Archivio per marzo, 2008

leggi le leggende metropolitaneLe leggende urbane hanno sempre accompagnato la nostra vita fin da ragazzi.

Vengono sempre associate alle nostre più recondite fobie, tipo che se la tua fobia è quella di essere picchiato mentre caghi ecco che salta fuori il coccodrillo albino dalla tazza del cesso. Se sei particolarmente ipocondriaco ecco che dopo una notte di sesso selvaggio con una tipa appena conosciuta ti ritrovi alla mattina dopo scritto col rossetto sullo specchio del cesso “benvenuto nel mondo dell’aids”. Se sei particolarmente attaccato alle tue cose e hai paura di perderle ecco che ti risvegli senza un rene in una vasca da bagno piena di ghiaccio. Cose così, insomma.
In genere non sono comprovate da nulla ma nel contempo non c’è nemmeno nessuno in grado di smentirne oggettivamente l’inattendibilità.

Nell’ambiente di strada, si sa, amano tutti piangersi addosso.
E’ sempre colpa di qualcun altro se ci si è ridotti così, in genere in quest’ambiente la dietrologia è la filosofia più diffusa. I complotti, insomma, sono il pane dell’esistenza stessa.
Nulla di più vero.
Infatti, me la vedo la scena, tutti i potenti del mondo riuniti attorno ad un tavolo a congiurare contro la vita dello sfigato di turno con fogli di via a pioggia, a volte x-files esiste. Qui le leggende urbane fioriscono come i le margherite a primavera.

Facciamo qualche esempio.
L’altro giorno un tizio qui al Centro diurno se ne esordisce con una frase che dà da pensare. “Se non ci fossero i tossici, tu (cioè io) rimarresti senza lavoro”.
Ci ho riflettuto un po’ su e poi sono arrivato alla conclusione che, hey, è vero!
E infatti è per questo che esiste il metadone. Per far rimanere tutti tossici. In realtà smettere di farsi sarebbe abbastanza facile, basterebbe pregare un po’ di più la madonna e bere un bicchiere d’acqua ragia. Ma No. Poi come cazzo faremmo noi operatori?
E’ tutto un complotto orchestrato fra noi, i servizi sociali, viale vicini, i sert e l’unità mobile.

La convinzione più diffusa è che all’antoniano mettano dei sedativi nel mangiare.
E’ perché ancora non hanno visto quanto rivotril metto io nel bidone del caffè del centro diurno. Circa una boccia. All’antoniano sono dei fottuti dilettanti, al limite ci mettono un po’ di tavor.
E del resto perché mai dovremmo subirci risse e manicomi vari ogni cinque minuti?
Quando sentite di uno che muore in un dormitorio o in un gruppo appartamento vi diranno sempre che è stato trovato solo quattro giorni dopo in stato di decomposizione, perché agli operatori non gliene sbatte un cazzo.
Sbagliato. Non tanto per l’analisi sugli operatori che in linea di massima può anche essere azzeccata ma perché in generale lo scopriamo dieci giorni dopo, no quattro.

leggenda3 Spesso ci viene contestato che rubiamo i pasti per portarceli a casa e mangiarli noi.
Non so se sia vero, però l’altra sera dovevo invitare a cena una tipa e per fare bella figura e non sbattermi troppo ho pensato che sarebbe stata un’ottima idea riscaldare lo spezzatino della enichem che ho preso in prestito da qui. Poi ho scoperto che era vegan, così ho riscaldato i broccoli ogm, ma questa è un’altra storia.
Altra convinzione diffusissima è che gli operatori siano tutti stati in galera o in comunità o al ricovero almeno una volta nella vita.
Io no, l’ho sempre fatta franca, ho spacciato lsd ai bambini per tre anni in uno dei punti più centrali della città e non mi hanno nemmeno mai fermato per un controllo.

Rileggendo tutta sta menata mi sono accorto di come io sia forse l’unico essere umano nel raggio di svariati chilometri a poter tranquillamente confermare la veridicità di alcune fra le leggende urbane più diffuse nell’ambiente di strada.
Chissà che tornando a casa non mi imbatta pure in una scia chimica.
Mh, ci penserò dopo, per l’intanto vado giù a fumarmi una canna coi filetti di banana.

Forse non tutti sanno che

Pubblicato: 30 marzo 2008 da massitutor in laboratorio, lavoro

Pochissimi dei nostri lettori sanno che, al di la di un piccolo muro di cartongesso, accanto al laboratorio che ospita il gruppo Asfalto c’è il Laboratorio artistico. Un piccolo, ma storico spazio creativo gestito dalla Fraternal Compagnia all’interno del progetto Prova&Riprova del Comune, che offre piccole opportunità sotto forma di mini borsa formazione per persone che hanno problemi con le sostanze. Il laboratorio esiste da una decina d’anni e le persone che ci hanno lavorato dentro facevano cose straordinarie quando nel laboratorio informatico ancora Internet non c’era e ci si limitava a fare le lezioni base di offis. Per cui questo tardivo ma sentito omaggio è per Aurelio (il tutor zen) e tutti i ragazzi che sono passati da questo laboratorio. Un posto meno chiassoso di Asfalto, ma che fa cose straordinarie, a partire dal silenzio tipico degli artisti e degli artigiani. Ne approfitto per salutare una ragazza speciale Roberta, che adesso è lontana e che, con l’entusiasmo che poteva, ha anche fatto nascere il blog del Laboratorio artistico. Labarte è un blog che cercheremo di tenere vivo e aggiornato con i bellissimi lavori del laboratorio.

Il poeta

Pubblicato: 29 marzo 2008 da massitutor in Uncategorized

poetaIL poeta è un fuciliere
che spara coriandoli alla festa
e coltiva fiori nel suo giardino
con tutto l’amore che serve
al crescere della vita

mischia l’amore col sentimento
per ogni volta dire
bello, codesto tempo

poi alza gli occhi al celo
e vede le rondini tornare,
scopre che è primavera
e incomincia a dire la sua

con tante poesie d’amore,
che scriverà
con tante poesie d’amore
che scriverà

poi verso quell’isola
i gabbiani volano
accanto alla nave

per poi arrivare e dire
sempre amore
sempre amore

la sua poesia dirà
come l’urlo nel vento
che si disperde nel celo
cadere nell’acqua e affondare
e tutte le volte riemergere
con poesie d’amore
che fanno bene al cuore

il poeta è un fuciliere che
spara coriandoli alla festa
e coltiva fiori nel suo giardino
con tutto l’amore che serve
al crescere della vita
al crescere della vita

Puzzle..Politico…aiuto!!

Pubblicato: 28 marzo 2008 da massitutor in politica

puzzle

Riflessioni dal carcere

Pubblicato: 28 marzo 2008 da massitutor in assistenze e bisogni, carcere, libertà

