna che, riportando le stime dei servizi sociali, parla di 50 persone che abitualmente dormono per strada, senz’altro riparo al di fuori dei mai abbastanza benedetti portici,che se Bologna non li avesse non ci sarebbe tutta ‘sta gente in mezzo ai maroni….mi meraviglio infatti che nessun pazzoide fasciolegaiolo abbia proposto di abbatterli per risolvere il problema "alla radice"!
Fantasie deliranti a parte, sappiamo purtroppo che le cose non sono così semplici: il Comune fa quello che può, anche se un centinaio di posti sarebbe un obiettivo raggiungibile, e di gran lunga più soddisfacente.
Come al solito, le stime ufficiali vanno prese con le molle, e per chi sa leggere la realtà aldilà dei numeri(che sono SEMPRE arrotondati per difetto) le cose non sono certo così semplici.
Probabilmente queste cifre serviranno a mettersi il cuore in pace, ma le eccezioni alla regola, quando si parla di gente che vive per strada, sono tante quante la persone che verranno ospitate stasera, se non di più.
Quanta gente non è stata conteggiata perchè occupa rifugi di fortuna? Quanti dormono in baracche, cantieri, vagoni abbandonati, cascine, edifici più o meno fatiscenti, dalle catapecchie di cartoni e lamiera sul Reno dei rumeni agli appartamenti con luce, acqua e comfort vari degli squatter più smaliziati? Quanti di loro rischieranno di perdere la loro "casa" per una notte al caldo?
Impossibile saperlo, senza contare quelli che passano la notte seduti in sala d’attesa alla stazione o addirittura facendo avanti e indietro sui treni pur di stare un po’ al caldo, perchè la loro "mancanza di esperienza non gli ha suggerito di meglio…gente che magari fino a ieri aveva una casa, una famiglia, un lavoro, e semplicemente non se la sente di andare a dormire con 50 sconosciuti, magari ubriaconi, drogati, avanzi di galera, con il rischio di essere derubati di un portafoglio dove invece dei soldi che non ci sono più custodisce i ricordi di una vita, le fotografie degli affetti più cari.
Con il tempo aumenterà sempre di più il numero di quelli che si troveranno soli ad affrontare una vita dura, randagia, per la quale non sono preparati; oggi ci vuole veramente poco:divorzi, licenziamenti, sfratti, fallimenti…in Italia si è sempre contato sul grande ammortizzatore sociale naturale, la famiglia, ma i tempi sono cambiati, sono a rischio anziani, giovani, persone sole.
Sono finiti i tempi in cui l’alcool o la droga ti facevano finire in mezzo alla strada: ora é sempre più vero il contrario.
Questa è la realtà che bisogna affrontare, e di certo i servizi sociali delle città da soli non possono molto, il problema è collettivo, così come devono essere collettivi gli sforzi per migliorare la situazione(di risolverla inutile parlarne…)
Che si sia provveduto per tempo quest’anno è un ottima cosa, ma giocare con i numeri o addirittura mentire alla stampa e prendere per il culo la gente é un’altra cosa….L’articolo sul Bologna finisce con le parole di un’ex consigliere (di Rifondazione Comunista, oltretutto) che, tutto fiero per aver giustamente sollevato un polverone per stoppare la proposta di precedenza ai residenti nell’assegnazione dei posti letto, si dichiara soddisfatto del lavoro svolto: "Al Sabatucci, ad esempio, la ristrutturazione è ora completa".
Starà parlando dello stesso Sabatucci che conosciamo noi?

