E’ l’ora dei passaggi, degli svuotamenti e dei riempimenti, è il tempo che fa da cuscinetto fra le varie fasi della giornata. La venticinquesima ora non la si vive: la si attraversa. Solo se vivi la strada, come Andersen, puoi raccontare la venticinquesima ora. Massitutor
Come ben sapete io vivo in strada e ho fatto un po’ caso a quello che per me è Bologna di notte. Ma vorrei partire, da come la città, ad una certa ora, si svuota per riempirsi nuovamente, ad un’ora che è sempre la stessa, diciamo che non in tutti i luoghi della città è lo stesso: per cui devo fare un tragitto che prende i due volti della città. Partiamo dall’ora di quando lascio il laboratorio di informatica che frequento diciamo assiduamente, (ringrazio di cuore gli operatori del centro diurno che consentono di farlo) saranno le 17,30 circa e a quell’ora di gente per strada c’è ne ancora tanta ma nemmeno due ore dopo, diciamo che diventa meno affollata, anche perché cominciano a chiudere molti negozi di via indipendenza come i tabaccai , alcuni bar e quasi tutti se non tutti i negozi di abbigliamento, e poi diciamola tutta: hanno il sacrosanto diritto (almeno loro) di tornare a casa, dopo una giornata di lavoro, e in giro la gente ha fretta di tornare a casa dopo essere scese dal treno vedi le persone incolonnarsi come un torpedone di formiche, che ad ogni angolo della via si ramifica nei vari vicoli, sia di via Indipendenza che di via Marconi. Vanno a casa. Ma molti altri si fermano nei vari bar di via Ugo Bassi per l’aperitivo e facendo un piccolo antipasto, che per me sarebbe una cena completa, dato che a volte non mangio anche per due giorni di seguito, ma lasciamo perdere, siamo invisibili alla società frenetica di oggi. Siamo all’ incirca alle 20.00 e si vedono i camerieri riassettare chi all’interno, chi all’esterno nei gazebo o come diavolo si chiamano. Intanto data l’ora mi avvio nei vicoli ed esco alla Coop, che una volta aveva anche accesso da via del Porto. Districandomi nei vari vicoli che non sto qui ad elencare (anche perché non me li ricordo) mi avvio verso piazza Verdi. Qui è tutt’altra cosa: gente ovunque, ragazzi sia dell’Università che ragazzi che vivono in strada, in simbiosi tra loro; diciamo pure che la maggior parte di loro hanno chi una birra, chi una canna, o chi la sta facendo; non conosco tanti di loro, ma alcuni sì, e se mi fermo ci escono pure due tiri per me. Io mi fermo, anche perché non batto spesso quella zona cosi mi aggrego a loro prendo una birra dal Pakistano, se ho i soldi, ma anche se non li ho offrono loro o viceversa tra noi poveri disperati ci si aiuta perché sappiamo cosa vuol dire vivere in strada. Rimango lì fino alle, diciamo 21,30 ma non sempre alcune e rare sere, per cui siamo in via di tornare a "Casa" in stazione, ma decido di non andarci mai subito come al solito e tornando per i vicoli ci sono ragazzi ovunque, c’è chi va e chi viene, uscito su Via Indipendenza salgo su verso Piazza Maggiore, alcuni e rari bar sono aperti, hanno i tavoli fuori con gente seduta, e con davanti qualcosa da bere, così scopri che tanti non sono italiani, sono turisti di varie nazioni che ho anche incontrato percorrendo la via del ritorno. Si ripopola la città: persone con macchine fotografiche o cellulari con fotocamera che flesciano ovunque, ristoranti pieni con davanti ogni ben di Dio e se riesco scrocco qualche sigaretta da fumare prima di andare a dormire, vivere la notte mi ha sempre affascinato, ma ora non è più per me, come si dice dalle mie parti "senza soldi non si cantano messe" per cui la stanchezza si fa sentire, mi avvio lentamente verso "Casa" e intanto trovi gente in entrambi i sensi di marcia. Trovo un cartone da mettere sotto al mio "letto" sacco a pelo. Questo è il terzo solo da quest’anno e non ditemi di non sapere il perché. Scendo le scale, e vado al mio solito posto, perchè ognuno di noi occupa sempre lo stesso, ma non dormi mai tranquillo e un dormiveglia, al minimo passaggio ti svegli per non trovarti la mattina seguente senza lo zaino o senza le scarpe. Stanco morto vi lascio con una buonanotte, (almeno per voi) io domani devo alzarmi presto: alle 5,30 prima che la città riprenda a pulsare.
complimenti a quella foto… una vista di notte colorata.. buonanotte stanotte
bello dal sapore rock,underground, ma troppo rassegnato Andersen64, da uno che ha vissuto in strada allo stesso modo, ma ho sempre sperato che il giorno dopo sia migliore.Conosco molte persone che finiscono i discorsi con il dire ”almeno per voi” .Dobbiamo insieme riprenderci la vita e i nostri diritti di dimora e di cittadinanza senza dimenticare i nostri doveri e le nostre rsponsabilità come sempre.Quando nella vita si finisce in un ‘angolo di una via ci sono mille pensieri che ci balenano in testa e mille domande, dove ho sbagliato? come posso recuperare?.I problemi li vedo adesso io dopo aver scalato una montagna per rivivere degnamente la mia vita e mi guardo indietro e penso che se ci fossero stati meno ostacoli di questo sistema che è fatto a misura per i più fortunati e i più forti, forse avrei risparmiato un pò di anni.Vabbè mi fermo vorrei parlarti per delle ore ci sentiamo andersen. Grazie per il tuo scritto veramente bella è anche l’immagine.Ciaooo
un classico…
di grande livello.
Grazie per averci raccontato questa storia.
la mia vita non è stata mai in grado di farsi prendere da alcuno, tranne per la mia vplontà.Come ben dicevi gli errore ne abbiamo commessi tanti , ma credo che sia giumto il momento di riflettere dovr e come si è sbagliwto ma sopratutto chi ci ha indotto a tale proposito, a prescindere che le compagnie le decidiamo noi essendo adulti e vaccinati, ma si arriva a tal punto che anch’essa diventa monotona per cui cerchi alternative diverse al punto diciamo di voler cambiare fino a quando questa ci soddisfa e riesca a riempire le lacune finora affrontate, non è detto che siano le cose giuste ma almeno tentare non nuoce, specie se si vuole uscire da una routine ormai quotidiana e senza sbocchi per un futuro migliore, ammesso che c’è ne sia, io ci provo e voglio uscirne vincente.
bla bla bla
non dipende solo da noi.
tutte parole.
ma certo da noi parte da tanto. almeno la sensazione di crederlo.
bla bla bla