jailhouseCiao amici del blog, dopo un periodo di silenzio, spunto come i fiori in primavera.
E’ un periodo di grande riflessione, mi si chiede di pensare a quale progetto sarei più predisposto nel portarlo avanti. Nella mia mente e nel mio cuore. Ho un’idea, ma quasi tutti i progetti pianificati nel minimo dettaglio non si avverano mai.  Come prima cosa mi è stata tolta la residenza, quindi si è aggiunto un problema non piccolo. Per giunta il Sert col quale adesso condivido il programma di custodia attenuata mi ha fatto sapere e percepire, che loro non possono prendersi a carico Dario e che sia più opportuno che il mio Sert Carpaccio, quello storico, si prenda a carico Dario, per un senso di responsabilità visto che sono stato loro paziente sin dagli inizi del mio approccio con un Sert. Questo può anche essere giusto, ma saltano fuori tante domande che non ho risposte immediate, penso e ne sono convinto che questo problema me lo porterò fino a fine pena: il 17.10.2008. E che dovrò risolvermelo, come tutte le cose. Ho letto un articolo su una rivista stampata da San Patrignano dove il responsabile numero uno dice che il pubblico e il privato devono fondersi per uno scopo comune. Sarà dura che questo avvenga, visto che hanno due velocità diverse e risorse
Limitate più nel pubblico che nel privato. Risorse: parola bella dove pensi ai mezzi per qualificare quell’essere umano che ha toccato il fondo, prendo nell’esempio la custodia attenuata che è un progetto nuovo, ma ci sono risorse limitate ancora di più di quello che sembra. È uno schifo: è impensabile di voler aiutare il tossicodipendente con poco o niente. Nella sofferenza si cresce e va presa di petto, se svincoli da essa hai perso in partenza questa forma di “battaglia” la vivi con te stesso, all’interno del tuo cuore e della tua mente.
È bello potervi raccontare con sincerità questo progetto, ma come in tutte le cose materiali esiste il pro e il contro, al momento posso solo dirvi che è un progetto nato nel 2005 e, a mio avviso, è in via di perfezionamento, un misto tra carcere e comunità, un impasto di programma tra ergoterapia e psicoterapia, forse innovativo o forse no, però posso confermare che ci sono persone disposte ad aiutarti, a prescindere dai pochi mezzi esistenti l’unica cosa è che le istituzioni e i poteri forti dovrebbero investire di più e aggiungere risorse innovative perché è un posto che rispecchia molto la società esterna. E’ difficile da spiegare con le parole quello che invece bisognerebbe vivere; è come se io cercassi di spiegare cosa fate in via del  Porto o su Asfalto.
In questo periodo sto consolidando quelle virtù che un essere umano non tossico detiene: sopportazione dei problemi, costanza, riflessione, condivisione dei problemi altrui e altro.
Resto in attesa del vostro cd rom per fare vedere alle persone quello che di innovativo avete fatto, previa verifica da parte della commissaria del posto.
Spero che tutto il popolo di asfalto stia bene compreso Mimmo. Adesso vi lascio e attendo vostre notizie. Ciao Dario

Salviamo il Salvabile

Pubblicato: 26 marzo 2008 da massitutor in civiltà, droga, famiglia, felicità, lavoro, libertà, politica, salute, viaggio

 tempestaOggi 23 Marzo 2008. Giorno di Pasqua, il quale per molti, ma non per tutti è un giorno di pace non solo spirituale ed ecclesiastico, ma di pace interiore, la quale io non vivo e condivido con nessuno, tranne con la Solitudine, avendo scelto di rimanere da solo, per non far ricadere le mie colpe e i miei errori alle persone che ho amato, e tutt’ora amo, anche se a modo mio. Consapevole degli errori commessi agendo in questo modo. Ed è proprio per esternare gli stessi ho deciso di andare via non per vigliaccheria ma per non far soffrire le persone che amo. La decisione è avvenuta in un periodo di crisi familiare, economica, lavorativa, psicologica e, di conseguenza, a depressione e stati d’ansia e di colpa. Non sono uno stinco di santo, e dato di fatto sono ricaduto nell’abusare di droga e alcool, richiudendomi sempre più in me stesso e abbandonando e tralasciando tutto e tutti. Per salvare il salvabile ho deciso di far vivere loro una vita autonoma perchè sono per il "vivi e lascia vivere", ma questo discorso lo puoi affrontare quando sei da solo, non quando sei sposato e padre di due ragazzi di 19 e 15 anni. Allora subentrano i compromessi, i quali a me proprio non vanno giù, ma col passare del tempo ho imparato che senza i quali non si va da nessuna parte, ma strafottendomi delle conseguenze ho scelto il male minore che ritenevo allora possibile. Andare via, pensate ciò che volete (Vigliacco, inetto, irresponsabile e altri termini che a vostro parere ritenete opportuni). Ma non sono andato via senza aver salvato l’equipaggio come fà un buon capitano mettendolo al sicuro da un mare in tempesta con onde alte fino al cielo, fulmini che illuminavano di giorno le notti senza nè stelle nè luna, tuoni talmente assordanti, che rimbombavano e rimanevi frastornato e stordito per minuti senza renderti conto del tempo trscorso. Ora, rimasto solo sulla nave e assicuratomi che l’equipaggio è in buone condizioni, sto cercando di far attraccare questa vecchia carretta in un porto. Lo so, per rimetterla in mare in condizioni di poter affrontare la navigazione per un ritorno alla dignità ci vorrà del tempo, forse tanto, ma non demordo, anzi sarà uno stimolo in più per constatare che l’esperienza vissuta, e gli anni trascorsi in un mare in tempesta e pieno di vortici che più volte mi hanno risucchiato,  non accada più. Resomi conto  degli errori commessi nel passato farò in modo che ciò non accada mai più, rinsavendo, cambiando, migliorando almeno spero l’attuale tenore di vita, il quale non è più tollerabile e sopportabile almeno per me.

Ecco la storia

Pubblicato: 25 marzo 2008 da massitutor in droga, libertà, politica, tele asfalto

Gianni è un musicista di strada e un pittore. Qualcuno dice che è un madonnaro. Lo avete visto cantare due canzoni anche su queste strade virtuali di Asfalto ed abbiamo altri progetti musicali insieme in cantiere, di cui presto vi faremo sapere. Gianni vive da più di vent’anni le strade d’Italia. Gli ultimi li ha vissuti a Bologna: in piazza, nei vicoli dove suona, nei dormitori ed ha qualcosa da raccontare. E cioè come è cambiata la strada in questi ultimi 20 anni: fra degrado, accoglienza, rischi, tolleranza, amicizia, solidarietà. Gianni è una voce, ma so che ognuno ha la sua esperienza e il proprio modo di vedere i cambiamenti: quindi fatevi sotto (nei commenti) e lasciate la vostra testimonianza su come è cambiata la strada. Non bisogna essere "senza dimora" per vivere la strada: ognuno la vive ogni giorno. Questa potrebbe essere l’occasione per scrivere il nostro libro di storia. Ecco la storia.

Nuove generazioni… crescono

Pubblicato: 19 marzo 2008 da massitutor in civiltà, politica, salute

Nuove generazioniTema alquanto interessante, e nello stesso tempo attuale e oserei dire scomodo da trattare visto i tempi che andiamo incontro con molta rapidità  rispetto agli anni passati. Ricordo con molto rammarico   di molti ragazzi o meglio dire adolescenti che giocavano con giochi di fantasia o tramandati dai più grandi che in base alla loro crescita, sia anagrafica che culturale, lasciavano loro in eredità ed erano sorridenti e felici di far parte di un contesto nel quale tutti si sentivano partecipi e l’amicizia che si creava si protraeva negli anni. Non come le Generazioni attuali che non possiamo di certo paragonarli a quelle ormai surclassate e invecchiate per non aver corso una maratona sociale la quale porta all’isolamento e al chiudersi in se stessi. Saranno molto probabilmente più intelligenti dei ragazzi di allora, ma, da quanto vedo in giro per strada e nei vari luoghi di ritrovo, li vedo chiusi in branco ispirandosi a fare cazzate che non li porterà di  certo a vivere in un contesto sociale di aiuto per il prossimo. Ma vorrei spezzare una lancia a loro favore, la quale col passare del tempo si potrà trasformare in un boomerang: La cosiddetta società attuale fatta di un non vedere e affrontare i problemi che spesso esistono in molte famiglie non per colpa dei genitori, scuola ecc.. Sono affrontati dai ragazzi stessi  formando il  branco il quale porta al bullismo che si ripercuote sui soggetti più deboli. Le nuove generazioni hanno di tutto, basta chiedere ai loro genitori i quali non sanno più dire di no. Qualcuno mi riterrà una mummia uscita da un sarcofago ma riaperto gli occhi per alcuni giorni, essendo poi ritornato nel sarcofago, aver vissuto il volgersi della vita di oggi (frenetica, caotica, senza “TEMPO”) Ha perso i valori essenziali mentre si devono riscoprire dentro noi stessi, ovvero: Onestà, dignità umana, amicizia, famiglia, rispetto per se e per gli altri. Girovagando per molte città sia d’Italia che dell’estero, non vedo più ragazzini e adolescenti fare giochi di gruppo che per me era socializzare. Oggi purtroppo le strade chiassose pullulanti di giovani vite che un indomani saranno il futuro della nostra società si sono chiusi nei loro lussuosi appartamenti davanti a computer, telefonini di ultima generazione con il benestare dei genitori che preferiscono tenerli chiusi in casa fino al loro ritorno dal lavoro e a cena lo scambio di parole è ridotto al lumicino, sia per loro, dopo una lunga, ed estenuante giornata di lavoro che per sfuggire a domande indiscrete, ammesso ce ne siano, i ragazzi attuali si ritirano nelle loro camere un po’ per studiare ma molto di più per isolarsi dal mondo esterno che è insegnamento di vita. Ti aiuta a crescere e rapportarti con più fasce di persone. Ma il pericolo che sta affiorando in modo evidente è il branco e la violenza: non che prima non esistesse, ma oggi è ormai un fenomeno di massa e sempre più emulato. Perché la noia quotidiana incombe in loro non avendo alcuna valvola di sfogo. Quanto finora detto si riferiva ad una fascia di età compresa tra i 12 e i 15 anni, ma con l’avanzare degli anni, cioè diventati maggiorenni almeno anagraficamente, ciò non significa che siano responsabili delle loro azioni, considerando il fatto che molti di loro accedendo alle superiori, spesso con ricatti o ritorsioni nei confronti dei loro principali educatori, cioè i genitori, riescono ad ottenere cose che prima, noi di vecchia generazione, non ci sognavamo neanche lontanamente ne di chiedere ne di sperare. Mi riferisco a macchine come bolidi che poi malauguratamente si trasformano in trappole mortali  per dimostrare a se stessi e a chi è in loro compagnia di essere immuni da qualsiasi fatalità. “STRAGI DEL SABATO SERA”, non solo. Non parliamo poi delle droghe moderne e non, le quali si possono permettere con l’aiuto della loro ma cospicua paghetta settimanale. Facendosi e rendendosi fighi agli occhi dei loro coetani. La vita và vissuta senza prendersi gioco di essa ma soprattutto non sfidarla. I giovani di oggi vestono abiti firmati hanno auto-bolidi, moto, vacanze, discoteca e paghetta “giornaliera” non più mensile e da qui allo sballo il passo è breve per rendersi fighetti e diversi ma coglioni. La vita è una e va vissuta senza prendersi gioco di lei ma in primis non sprecarla. Sarebbe una lotta persa in partenza per cui sarebbe meglio essere più consapevoli delle proprie azioni e ascoltare per la propria incolumità e quella degli altri almeno un consiglio: vivi la vita senza egoismo con fratellanza e altruismo e non girare le spalle a chi cerca un po’ di conforto o di calore umano che a questo mondo non tutti certo hanno, compreso me e molti altri.

Il braccio della morte

Pubblicato: 17 marzo 2008 da massitutor in droga, morte, operatori dispari, pensieri in libertà

camino_mortoGente rovinata dall’alcol ne ho vista, ne ho sempre vista nel mio lavoro, purtroppo col tempo si tende a considerarla come una malattia naturale della gente di strada. Si dice:
Era malato al fegato,
Gli è venuto un embolo,
E’ morto di cirrosi… Sai, una vita di strada. Una vita di strada…
Gli amici di bevute si abbracciano, spremono lacrimoni densi e vanno a fare una bevuta in suo onore. ‘Che quello stile del cazzo da fricchettoni di strada non vada perso; ‘che l’ipocrisia delle lacrime ai funerali è anche di questo mondo.
Dall’altro lato della strada poi le cose non cambiano e guardare in faccia alla realtà non è mai facile: molti operatori infatti non disdegnano, la sera, qualche birra di troppo e quindi rimane un tabù del cazzo. E si dice:
Ma beveva quel vinaccio in cartone, non una sana doppio malto come si deve.
Come si deve? Ah sì e Come si deve? Eppure ogni anno in Italia muoiono 25 mila persone a causa dell’alcol (oltre 17 mila uomini e circa 7 mila donne), considerando anche le vite lasciate sulla strada con gli incidenti. Sono le cifre di una guerra. Nella mia esperienza posso dire di aver visto morire solo di alcol, ho visto il sangue soprattutto per alcol. Un Venerdì sera, al Centro diurno ho visto un cesso completamente sommerso nel sangue. Sembrava che fosse esplosa una bomba di sangue nel cesso, mentre è stato l’ennesimo sbocco di un enorme corpo in decomposizione, un corpo che cammina per miracolo. E’ la persona più morta che ho mai conosciuto, ma non nel senso del morale, non come si dice fra amici nel pub… "Che serata morta" o "Come sei morto questa sera". Questo è proprio un uomo che sta morendo, nel senso che è già morto per metà, lo sa e aspetta la morte. Da anni. Parte del suo corpo è morto e contratta col la parte che sopravvive una linea di decomposizione. Ogni giorno.
Doveva andare ad un funerale sabato mattina, ci tiene molto a queste cose lui, sì: il mezzo morto frequenta volentieri i funerali, le messe e parla spesso di chi non c’è più. Doveva andare a salutare un compagno di stanza deceduto improvvisamente, ma non ci è riuscito perchè era all’ospedale. Il morto. Il morto che cammina all’ospedale costerà circa 500 euro al giorno alla collettività. Dscorso pericoloso lo so. E allora? Dovere di cronaca, rispondo. Questione di stili di vita certo. E allora? Boh? Una semplice riflessione.
Appena uscito dal ricovero, dove sono state usate le più sofisticate tecniche di diagnosi in un viaggio al centro delle sue budella mutanti, il nostro derelitto mi saluta con una birra in mano… Salute! E accenna un sorriso dagli occhi pesanti.

Poi un sabato pomeriggio sono stato in un dormitorio. Ho conosiuto un giovane operatore e incontrato vari ospiti che conosco ormai da anni. Ce n’era uno che sorreggeva il muro portante della casa con tutti i suoi cinquanta chili scarsi di peso. Pronunciando schifezze ed oscenità verso me e verso i carabinieri, che erano lì per un giro dei soliti. Nessuno lo considerava… come ogni giorno. Forse perchè anche lui è un uomo che è quasi morto. Lo è negli occhi, nel corpo, nelle mani, nella pelle. Questo mucchio di ossa, capelli e cuoio ha un lavoro; il lavoro che voleva lui, in borsa lavoro, poi una collaborazione e poi oltre. Bello, perfetto. O quasi. Va in giro dicendo: "Non mi dovete rompere il cazzo: lavoro tutta la settimana e i miei soldi, nel fine settimana, li spendo come mi pare. E se mi va di bermeli tutti sono cazzi miei". Non fa una piega no? Splendido. E’ proprio uno splendido mondo il nostro: dove ognuno è libero… Che meraviglia. E il lavoro rende liberi dicevano …ma la solitudine non cambia e la fogna rimane fogna. Sì, ok: da tempo mi dico che "lavoriamo sugli insuccessi", ma alle volte è un po’ troppo. Troppo? Ma cosa è Troppo? E’ troppo forse sapere di lavorare e vivere vicino a persone ormai definitivamente ed irreversibilmente morte? Cosa rimane quando persino la cura, la redenzione diventa inutile? Questo sì è faticoso. Perché una persona viva può sbagliare, può non riuscire, ma senti che ha la possibilità di riuscire, o quanto meno vai avanti e ti illudi almeno.
Questo mi porta a pensare che un sacco di gente, di colpo, scompare dalla mente, scompare dall’impegno che io potrei investire e questo mi alleggerisce in modo perverso. E’ una semplificazione che seduce quando si è stanchi. Mi ritrovo triste e leggero come nel vuoto lasciato da chi non c’è più.  Questo racconto, un lieto fine, una morale positiva non ce l’ha.

Serena è andata via

Pubblicato: 15 marzo 2008 da massitutor in Uncategorized

cigniSerena è andata via
ora è sui passi dell’amore
ride di sè, insegue il vento
mostra la felicità dei suoi occhi

tanti fiori bianchi in un prato verde,
mentre lei cammina, cammina.
Serena ora è felice
fa la ballerina vestita di seta
e balla contenta con lui

quasi la storia di un principe
arrivato da lontano
giusto per il suo cuore,
bello il tempo come il suo amore

come una giostra che gira
in una carozza medioevale
o come cigni che girano
sull’acqua e i bimbi
che gli dan le bricciole di pane

come questo bricciolo d’amore
che sale dal cuore.
come questo bricciolod’amore
che sale dal cuore
Serena è andata via

ora è pronta per il suo amore
ora è pronta per il suo amore.