Sì lo sanno tutti ed ormai è una storia vecchia: verso la fine del mese scorso c’è stato un omicidio qui in via del Porto, fra i cassonetti e sui marciapiedi di questa reietta parte del centro di Bologna. Due persone che vivono la strada si sono affrontati con coltello e cacciavite. Uno dei due è stato ucciso e lasciato sul marciapiede. L’altro è in galera, punto. La macchina della giustizia farà il suo corso. Se n’è parlato e se ne parla ancora: la gente ci ferma e ci chiede “ma lì come va? Cos’è successo?…”. Si vorrebbe rispondere che qui è normale, ma per fortuna non è vero, è un fatto grave e straordinario. Persiste la rabbia e lo sgomento. Poi ognuno fa sedimentare dentro di se quello che può e sistema le proprie caselle.
Tutti qui conosciamo vittima e carnefice, rispettivamente Salim (i giornali lo chiamano Kalivi, che probabilmente è il suo vero nome, ma noi lo conosciamo come Salim pertanto rimane così per noi) e Vincenzo. Abbiamo conosciuto le loro voci e i loro movimenti ed è per questo che abbiamo cercato di andare oltre i titoli dei giornali che parlano di Far west e di Barboni affamati come lupi di strada. C’è chi vuole analizzare questa storia per capire altre cose riguardo alla sicurezza in città, alla convivenza e c’è chi preferisce semplificare nelle categorie di buono e cattivo. Sicuramente la strada non migliora le persone, eppure c’è chi, in ogni luogo, si adopera per non offendere il prossimo e magari anche dare una mano. Nel primo post si è cercato di srotolare dei percorsi di vita, si è giudicato, ci si è sfogati di un giusto risentimento. Qualcuno (giornali compresi) si indignano per il futile motivo del duello (una griglia, del cibo, una birra di troppo): come se ci fosse un motivo sufficientemente importante per togliere la vita al prossimo. Ci siamo scontrati sulla presunta complessità di questa storia. Ma se questo posto ha un senso, se il lavoro sociale ha un senso si dovrà anche dare una risposta al problema della devianza e della sicurezza.
Prima dei problemi sociali ci sono le persone.
Salim era un nord-africano particolare: un algerino dagli occhi piccoli e straordinariamente chiari. Capelli sempre curati spesso organizzati in un caschetto un po’ anni 90 e una voce profonda. Piaceva alle donne italiane Salim. A leggere così sembra un angelo… beh non credo proprio lo fosse, ma ora tutto questo non ha più senso: la morte non cancella le azioni, ma almeno salda il conto, almeno credo.
Di Vincenzo si è detto molto, in tutti i sensi. Un gatto biondo e selvatico di strada. Di quelli che squalificano gli altri abitanti del capoluogo campano: per arroganza, ignoranza, antipatia e una faccia che non aiuta. Anch’io come Simpit l’ho conosciuto a Piazza Grande; poi l’ho ritrovato qui che andava in giro a pulire e ingrassare serrande, teneva piccoli banchetti stagionali in via Marconi, si arrangiava. Possiedo ancora una stuoia da mare comprata da Vincenzo. Poi sempre più giù, più giù e ancora. Aggressioni, diffide, allontanamenti.
Compagni di bevute quei due, ha detto qualcuno. Integrazione spontanea di strada fra gruppi estranei, condotta con parole e codici che nessuna ricerca può codificare. Un destino comune ci dice la storia. Una danza macabra che li ha portati a essere troppo stretti, uniti nella morte e nella disperazione. Protagonisti. Si potrebbe pensare.
Gli attori hanno un teatro.
Via del Porto, via Don Minzoni, via Marconi, via dei Mille, Piazza dei Martiri (e mai nome fu più appropriato) e poi via Azzo Gardino e i giardini dell’ex Manifattura. Questa è la scena.
Da bolognese ricordo che questa è sempre stata una zona povera e inospitale, senza attrattive particolari, ora la si vuole rivalutare e va bene: Mambo, Cineteca e va bene. I residenti, che pure hanno dimostrato un grande livello di tolleranza e senso civico, si sentono minacciati, schifati dal degrado umano che abita questi territori e si comincia a rompere le palle. E va bene. I Comitati dicono, insieme al Quartiere Porto che “La mensa comunale di via del porto crea grande degrado nella nostra zona (…) Da un anno e mezzo il sindaco ci ha promesso di spostarla. Promessa non mantenuta. La parte finale della stessa via, dietro il MAMbo, è in condizioni penose. Dovremmo essere contenti di questa Amministrazione?”. La vicesindaco Adriana Scaramuzzino risponde che: “Quel centro diurno è stato già fortemente depotenziato in questi anni. Non sono in grado di prevedere se riusciremo a chiuderlo entro la fine del mandato. L’intenzione è comunque quella di spostare gradualmente il servizio, nell’ambito del decentramento delle deleghe ai quartieri” (dalla Repubblica Bologna del 27 giugno 2008). E va bene così: tutta colpa del Centro diurno?! Facile ed efficace. Politicamente accettabile. Una risposta geografica ai problemi. Ma va bene così: si governa il territorio.
Eppure la scena è più complessa: le stesse persone che trovano un riparo e un servizio al Centro Diurno frequentano abitualmente la Stazione centrale, la vicina Coop e i cento negozi di “pakistani” della zona. Però nessuno ha chiesto di spostare la Coop o di togliere le licenze ai distributori a ciclo continuo di birra e tavernello. Strano ma non troppo.
La sicurezza è un problema serio e non va banalizzato. Ci credo a tal punto che mi chiedo infatti quale sicurezza è stata garantita a Mariano Tuccella? Massacrato di botte da tre giovani lupi dal pelo candido. E quale sicurezza per Salim? Quella sera.
La sceneggiatura dei percorsi.
Ognuno compie un percorso; una strada che spesso porta a girare intorno, ma a volte non è così: ad un certo punto c’è una svolta, si intraprende un bivio che difficilmente ti permetterà di tornare indietro. Un giro di boa che è molto più facile verso il basso, verso la rovina.
Una volta ho sentito parlare della Sindrome neuropsichica da aria compressa: una specie di ebbrezza da profondità che può colpire il cervello dei subacquei, pericolosa in quanto, in certe condizioni di profondità, può arrivare a far perdere il senso di realtà e si racconta che il soggetto è spinto a nuotare sempre di più verso il fondo che verso la superficie. L’annegamento è la conseguenza.
Vincenzo stava facendo la sua immersione, il suo percorso di formazione per fare il salto di qualità. Sia pure verso il basso. E l’ha fatto eccome. D’altronde quando le uniche regole e conferme ti arrivano da quel mondo fai comunque di tutto per essere il primo della classe. Anche se per il resto del mondo sei l’ultimo degli sfigati. Mettetela come volete, ma da oggi Vincenzo verrà giudicato, dalla legge, in primo luogo come assassino e non più e non solo come un barbone. E questo può avere un senso nella sua testa, per la sua vita. Si è emancipato in qualche modo.
Epilogo. Gli ultimi minuti da barbone.
Vincenzo no, per allah, non doveva finire così. Sì ok era un giorno di merda come gli altri, però è estate e le serate sono fresche, peccato. Sapevo che tu avresti potuto farlo, però non credevo che morire fosse così: tutto perde senso. Strano: non ce l’ho neanche con te, anzi provo pietà per te che resti e che adesso hai paura. Io non ne ho. Se vuoi rimani qui con me.
In fondo abbiamo fatto un passaggio importante insieme Vincenzo, abbiamo svoltato. È la fine di quella vita di merda. Ce l’abbiamo fatta. Doveva succedere.
Mi dispiace solo essere lasciato qui fra i bidoni e le auto, brutto morire col puzzo di piscio nel naso. Che strano: prima non lo sentivo. Ma lentamente comincia a scomparire l’idea stessa di cosa esiste e cosa no; avere e non avere niente; l’idea di cosa è buono e di cosa è cattivo; bello o brutto. Qui è tutto nuovo, da imparare da capo. Sono stanco. Speriamo ci sia un posto. Senza documenti e permessi.
E’ lungo, ma io proverei ugualmente a diffonderlo il piu possibile, ai nostroi blog, ai nostri giornali, e ai giornali in generale, e all’indirizzario della consulta (Naufragi),ogni parola di commento a questa “Opera d’arte” è superflua
@kaberlaba ha scritto:
E’ lungo, ma io proverei ugualmente a diffonderlo il piu possibile, ai nostroi blog, ai nostri giornali, e ai giornali in generale, e all’indirizzario della consulta (Naufragi),ogni parola di commento a questa “Opera d’arte” è superflua
La “sindrome neuropsichica da aria compressa” è altresì definibile come ebbrezza da profondità.
Trovo che il paragone tra la situazione critica del sub con quella in cui arrivano a trovarsi alcuni nostri utenti sia azzeccata. E’ un analisi eseguita da chi fa questo lavoro da anni e ha cercato un senso nei percorsi delle persone che ha incontrato.
La condivido in pieno. Tanto che da tempo mi chiedo quale rimedio si possa mettere in campo per far “risalire ” coloro i quali perdono il controllo affinchè evitino di far danni per sè e per gli altri….
Rispetto alla situazione del sub è compito del compare recuperare il corpo del collega e prendere decisioni al suo posto ( regolare il respiratore, occuparsi della risalita, soccorrere … ). Per chi è alla deriva in strada, mi pare che non sia stato individuato ancora un metodo altrettanto efficace ….
Propongo la figura del “Tutor per i disagi complessi”.
I candidati si facciano avanti
Mah…
secondo me contro i comitati c’è poco da fare.
Quel che fa gola sono i radical chic di cui la consulta generalmente è piena.
Poche speranze.
Opterei per una vita a soldi per poi fare volontariato con donazioni come le grandi famiglie potenti italiane e mondiali, facendosi fotografare per il buon cuore…
questo è quel che conta…
GIANNI
Bellissimo scritto, sincero e realistico.Io amo il centro diurno e se dovesse chiudere mi dispiacerebbe non poco. Al centro diurno ho ritrovato la voglia di fare, ho dato una svolta alla mia vita, ho conosciuto esseri umani incredibili, ho conosciuto mia moglie con la quale ho fatto una figlia che è già stata in quel terribile luogo degradato e vi assicuro che ho più paura quando la porto alla Coop con tutti i pedofilnormalbuonicittadini che ci sono. Ho visto fiorire iniziative, laboratori, ho discusso ai tavoli per ore. Possibile che l’unico modo per un politico di acchiappare voti sia chiudere, spostare, limitare. Il centro diurno è un’esperienza positiva che ha aiutato tantissime persone e ha fatto le ossa di tanti operatori, lì è nata la fraternalcompagnia, lì piazza grande ha fatto i suoi primi labaratori in questo luogo si è dibattuto, criticato,studiato e sempre con i protagonisti con coloro che sono le vere vittime di questo falso sistema. ma di tutto questo cosa viene fuori un paio di risse, un morto lì vicino. Si potrebbe riempire un libro immenso con le cose positive che il centrodiurno, inteso come operatori e senza dimora, ha fatto in favore dell’intergrazione, dell’aiuto e dell’autoiuto,della comunicazione e della ripresa fisica e morale delle persone. Spostare il centro diurno, potrebbe anche essere, ma poi va potenziato va incoraggiato è possibile che tutte le cose più interessanti in questo campo siano fatte da persone che poi sono ostacolate più che aiutate e si devono esaurire in una vita donchisciottesca. Credo che chiudere il centro diurno sarebbe un’errore disumano di fronte al quale non bisognerebbe tacere. Signori i poveri, i disgraziati, ci sono, non li possiamo nascondere o eliminare se non vanno a fare maschere o blog o musica o chissachè al centro diurno saranno lì sotto casa, dove li volete mettere sottoterra. Piantiamola di dire cazzate, la paura, il degrado, li abbiamo costruiti noi,nostra è questa società, i comitati hanno paura? A noi fanno paura,cosa credono che nascondendo i problemi questi spariscano, vadano al centro diurno, vadano a parlare con le persone, vadano a respirare l’aria di rivincita di chi deve lottare contro tutti, solo dopo chiedano di chiudere, altrimenti parlano di fantascienza. Cari comitati vi dirò che il Centro diurno è un posto all’avanguardia e in diversi paesi lo avrebbero trattato con eccellenza, lo avrebbero sostenuto. Le chiacchere sono tante per fortuna che ci sono persone come max, stefano, pietro e tanti altri che ancora resistono. un bel grazie ai nostri eroi, purtroppo sapete che più di questo nessuno vi darà mai, se può contare qualcosa io vi ammiro e vi sosterrò sempre .
Massimo M.
è lungo..è lungo
Massimo ti rubo il commento poi fammi sapere se hai depositato i diritti d’auotre, se ti dovrò pagare i diritti allora devi accodarti a tutti gli altri che mi pignorano lo stipendio in fila.Ciaooo
“Bellissimo scritto, sincero e realistico.Io amo il centro diurno e se dovesse chiudere mi dispiacerebbe non poco. Al centro diurno ho ritrovato la voglia di fare, ho dato una svolta alla mia vita, ho conosciuto esseri umani incredibili, ho conosciuto mia moglie con la quale ho fatto una figlia che è già stata in quel terribile luogo degradato e vi assicuro che ho più paura quando la porto alla Coop con tutti i pedofilnormalbuonicittadini che ci sono. Ho visto fiorire iniziative, laboratori, ho discusso ai tavoli per ore. Possibile che l’unico modo per un politico di acchiappare voti sia chiudere, spostare, limitare. Il centro diurno è un’esperienza positiva che ha aiutato tantissime persone e ha fatto le ossa di tanti operatori, lì è nata la fraternalcompagnia, lì piazza grande ha fatto i suoi primi labaratori in questo luogo si è dibattuto, criticato,studiato e sempre con i protagonisti con coloro che sono le vere vittime di questo falso sistema. ma di tutto questo cosa viene fuori un paio di risse, un morto lì vicino. Si potrebbe riempire un libro immenso con le cose positive che il centrodiurno, inteso come operatori e senza dimora, ha fatto in favore dell’intergrazione, dell’aiuto e dell’autoiuto,della comunicazione e della ripresa fisica e morale delle persone. Spostare il centro diurno, potrebbe anche essere, ma poi va potenziato va incoraggiato è possibile che tutte le cose più interessanti in questo campo siano fatte da persone che poi sono ostacolate più che aiutate e si devono esaurire in una vita donchisciottesca. Credo che chiudere il centro diurno sarebbe un’errore disumano di fronte al quale non bisognerebbe tacere. Signori i poveri, i disgraziati, ci sono, non li possiamo nascondere o eliminare se non vanno a fare maschere o blog o musica o chissachè al centro diurno saranno lì sotto casa, dove li volete mettere sottoterra. Piantiamola di dire cazzate, la paura, il degrado, li abbiamo costruiti noi,nostra è questa società, i comitati hanno paura? A noi fanno paura,cosa credono che nascondendo i problemi questi spariscano, vadano al centro diurno, vadano a parlare con le persone, vadano a respirare l’aria di rivincita di chi deve lottare contro tutti, solo dopo chiedano di chiudere, altrimenti parlano di fantascienza. Cari comitati vi dirò che il Centro diurno è un posto all’avanguardia e in diversi paesi lo avrebbero trattato con eccellenza, lo avrebbero sostenuto. Le chiacchere sono tante per fortuna che ci sono persone come max, stefano, pietro e tanti altri che ancora resistono. un bel grazie ai nostri eroi, purtroppo sapete che più di questo nessuno vi darà mai, se può contare qualcosa io vi ammiro e vi sosterrò sempre .
Massimo M.”
che vogliono dire questi del commento 3 e del comm. 1 perchè non si capisce niente altrimenti sembra un monologo io e da poco che vi seguo però mi piacerebbe capire.
In altri post non voglio ripetere le parole si parla anche troppo. E quando si deve un pò concentrare e riflettere siamo subito stanchi e chiaramente non capiamo.
Che strano.
E’ che la realtà è più ostinata della nostra volontà
E’ vero la realtà è più ostinata della nostra volontà, ma anche noi abbiamo colpe, ce ne lasciamo passare troppe davanti senza intervenire senza farci sentire, oppure ne parliamo tra noi, quando la mia vita si è scontrata con questa dura realtà ero messo male, esaurito, debole, ma entrando a piazza grande, al centro diurno, in via ranzani, mi sentivo di far parte di qualcosa che diceva la sua che lottava, es.non ci pagavano; andavamo con tutto il nostro degrado in Comune e aspettavamo ridevamo, scherzavamo, chi era fatto chi no ma non ci muovevamo di lì,dall’anticamera e alla fine ci pagavano. Adesso ne parliamo tra noi ma non facciamo passi, c’è troppa paura, intorno a noi, sopra di noi. Facciamo un patto la prossima stronzata che succede, articoli, comitati, insomma il prossimo attacco che riteniamo ingiusto, troviamoci, decidiamo, facciamo qualcosa, facciamoci sentire. Questo blog, il mio teatro non bastano, basta che qualcuno decida di chiudere i cordoni e siamo nella merda. Essere insieme ,fare una cosa comune è diverso. Andate a toccare un centro sociale questi si trovano, vanno in piazza parlano ai giornali, alla gente e a volte l’hanno vinta. Usiamo gli strumenti di comunicazione che abbiamo per comunicare ma poi andiamo oltre, diciamo la nostra a tutti, gli strumenti ci sono e alla fine la gente le cose le ascolta, e non credo che i cittadini che dovrebbero sentirci vadano su questo blog.In questi anni le cose sono peggiorate,l’opinione della gente è verso le persone che stanno male è settaria, lo vedete che anche chi scrive in questo blog dice “Ma queste non sono vere sfighe…questi sono solo parassiti… inutile ogni buonismo…lo sfigato è chi si ritrova handicapato dalla nascita” evviva basta nascere sani e si è felici, non ci avevo mai pensato. Forse dovremo cominciare a fare qualcosa, in fondo chi aveva contribuito a costruire una stagione meravigliosa per le rivendicazioni degli ultimi o non c’è più o si è perso, ma tutti noi che c’eravamo sappiamo come si fà e dovremmo riprendere coraggio. Ahi!Pietro vieni a rubacchiare gli scritti a chi fa teatro, aspettati torme di ufficiali giudiziari,non mi dispiace la tua moto. Max, mauro, pietro angelone,ecc. avete capito di cosa parlo?
ciao Massimo M
già pignorata, non c’è più ‘gniente da pignorare oramai,questo mi rende come dire …liberooo di fare di tutto e di più….Pietro
E’ proprio ai peggiori che bisogna parlare, è più in basso che bisogna andare.
Coraggio.
Pier Paolo Pasolini
Io ci provo con la solita sfacciataggine e “ingenuità”.
E formare noi un comitato? Un comitato di senza dimora e dintorni, per cominciare a parlarci con gli altri comitati, raccontare che in quello che loro vedono come degrado ci sono anche delle eccellenze, dei talenti.Non mi riferisco certo a me ( Questo è scontato), ma a quei musicisti come Gianni,ad Andrey, ai ragazzi del laboratori di maschere, che fanno arte e che non se li incula nessuno,al teatro avviamente ed a tutti quelli che che non abbiamo trovato e che si sono.
Un comitato, snello,semplice da mettere insieme e semplice da sciogliere, in cui la pulsione sia quella di cui parla Massimo Macchiavelli, in cui chi ha paura o si sente legato, o è legato “istituzionalmente” resti fuori, oppure chre aderisca con la logica della doppia tessere o se preferite doppia appartenenza.Io ci sono, ci sono per andare in consiglio comunale ad assistere e riportare.Ci sono per andare alle commissioni ed alle sottocommisioni, alle riunioni dei quartieri “Caldi”.
Perchè rispetto al passato oggi credo si debba partire da questo modo, perchè se i poveri non si occupano di politica sarà la politica ad occuparsi dei poveri.Vedi le impronte digitali ai bambini Rom, piùttosto che ai tre nordafricani che alcuni giorni fa sono andati in galera per aver rubato una galli, trasportandola poi in una macchia rubata.Ma di tutti quelli che proponevano Bond Argentini, contribuento ad uno dei disastri finanziari che ancora ora i correntiti ricordano.Di questi bancari che ne è, e di quela classe politica che non è intervenuta con i controlli?
Ed allora riempiamo pure i giornali di ammazzamenti fra straccioni e di ruba galline…
Massimo la risposta è quella di riappropriarsi oltre che dell’indignazione, anche di un atteggiamento politico.
confrontiamoci su questo, facciamo la conta di chi c’è e di chi non c’e perchè da soli ci facciamo solo delle gran pugnette.
Un caro abbraccio a tutti.
Una storia sbagliata?
è semplicemente una storia semplificata alla luce dell’ignoranza che si trasfigura nelle notizie di insulsa moralità e facilmente percorribile dall’ignoranza.
Prima dei problemi sociali ci sono le persone?
ma sinceramente prima ci sono anni di deprivazione culturale e di sistema sociale autoreferenziale e giocato solo sull’assistenzialismo che alimenta lo stato parassitario delle persone…poi forse le persone.
Gli attori hanno un teatro?
ma il teatro o meglio il teatrino è insito in questa nostra italia che gioca sulla falsa riga della bassa soglia e della povertà…illudendosi di negare che l’emarginazione è insita nel suo stesso sistema e non in un pugno di vie.
La sceneggiatura dei percorsi?
mmmm…parlerei più dei giardini con i sentieri che si biforcano…le scelte…se esistono spesso dipendo dal nostro modo di volersi confrontare con esse…ma si sa non scegliere e sempre la via più semplice…
Epilogo. Gli ultimi minuti da barbone?
bhè qui mi arrendo all’interpretazione poetica e letteraria…rimango senza parole..d’altronde è inutile interrogarsi…se non si esce da uno schema mentale già codificato e ci si ripete le solite domande…
a voi ogni possibile commento
🙂
La faccenda si fa seria ragazzi. Bene. Chi se lo immaginava che c’era nell’aria una voglia così genuina di politica. Politica nel senso più nobile del termine: idee e progetti per una convivenza possibile su un territorio. Fatta da chi le cose le conosce: elemento quasi estraneo alla politica professionale. Sono entusiasta di questa spinta che non è una voglia di governare, ma una necessità di capire e una competenza nell’agire.
In questi anni abbiamo tutti cercato e trovato le nostre strade, le nostre specificità. