E nel malessere trovo la mia ispirazione,ció che scrivo,ció che divento, le mie parole,tutto proprio tutto ció che divento lo devo aquesto mio star male,un male interiore quasi intimo che nessuno puó capire e troverai chi ti dirà:ti capisco benissimo amico mio ma niente,no tu non puoi capirmi amico mio perchè non sai come ho nutrito il mio star male, non sai che è stato nutrito con mille fallimenti, mille occasione perdute, mille delusioni,no amico mio non sai che oggi sono cosi proprio per tutto questo e mi diranno che sono stupendo e che vado bene cosi ma son sempre io e il mio malessere e poco importa quanto bene ti vorranno le persone se sei tu a volerti del male…oggi più che mai capisco che tutto fa il suo percorso ,la vita è come una musica interminabile fatta di tempi diversi l uno dall altro troverai il tempo dove sarai brillante ma troverai anche quel tempo nostalgico e li, ti isolerai e si amico mio ti prenderanno per depresso e portatore sano di ansia ma credimi amico mio parlare di se è facile perchè mentre le tue parole corrono ,parli di ció che vorresti essere e non ció che sei e si amico mio vorrei parlare di me come quel sogno da bambino e non come qualcosa chiuso in un cassetto capisci adesso amico mio?
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La mia storia attraverso le macchine utensili
Pubblicato: 26 aprile 2016 da massitutor in famiglia, La CAVA
Era metà novembre del 1981 avevo 15 anni, di andare a scuola non ne avevo voglia per niente, allora decisi di cercare un lavoro. Ne parlai con un mio amico che era messo nelle mie stesse condizioni e decidemmo che l’indomani, con i nostri potenti destrieri, di andare a girare per le zone industriali e domandare se avevano bisogno di un apprendista, anzi due!!! dopo svariati giorni che giravamo senza ottenere nulla di buono lasciammo a casa i nostri motorini e un poco avviliti andammo a trovare un amico che abitava poco distante da casa nostra che era influenzato. Ad un certo punto mentre camminavamo sentimmo il rumore di una saldatrice provenire da una cantina di una villetta, allora il mio amico mi disse: proviamo a suonare e sentire se hanno bisogno, risposi che secondo me non era il caso in quanto credevo che fosse un “ciapinaro fai da te” lui invece insistette e mi convinse. Io molto dubbioso, lui per nulla suonammo e dopo un poco ci aprì un signore vestito da lavoro con tanto di grembiule da saldatore professionale e ci chiese cosa volevamo. “Cerchiamo lavoro” rispondemmo. Strabuzzò gli occhi e ci chiese “tutti e due?” “si tutti e due”. Ci rispose che lui cercava un ragazzo ma due erano troppi, poi ripensandoci ci chiese i nostri dati e con un “vi farò sapere” ci salutò. Uscimmo con il dubbio di come si sarebbe comportato, chi avrebbe scelto e soprattutto in base a cosa avrebbe scelto. Invece la sera ricevemmo tutti e due una telefonata di andare a fare la visita medica e il libretto di lavoro perché con grande sforzo a sentire lui ci avrebbe assunto tutti e due in prova. Io feci la visita prima del mio amico e fui assunto due giorni prima di lui, io verniciavo e lui saldava e questo andò avanti per tre anni fino a quando io partii per militare. Durante la mia assenza, visto che il lavoro aumentava, prese un altro ragazzo e comprò un capannone e quando tornai dalla cantina alta poco più di due metri piena di fumo passai ad un capannone super nuovo aerato e illuminato con all’interno una fresa una pressa e una troncatrice. Non le avevo mai viste in vita mia ma mi piacevano. Il capo mi disse che dovevo imparare ad adoperarle perché sarebbe stato il mio lavoro farle produrre. Dopo qualche tempo il mio amico trovò un lavoro più salubre da un’altra parte e se ne andò. Di saldatori se ne trovavano sempre meno, quindi il mio capo, il figlio e anche la moglie decisero di comperare un robot di saldatura andammo in fiera a Bologna dove c’era il “Romilia”, una fiera campionaria che si svolgeva tutti gli anni nel mese di giugno, dove all’interno c’era un padiglione dedicato alle macchine utensili. C’erano anche i robot tanti e di tutti i tipi e vederli in movimento mi dava una sensazione di felicita e di euforia pensare che uno di quelli sarebbe arrivato al capannone. Per me erano tutti stupendi quei robot, tanto che me ne sarei portato uno a casa. Dopo aver girato un po’ tra queste meraviglie della tecnologia il capo e il figlio si misero a parlare con il venditore e in trenta minuti conclusero l’affare. Dopo qualche giorno arrivò al capannone lo montammo insieme al tecnico e il figlio del capo mi disse che dovevo andare a Torino per fare un corso per imparare ad usarlo, siccome i primi giorni veniva sempre il tecnico per darci le istruzioni di base io quando se ne andava lo manipolavo da solo e con la tastiera in mano mi sentivo come un pilota di formula al volante del suo bolide.
Ci avevo messo talmente del mio che non andai più a Torino, perché avevo imparato da solo. Essendo minorenne lo stipendio lo davo in casa quindi per avere due soldi in tasca al sabato lavoravo in un bar e ciò mi permetteva di andare fuori con gli amici il sabato sera, fare benzina al motorino oppure comprarmi qualche accessorio per la pesca, altra mia grande passione.
Poi passarono gli anni, la fabbrica chiuse ed io andai in un’altra ditta più grande dove c’erano diversi tipi di macchine. Fui adibito a lavorare con una, poi per assenza di personale piano piano lavorai anche con altre e dopo qualche tempo ero diventato un maestro! Imparai con soddisfazione a saperle usare tutte. Rispetto al posto di prima questa ditta era molto più grande e con dipendenti di varie nazionalità e regioni e all’inizio ebbi qualche difficoltà ad integrarmi con i colleghi, mi ricordo che il primo giorno di lavoro il responsabile, che a prima vista metteva soggezione, mi mise al robot, mi fece vedere come montare i pezzi in maschera, poi mi lasciò solo e senza alcun problema al termine dell’orario di lavoro terminai la produzione e soddisfatto del mio operato come primo giorno andai a casa.
La mattina seguente al mio arrivo in ditta venni assalito verbalmente da un collega albanese che mi rimproverava il fatto che il giorno prima non avessi aperto e chiuso la scheda lavoro, io tra l’incazzato e lo sbalordito provai a dirgli che nessuno me lo aveva detto e che quindi era per quello che non lo avevo fatto, ma non servì a niente. Dentro di me si formò una specie di antipatia verso questa persona per il modo in cui si era comportato che non mi passò fino a quando imparai che oltre lui lavoravano altri suoi due fratelli e che tra l’altro scoprii in lui una persona gentile ed educata, completamente diversa dal fratello arrogante e arrivista. Invece il terzo, il maggiore di età era il classico tipo che lavora per vivere senza nessuna voglia di fare un po’ di più. Vi erano poi altri ragazzi italiani e non, i quali suscitavano in me curiosità e interesse per il modo in cui lavoravano e così guardandoli riuscivo a capire se erano adatti a quel tipo di lavoro assegnatogli.
Tornando al discorso della mia passione per la meccanica e tutto ciò che ci ruota attorno devo dire che fin da piccolo avevo questa passione difatti a volte mi fingevo meccanico e smontavo le macchinine oppure immaginavo di essere orologiaio e smontavo gli orologi una volta smontai quello di mio padre che era abbastanza di valore e vi assicuro che non fu una bella idea. Poi crescendo la passione, la curiosità e l’entusiasmo per la meccanica l’ho rivolta verso i motorini cercando di farli andare sempre più veloci e di rendere il loro rumore rombante come delle moto da corsa; successivamente andando a lavorare ho conosciuto le macchine utensili, quelle automatiche di tanti tipi ma ognuna con un fascino particolare secondo me purtroppo. Poi la mia vita nel frattempo ha preso una brutta piega con problemi di alcool piuttosto gravi e tutto quello che avevo costruito l’ho accantonato per mia negligenza, perché avevo rivolto il mio interesse alla bottiglia di vino piuttosto che a quello che veramente era la mia passione quindi facendo un percorso rieducativo, spero e credo che piano piano risolverò questo mio brutto problema e anche se avrò qualche anno in più avrò ancora la passione e la curiosità che avevo prima.
tratto da M.M.Marcello
Partendo da molto lontano, quando siamo arrivati qui in via Cavazzoni , in poco piu di un anno e mezzo abbiamo rimesso lo stabile quasi a nuovo. E dopo tutto il lavoro fatto, arriviamo a Maggio 2015. Nel cortile abbiamo montato un palco sopraelevato, e una pedana di circa 50mq per poterci appoggiare i tavoli e sedie e anche un Bar all’aperto. Ci siamo divertiti un bel po noi quattro,ognuno con il suo passato e le sue storie. E poi ci sono IO, che essendo cresciuto tra Svizzera, Germania e Italia,ho qualche piccola difficoltà a parlare correttamente, quindi mi escono certe parole che fanno parte del mio privato vocabbolario.
Un giorno dico a Luca che lavora comme: vammi a prendere un pezzo di stiropolo, mi guarda con lo sguardo perso e mi dice stiropolo? ma cosa è? ed io lo stiropolo! alla fine mi spiega si chiama Polisterolo. In seguito parlando sul lavoro dico che ho nuove opportunità di lavoro grazie ai Walzer… i ragazzi ascoltano e mi dicono con il walzer? ed io si con il walzer!.. grande risate naturalmente, perché la parola giusta è i vauzer, solo che i miei amiconi me lo anno detto tre giorni dopo. Quindi risate a go‐go per tre giorni. Abbiamo montato l’impianto di luci e mi dicono, “vai a prendere le gelatine” IO in primo momento ho fatto finta di niente, dopo un po mi ripete “allora queste gelatine”? ed Io, ma non ho capito bene di che gusto le vuoi queste gelatine!!! Per Gelatine intendeva i colori plastificati da mettere davanti alle spot per colorare la luce. Continuando, montiamo l’impianto fonico e anche questa volta mi dice “vammi ha prendere il filo che finisce col Jeck. Io ancora una volta rimango alluccuto e penso “ma che jeck vuole?”dopo un po mi ridomanda allora , ed io “ma quale jeck vuoi, di cuore o quadri ect..?”
Per finire in bellezza, quest’estate abbiamo avuto un gran successo con la nostra Cava Estate.
Io personalmente oltre a divertirmi, ho imparato come si dicono coretamente alcune parole, e ho passato un estate diversa e molto divertente. Vi invito questa estate a passare dei giorni con noi della Cava,Risate assicurate e in piu la sera spettacolo all’aperto con bar annesso. Anche per i più piccoli abbiamo delle sorprese in riservo. Siete tutti i benvenuti alla cava estate 2016.
M.M.Marcello
I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2015 per questo blog.
Ecco un estratto:
Una metropolitana a New York trasporta 1 200 persone. Questo blog è stato visto circa 7.000 volte nel 2015. Se fosse una metropolitana di New York, ci vorrebbero circa 6 viaggi per trasportare altrettante persone.
A volte mi ritrovo a girovagare per Bologna e ripensare al mio passato.
Come sono cambiati quei luoghi per me, eppure sono sempre gli stessi, spesso identici, ma io li vivevo in un’altra maniera: ad esempio in quella piazza approdavo la mattina, infreddolito, proveniente dal dormitorio; oppure in quella strada aspettavo il pusher e non arrivava mai; in quell’angolo arrivavo con foga per “farmi”, tremante, spesso sfinito dal mio girovagare nell’ansia di trovare una dose; e poi a quella panchina arrivavo barcollante per smaltire la mia ebrezza, facendo poi defluire le foschie della droga.E ancora: in quello stabile prendevo un caffè alla macchinetta, con qualche spicciolo racimolato per strada nella mattinata; in quel parco mi fermavo a pensare, nei miei momenti più lucidi vi affondavo la mia malinconia, guardavo la gente comune passare e fantasticavo sui loro destini, attribuendogli mete, basandomi dal loro abbigliamento, dai loro volti, dalla loro fretta nel camminare.
Adesso invece, in quella piazza, ci vado con amici, magari per vedere qualche concerto; oppure in quella strada ci passo solo per andare dal medico, e magari vedo ancora passare il vecchio pusher che non trovavo mai; e in quella panchina ora mi siedo a pensare a quanto tempo è trascorso, a quanto mi sembra che sia stato così facile e rapido riprendersi da quelle condizioni.
Provavo tanta tenerezza per quel ragazzo che ero, così perso, sciupato, stordito.
Allora rifletto su come abbia fatto, quale è stato lo stimolo? Quale è stata la ricetta che mi ha dato la forza di venirne fuori?
In questa mia ricerca trovo solo una parola: Solitudine, quella solitudine che fa pensare, che ti spinge a capire il tuo scempio, lo spreco del tempo e della vita che poco alla volta ti porta a provare e riprovare ad uscirne, partendo da qualche tiepido e inutile tentativo fino ad arrivare allo sforzo finale, liberatorio….. poi il distacco.
Tutto questo in solitudine, lontano da chi ti vuole coinvolgere, ma lontano anche dagli sforzi in comune, come quei tentativi di questa impresa fatta con altre persone che poi nei momenti più difficili finiscono con le spedizioni esasperate, all’insegna del catastrofico “facciamolo per l’ultima volta”.
Bisogna sapersi isolare e capire che lo si vuole fare, e provare e riprovare trovando il tracciato più adatto a se stessi.
Poi tutto viene da sé, quando gusti il mondo, nitido, pulito con tutte le sue sfumature anche negative.
Marco T.
Queste immagini sono della mia ragazza Beatrice, che ha questa bella passione per la fotografia. Vedere questi piccoli frammenti messi tutti insieme mi riportano ricordi del tempo bello passato insieme, perché i momenti difficili sono tanti per ragazzi come noi però non mancano questi giorni di sole e colore.
Luca
“IL SUPERMERCATO”
Pubblicato: 5 luglio 2015 da gianlucapiscitelli78 in arte, comunità, cultura, La CAVACome testimoniare la vita le dinamiche e la realtà dei senza tetto? Garage Lab, da Pescara, ha prodotto il film “IL SUPERMERCATO”, per raccontare una realtà che un tempo era solo per persone con grossi disagi ma che oggi vede anche tipologie sociali delle più disparate e comuni. Il titolo del film nasce perché appunto in un supermercato un osservatore con il compito di controllare eventuali furti da parte dei clienti, vide che cera una moltitudine di persone che rubavano al interno del supermercato ma non rubava per profitto bensì per sussistenza, per sopravvivere. Ed erano quasi tutte persone della porta accanto, persone comuni che per colpa di circostanze estreme erano costrette a fare questo.
Episodio tratto dal documentario “Pane e Asfalto”, girato durante il laboratorio cinematografico condotto da M. Grazia Liguori e Francesco Calandra, prodotto da GarageLab, per la preparazione al film “il SuperMercato”.
L’idea di fare il film nasce dalla associazione ON TEH ROAD di Pescara ed è partita con gli utenti del centro TRAIN DE VIE che hanno visionato più film commentandoli e discutendoli. Affiancati da un attore professionista sono poi passati ad una fase di laboratorio per affinare le proprie attitudini. Basandosi sulle storie personali degli utenti poi si sono potuti costruire i personaggi del film.
