Vi ricordate del Drop in…?

Sicuramente Vi ricordate queste immagini molto accoglienti. Era l’inaugurazione di una nuova struttura di accoglienza a Bologna: il Drop In. Un punto di riferimento importante, un asilo per tutti quegli ospiti, che vivevano quotidianamente la strada, con i problemi. Assicurando cioè a quanti ne hanno bisogno un punto di aiuto temporaneo in attesa di altra cosa.
Che bello Vedere un ragazino che dice "Bè…ciao!" è lo scopo di un posto così. Chi è in cerca di compagnia qua trova sempre un caffé, una merenda, un ascolto. "Ehi, lasciane un po’ anche per me!" ride il più giovane. Il Drop in era un posto aperto, con poche regole ma chiare. Alcune persone hanno frequentato il Drop in con rispetto, ma non è stato così per tutti e alla fine non ci si può meravigliare troppo di questa chiusura. Forse quei pochi utenti rispettosi potevano fare qualcosa, ma creare un senso comune in strada sappiamo che è difficilissimo.
E mi ricordo bene e non così tardi che operatori mi trattavano bene, e sappiamo cosa intendo: oltre al caffé e il dolcetto, al Drop In c’era anche la doccia, la televisione, la musica e internet gratis. Queste sono cose importanti e materiali, ma lì trovavi anche l’ascolto da parte degli operatori ed era anche un punto di accesso per l’Unità mobile e quindi per il Metadone.
Un anno di speranze e progetti. Così ci siamo impegnati in un lavoro duro e concreto: parlo di tutti gli operatori, anche degli utenti a far parte di un luogo accogliente, tutti uguali, alle runioni al giovedì mattina. Si facevano alcune attività: il film del sabato, progetti di video, collaborazioni con il Vag, ecc. Cose che volevamo fare assieme, perché dentro c’era posto per tutti. Purtroppo oggi il Drop-in è chiuso e non sappiamo quando e come riaprirà.
Non so dire esattamente di chi può essere stata la colpa di questo risultato. Il tipo di utenza del drop in non è certo facile: si è arrivati a delle conseguenze difficili da gestire, però in fondo la gestione della struttura è degli operatori; le cose si costruiscono nel tempo e certe scelte fatte anche dagli operatori possono aver influito. Alla fine si sono presentate situazioni di criminalità e di ordine pubblico difficili da gestire per gli operatori stessi, che invece competono alle forze dell’ordine. Quindi di chi è la responsabilità se le cose sono arrivate a questo punto? Lascio agli esperti la risposta, fatto sta che noi gente di strada non abbiamo più un Drop in in cui andare.
Un grazie a tutti di nuovo, con la speranza di rivederci…

Sicuramente Vi ricordate queste immagini molto accoglienti. Era l’inaugurazione di una nuova struttura di accoglienza a Bologna: il Drop In. Un punto di riferimento importante, un asilo per tutti quegli ospiti, che vivevano quotidianamente la strada, con i problemi. Assicurando cioè a quanti ne hanno bisogno un punto di aiuto temporaneo in attesa di altra cosa.
Che bello Vedere un ragazino che dice "Bè…ciao!" è lo scopo di un posto così. Chi è in cerca di compagnia qua trova sempre un caffé, una merenda, un ascolto. "Ehi, lasciane un po’ anche per me!" ride il più giovane. Il Drop in era un posto aperto, con poche regole ma chiare. Alcune persone hanno frequentato il Drop in con rispetto, ma non è stato così per tutti e alla fine non ci si può meravigliare troppo di questa chiusura. Forse quei pochi utenti rispettosi potevano fare qualcosa, ma creare un senso comune in strada sappiamo che è difficilissimo.
E mi ricordo bene e non così tardi che operatori mi trattavano bene, e sappiamo cosa intendo: oltre al caffé e il dolcetto, al Drop In c’era anche la doccia, la televisione, la musica e internet gratis. Queste sono cose importanti e materiali, ma lì trovavi anche l’ascolto da parte degli operatori ed era anche un punto di accesso per l’Unità mobile e quindi per il Metadone.
Un anno di speranze e progetti. Così ci siamo impegnati in un lavoro duro e concreto: parlo di tutti gli operatori, anche degli utenti a far parte di un luogo accogliente, tutti uguali, alle runioni al giovedì mattina. Si facevano alcune attività: il film del sabato, progetti di video, collaborazioni con il Vag, ecc. Cose che volevamo fare assieme, perché dentro c’era posto per tutti. Purtroppo oggi il Drop-in è chiuso e non sappiamo quando e come riaprirà.
Non so dire esattamente di chi può essere stata la colpa di questo risultato. Il tipo di utenza del drop in non è certo facile: si è arrivati a delle conseguenze difficili da gestire, però in fondo la gestione della struttura è degli operatori; le cose si costruiscono nel tempo e certe scelte fatte anche dagli operatori possono aver influito. Alla fine si sono presentate situazioni di criminalità e di ordine pubblico difficili da gestire per gli operatori stessi, che invece competono alle forze dell’ordine. Quindi di chi è la responsabilità se le cose sono arrivate a questo punto? Lascio agli esperti la risposta, fatto sta che noi gente di strada non abbiamo più un Drop in in cui andare.
Un grazie a tutti di nuovo, con la speranza di rivederci…
Drop in di Bologna? Una realtà sfumata per colpa di chi? Vorrei capire più che sapere, è facile additare qualcuno dall’esterno ma è dall’interno che si chiedono ancora il perchè. Ammetto di esserci andato solo un paio di volte, conosco bene gli operatori che ci lavoravano, tutti disposti a dare una mano a chi ne aveva bisogno, dando a noi, spiegazioni ad ogni nostra domanda e ad ogni dubbio. Per cui la gestione era da considerare ottima, era un punto di incontro per molti giovani che gente comune li definisce tossici,sbandati,punkabbestia e molte altre definizioni che lascio a voi dare. Il problema non era all’interno ma all’esterno allora perchè chiudere e non fare più controlli alle persone che lo frequentavano siano essi italiani o stranieri, visto che il Comune “parla” tanto di Sicurezza e di aver avuto altri 150 poliziotti per rendere vivibile la città. Penso sia stato solo un pretesto per far in modo che il Drop in non fosse idoneo per capienza, tagliendo così una struttura che era un modello di integrazione tra culture diverse facendo in modo da metterle una contro l’altra, non facciamoci fregare ancora anche perchè di fregature e di inculature ne abbiamo preso fin troppo. Mi auguro che le “autorità” competenti riaprino la struttura, ma non sono tanto ottimista sapete le elezioni sono vicine e alla gente normale quel posto dà fastidio averlo vicino.
acuta osservazione,andersen, le elezioni sono vicine.Ciao e dammi notizie di come ti sta andando ultimamente
Ciao Simpit le cose mi vanno ancora come prima, ma sono ottimista perchè proprio oggi ho un incontro con la direttrice del sert di napoli che guarda caso ci trva quì a Bologna e ha chiesto alla federica se poteva incontrarmi di persona. Ciao un grazie per il tuo interessamento e poi ti farò sapere come è andata.
io parlo perchè conosco bene il dropin e ho vissuto alcune situazioni di presenza. non sono d’ accordo con la chiusura del dropin perchè per colpa di qualcuno alla fine ci deve andare a rimettere anche chi rispettava quelle poche regole che c’erano. certo che gli operatori per quanto mi riguarda facevano anche di più di quello che dovevano fare. spero che le autorità competenti riaprano al più presto il dropin con una vivibilità per tutti e se sarà neccessario con qualche controllo in più anche dalle forze dell’ ordine.
VUOTI
Normalmente non amo aggirarmi dalle parti della nostalgia, ma oggi, pensando al Festival Naufragi,
pensando all’omertà e a questo silenzio di chi dovrebbe parlare…
penso molto a Massimo Zaccarelli. In questi momenti senti davvero che qualcosa o qualcuno manca. Come, in questo orrendo presente, mi mancano Pasolini, Pazienza, Debord, Lennon.
Cosa direbbe? Cosa farebbe? Cosa penserebbe?
Purtroppo, l’assenza di filtri d’accesso ai servizi di prima accoglienza e l’appetibilità degli stessi per persone bisognose, possono creare situazioni quantitativamente difficili da gestire.
Di questo mi è sembrato di capire che si è trattato: un eccesso di utenza per la capacità ricettiva del servizio. Sbaglio ?
Le scelte possono essere varie:
1 introdurre criteri di selettività dell’utenza
2 creare un servizio specifico per utenza specifica
3 promuovere la creazione di altri servizi che rispondano al bisogno
4 tenersi la situazione data con un abbassamento della qualità del servizio
mi è capitato alcuni anni fa e ho optato per le soluzioni 3 (attivandomi per la progettazione e realizzazione dei drop in a Milano) e 4 (scegliere di dare poco a tutti)
Ciao Maurizio
SOS Stazione Centrale Milano
I filtri d’accesso ci sono, anche troppo, solo che è difficile farli rispettare come è difficile far rispettare le leggi e creare le condizioni di sicurezza per TUTTI i cittadini.
Il possesso del permesso di soggiorno è un filtro (almeno a livello formale e quindi di istituzione di servizi e percorsi sociali).
Ne consegue che il clandestino, che le amministrazioni non dovrebbero continuare a ignorare ipocriticamente perchè ci saranno sempre, sarà sempre un potenziale pericolo, ma non perchè lo sia, ma perchè privo di ogni titolo, diritto, nome, privo di un’esistenza e quindi impossibile da conoscere.
L’accoglienza non ha filtri?
L’accoglienza ha filtri, troppi, quelli che fanno comodo alle istituzioni, quelli che permettono il progedire dell’insicurezza e del degrado, quelli che consentono l’ampliamento del mercato clandestino, della delinquenza, dell’insicurezza, del traffico di stupefacenti.
Un’accoglienza che accoglie gli emarginati, i “tossici”, ma che poi dà il via libera a quelli che i “tossici” non vogliono liberare.
DROP IN BO : Bologna caduta nella trappola dell’accoglienza.
Gianni
Grazie a Maurizio di SOS stazione di Milano per il suo qualificato e puntuale intervento.
-Bologna caduta nella trappola dell’accoglienza-
conclusione davvero interessante Gianni; una frase che ipnotizza e fa riflettere.
I filtri sono importanti, ma in effetti quando la marea spinge i filtri possono diventare inutili. La quota delle persone Sommerse o Invisibili alle rilevazioni e ai servizi sta aumentando e barricarsi dietro ai regolamenti e ai documenti servirà sempre a meno.
sono sempreil duca se la mia idea la metterete in atto iosto cercando lavoro. ciao mimmo il duca e se volete chiamatemi jiena ahahahahahahahahahahahahahahahahaahahahahahahahahahahahahhh
ciao a tutti siamo gli operatori del drop in, abbiamo letto le vostre riflessioni.
volevamo farvi sapere che stiamo leggendo tutte le cose che avete scritto e che nella riorganizzazione del servizio terremo presenti tutti gli spunti che ci mandate.
grazie per i vostri contributi.
DROPINBO’
Finalmente ragazzi! che bello leggervi qui. Mi fa molto piacere anche che questo spazio possa essere in qualche modo utile e di stimolo per voi, nel lavorare su un servizio e in un posto che qui conosciamo bene.