Il 31 marzo scorso ha chiuso l’Emergenza freddo.
Cos’è l’Emergenza freddo? Oggi viene chiamato Piano Freddo ed è il provvedimento che il Comune di Bologna attua per far fronte alle esigenze di riparo delle persone che vivono in strada a Bologna. Materialmente è un capannone situato in via del Lazzaretto, vicino al riparo notturno Massimo Zaccarelli.
45 brandine hanno accolto il difficile sonno di 145 persone, dal 28 novembre 2008 al giorno della chiusura; circa la metà di loro sono stranieri. Tante? Poche? Non interessa qui fare una riflessione o una polemica. Fatto sta che la struttura è stata sempre pienissima, con persone che rimanevano fuori. Escludo inoltre che oggi quelle persone che sono passate da lì oggi abbiano risolto i loro problemi.
Ogni anno, attorno alla gestione della struttura, si attiva una rete organizzativa allargata che coinvolge nell’invio: Lista Unica, Centro diurno, Unità di strada e Servizio mobile di sostegno. Vengono attivati anche percorsi di borsa lavoro e tirocini di formazione.
Elena è una giovane operatrice che ha lavorato con Coop La Strada nella gestione del Piano freddo e quello che segue è il racconto di quell’esperienza dal suo punto di vista.
Un doppio ringraziamento dunque: per l’impegno e per la testimonianza.
Live Zac 01“Perché non scrivi qualcosa sull’emergenza freddo da mettere sul blog?”. Per tutto il viaggio di ritorno a casa, a Modena, sola in macchina sotto una pioggia incessante, penso a cosa poter raccontare che non sia banale. Penso a come poter scrivere tutto quello che per me sono stati questi mesi come operatrice all’emergenza. Penso a dove dormiranno da domani sera… mi viene un nodo allo stomaco tremendo. Penso al fatto che vorrei, dovrei, fare qualcosa di più. E invece… rendersi conto che tu da solo, per quanta volontà abbia, non puoi fare quasi niente è frustrante da matti e mi fa sentire piccola piccola e ancora più sola, lungo una via Emilia bagnata, buia e semideserta. Penso che è una di quelle sere in cui non può che piovere fino allo sfinimento. Come se la pioggia cercasse di lavare via i pensieri. Che invece ti ritrovi i giorni seguenti in pozzanghere immense. Mi vengono in mente tutte le facce viste in questi mesi, tutte le storie ascoltate, gli scazzi e il nervosismo di certe serate, le risate di altre. Le discussioni con gli ospiti musulmani e rumeni sulle differenze culturali. I monologhi (apparentemente) insensati di qualcuno che aveva alzato un po’ troppo il gomito. Mediare con qualcuno che proprio non ne voleva sapere di stare dentro quelle due regole che ci sono in emergenza freddo. Ogni volta sono tornata a casa con pensieri, immagini e momenti in più da ricordare. Per questo non posso che dire GRAZIE a tutti voi, colleghi e ospiti, che nel bene e nel male mi avete trasmesso un “qualcosa” che mi ha fatto riflettere e crescere ogni giorno. Nel bene, perché ho trovato colleghe e colleghi straordinari, e fra loro una nuova amica, e ospiti che se mi vedevano meno sorridente del solito mi chiedevano il perché e, nonostante i loro problemi, avevano voglia anche di stare ad ascoltarmi. Nel male, perché purtroppo la gente stupida esiste, sia fra gli ospiti che fra i colleghi …arroccati nella loro convinzione che la loro idea sia quella giusta sempre, senza mai metterla in discussione, sia che si tratti di cose “banali” come dare o non dare qualcosa, o che si tratti di avere una certa idea di una persona, trattarla con scarso rispetto, sulla base di una antipatia arbitraria, senza nemmeno conoscere niente della storia di questa persona.
Sembrerà una cazzata, la solita frase fatta, ma questi mesi mi hanno fatto riflettere ancora di più su quanto sia importante l’ascolto. La voglia di ascoltare gli altri e cercare di capire. Troppo spesso parliamo, parliamo, parliamo… senza in realtà dirci niente; troppo poco ascoltiamo gli altri fino in fondo, con la mente e col cuore oltre che con le orecchie. Io, personalmente, in questi mesi ho cercato di farlo più che potevo, nonostante le regole da rispettare e da far rispettare anche ai più irriducibili affezionati del partito dei rompipalle.
Questo è quello che mi viene da scrivere all’una di notte, appena tornata casa, di getto, senza stare a pensare se sia banale o meno, se sia interessante o no.
Mi mancherete molto!!!
Elena
21 morti in Polonia
Pubblichiamo da Il Manifesto:

TAGLIO BASSO di Mauro Caterina – VARSAVIA
KAMIEN POMORSKI – vittime della miseria in una struttura priva delle più elementari norme di sicurezza.

cliccaMorire nella miseria, morire perché si è poveri. Le vittime dell’incendio divampato durante la notte del lunedì di pasquetta in un ostello per senza tetto a Kamien Pomorski, nel Nord Ovest della Polonia, sono prima di tutto vittime della povertà. Sono 21 al momento i corpi trovati carbonizzati dai vigili del fuco, 20 i feriti tra cui un bambino di appena 8 mesi.
Ma il bilancio delle vittime è ancora provvisorio. Nell’ostello di tre piani erano registrate almeno 77 persone, in attesa di ricevere un alloggio dalle autorità locali. Lo ha reso noto Marcin Rodak, del centro nazionale emergenze. Non tutti coloro che erano registrati sono stati individuati. Quel che si teme è che il bilancio dei morti possa crescere, come ha sottolineato il portavoce dei vigili del fuoco Pawel Fratczak, spiegando che sarà difficile identificare molte delle vittime perché i corpi sono stati completamente bruciati. L’incendio è divampato all’una di notte. I testimoni raccontano che l’edificio ha preso fuoco come una torcia: «Le fiamme avevano una velocità incredibile-ha detto alla tv locale TVN24 Daniel Kopalinski, uno dei soccorritori-i vigili sono stati costretti ad afferrare i bambini che i genitori lanciavano dalle finestre».
milano_freddo_2009«C’erano delle scale, ma arrivavano solo al primo piano», ha raccontato un’altro testimone, Dariusz Janyszko, fratello di una delle vittime. In Polonia li chiamano «hotele socjalne», ostelli sociali. Sono case fatiscenti gestite dalle amministrazioni locali e vengono usate come strutture provvisorie per ospitare famiglie povere che non possono permettersi il lusso di una casa. Gli ostelli sociali sorgono un po’ ovunque sul territorio nazionale e mancano delle più elementari misure di sicurezza. All’ostello di Kamien Pomorski, la cittadina di 9.000 abitanti dove si è consumata la tragedia, mancavano le scale antincendio. Sono ancora ignote le cause che hanno scatenato le fiamme all’interno della struttura. Forse un fornello a gas che le persone ospitate negli ostelli usano per cucinare nelle camere, visto la mancanza di cucine in questo tipo di strutture. Il capo dello Stato, Lech Kaczynski, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale.
Il primo ministro Donald Tusk si è recato nella cittadina ieri mattina assicurando che «l’aiuto sarà completo e garantirà ai sopravvissuti gli alloggi di cui avevano bisogno». Ora bisognerà mettere mano alle altre strutture e fare in modo che non si ripeta una simile tragedia. Anche a queste latitudini ci deve scappare il morto affinché si affrontino certi problemi. Essere poveri e non avere una casa per la propria famiglia è un dramma, morire perché non ci sono case sicure dove ospitare i poveri è una vergogna.

Bella storia!..

Pubblicato: 2 marzo 2009 da massitutor in assistenze e bisogni, civiltà, dormire

Da Tecnocinio. Max Wallack è un simpatico ragazzino un po’ in carne di 12 anni che ha appena vinto il concorso Trash to Treasure indetto da Design Squad. Rivolto ai giovanissimi, premiava l’invenzione pratica e fattibile più interessante che coinvolgesse il recupero di rifiuti.

Sì va bene, ok, bella storia, divertente e sicuramente funzionale… Però? Ogni tanto salta fuori una nuova invenzione rivolta agli homeless: la giacca che diventa sacco a pelo; il sacco a pelo che diventa casa; il cappello che diventa doccia e lo zaino che si trasforma in roulotte. Il fatto è che tutti questi attrezzi da spedizione al polo nord non risolvono il problema fondamentale della convivenza, di un reale reinserimento nella società. Le leggi poi non seguono con altrettanto entusiasmo questo genere di invenzioni: cosa succederebbe se provassimo una dozzina di questi igloo in Piazza Maggiore a Bologna? Cosa ne penserebbero i vigili?

Sesso droga e gabinetto

Pubblicato: 21 gennaio 2009 da massitutor in dormire, droga, felicità, sogni

Buongiorno a tutti. Oggi possiamo raccontare per una volta una storia d’amore consumata in quel di Piazza Verdi, ai Bagni pubblici, che ogni tanto frequento. Non è solo il bagno dei tossici come si dice, ma anche del sesso veloce: "Dai ho voglia, facciamolo qua dai che è strano", non curanti dell’operatore che tanto assorbe tutto quello che fanno nei bagni, anche queste sferzate di Amore, ma va benissum meglio il sesso che il "buco", ma quello che è strano è la semplicità e il modo in cui è avvenuto. Arrivati giù ai bagni entrano nel bagno lui forse timoroso entrava e usciva, deciso a restare chiuso con la propria donzella in bagno, da prima la Droga, poi due chiacchire e infine quei lamenti di libidine dovuto al mix di droga, sesso e lo scarico del cesso che, usato a mo’ di sedia, è servito a qualcosa. Lo scarico è rotto, ma la carica è tanta.

  A quel punto ho preferito uscire dal bagno e andare a prendere un po’ d’aria aspettando che i due finissero l’amplesso godereccio verdiano, finito il loro momento di sesso, andando via, con gentilezza mi rivolgono il "grazie, buona giornata" e mi viene spontaneo "alla prossima".

Meglio momenti di sesso, anche imbarazzante, che il buco e quindi viva il sesso ovunque, anche nei bagni di piazza Verdi.