Il centro TRAIN DE VIE è situato alla stazione di Pescara ed ospita vari utenti. Secondo l’ONDS (Osservatorio Nazionale Disagio Sociale), il centro pescarese accoglie mediamente 83 senza-dimora al giorno (su totale di 375). Di natura diversa le tipologie di disagio che vivono: dall’assenza della
rete familiare al nucleo monoparentale, dalla disabilità fisica e/o psichica ai disturbi mentali certificati o presunti, dalle dimissione da istituti (forze armate, carcere, ospedale psichiatrico) all’immigrazione, da forme di dipendenza (alcool, droga, gioco) all’essere vittima di violenza, sfruttamento o tratta, dalla mancanza di alloggio (fine contratto, alloggio non idoneo, sfratto, pignoramento) alla mancanza o perdita di lavoro, ai problemi finanziari (debiti).
Quasi mai tali forme di disagio si manifestano singolarmente: si assiste, dunque, ad una sovrapposizione di vulnerabilità.
Per realizzare il film si sta operando una raccolta fondi a cui hanno partecipato vari personaggi tra cui il Pescara calcio, i Modena City Ramblers, CUBA Cabbal, i Bandabardò e molti altri. Per effettuare le offerte, le modalità sono descritte nel link.
PESCARA (sportello Drop In On the Road e Centro polifunzionale per senza dimora Train de Vie) :
Via Enzo Ferrari – 65124 Pescara (sul retro della Stazione Ferroviaria)
Tel. e Fax +39.085.4429908
traindeviepe@ontheroadonlus.it
Stanno per tornare le interviste di Asfalto lungo le strade della Città
I ragazzi del Cantiere 2
Pubblicato: 1 luglio 2013 da massitutor in amicizia, La CAVA, la vita è un cantiere, lavoroAncora in via Cavazzoni per documentare gli sviluppi del cantiere che porterà alla nascita della CA.V.A.
Questa volta c’era anche la principessa del gruppo: Evita.
Dietro all’ edicola di via Cavazzoni, oltre il portico, c’è una scala che porta appena sotto ad un giardino. Lì questi ragazzi stanno facendo il lavoro più pesante in un cantiere e non lo fanno certo per i soldi. Con le mani e gli strumenti che hanno organizzano il lavoro della giornata, i tempi e gli obiettivi.
È evidente che si sentono padroni del proprio lavoro ed è questo, insieme alla capacità di aggregazione e all’ energia di Massimo Macchiavelli, che fa compiere a questi ragazzi imprese straordinarie.
Io alle volte passo di lì e mi cambia la giornata: perché ogni volta trovo di più di quello che cercavo, trovo quello che credevo scomparso o nascosto nel tempo. Parlo con loro e ritrovo Piazza grande, via Libia, il Centro diurno, Asfalto, Coop La Strada… Grazie ragazzi del Cantiere.
i ragazzi del cantiere
Pubblicato: 12 giugno 2013 da massitutor in asfalto fuoriporta, La CAVA, la vita è un cantiere, laboratorio, lavoro, tele asfaltoCostruendo LA CAVA
Procedono i lavori in via Cavazzoni
Su iniziativa della Fraternal Compagnia in via Cavazzoni 2/g a Bologna sta nascendo un nuovo laboratorio creativo dove si incontreranno arte, vita, studio, lavoro e poi corsi, serate, eventi, collaborazioni. Si chiamerà La Cava delle Arti e oggi è un cantiere capitanato dall’inarrestabile Massimo Macchiavelli e dove stanno lavorando un gruppo di ragazzi motivati all’impresa e al cambiamento.
Asfalto è uno spazio di comunicazione dal basso e siamo felici di buttarci a capofitto in questa storia, che va sicuramente raccontata e della quale speriamo di fare parte nel modo più attivo possibile, insieme a tutte le persone che vorranno seguirci.
Seguiamo gli sviluppi del cantiere di CAvazzoni Vita e Arte anche alla pagina che Asfalto ha dedicato alla CA.V.A. e su Facebook: sulla pagina della Fraternal Compagnia; sulla nostra pagina o sul gruppo Asfalto. Seguiteci e condividete.
Di questi tempi non capita tutti i giorni di vedere nascere qualcosa di buono.