Grazie a tutti i quelli che sono coraggiosamente intervenuti qui. Voglio dire anche che i ragazzi, ex utenti del drop in hanno dato prova qui di grande intelligenza ed educazione nell’esprimere le loro idee e i loro bisogni. Un bel dibattito, che sarebbe stato ancora più interessante se altri operatori e addetti ai lavori avessero espresso la propria opinione… ma si sa: è merce rara.
ciao a tutti..ho frequentato tutti i girni il dropin di bolo fin da quando ha aperto..ricordo con nostalgia il caffe della mattina..le persone che ho conosciuto, ho passato belle giornate, per noi era sicuramente un punto di riferimento..tuttavia..diciamo la verità..la piazza si era trasferita al dropin..tutto cio anche con i suoi lati negativi..situazioni difficli da gestire per gli operatori..fin dall’inizio compresa io nn abbiamo inteso bene il senso di questo servizio..sostituendolo in senso lato ai nostri pomeriggi in piazza e questo ha portato sicuramente noi a vivere il dropin come la piazza e nn in alternativa..un saluto a tutti con l’augurio che riapra e che chi ha voglia possa godere di questo posto come un luogo in cui oltre ai benefici bisogna anche dare qualcosa e rispettare le regole del vivere comune..parla “una”che le ha violate per prima ma che ora con un po di lucidità in piu sa che poteva evitare..
—“diciamo la verità..la piazza si era trasferita al dropin”.
Forse uno lati positivi del drop-in è anche quello sostituirsi alle piazze o anche come alternativa io non vedo il lato negativo anzi la differenza constiste proprio nel fatto che alle piazze il drop-in contrappone una serie di strumenti oramai consolidati nell’ottica della riduzione del danno.
..diciamo la verità..la piazza si era trasferita al dropin..tutto cio anche con i suoi lati negativi..situazioni difficli da gestire per gli operatori..
chi ha voglia di discutere di questo?
Grazie per la testimonianza e il coraggio. Ciao e buona fortuna.
scusa Max ma io non avevo evidenziato “situazioni difficili da gestire per gli operatori” perchè davo per scontato che per gli operatori non è una passeggiata, come tutti i lavori impegnativi,con ”situazioni difficili da gestire” non significa che bisogna rinunciare e tornare indietro,perchè indietro vedo solo angoli delle strade,parchi pubblici, piazze dei martiri, piazze verdi vie del guasto soffocate, morti per overdose negli angoli bui della città,ospedali pieni di cirrotici e di malati terminali.Quindi tutto ciò che si sperimenta come il Drop-in va tutto bene è solo da migliorare.Sto esagerando?
per quanto “il drop in” (o altro luogo simile) possa sostituirsi alla piazza, resterà sempre un luogo “istituzionale”, ovvero, coperto, con servizi di minima, operatori, pseudo servizi (sportello, accoglienza, semplice capacità di scambiare due parole, orientamento, eventuale possibilità di svolgere attività, ecc.).
Con la scarsità di luoghi “sicuri” dove “bivaccare” è normale che un drop si trasformi o sostituisca presto in piazza, ma è anche vero che se gli operatori fanno gli operatori (speciali ovviamente, non schizzignosi, figli di papà, ecc.)allora lentamente di verificherà una selezione naturale e la piazza tornerà in piazza, o quanto meno ci saranno più piazze, una naturalmente non ammessa al drop in, perchè chi ne fa parte non sta a suo agio alla piazza drop in, e una piazza piazza.
Forse è un po’ complicato, ma tant’è.
La questione piuttosto è che quando si parla di sicurezza, i vari drop in non piacciono, così come non piacciono le piazze, ciò che piace sono le carceri, le comunità, le segregazioni, le espulsioni, le emarginazioni, insomma l’eliminazione alla radice.
Non è un caso che l’attrazione per la pena di morte sia sempre molto forte.
La paura! La paura del diverso, del dialogo, la fatica degli interventi.
Costruire muri!
Bendarsi!
Farsi ciechi!
La sicurezza è bella al buio!
Non vedo.
Non sento.
Non parlo.
Eppure quando spunta il sole…
GIANNI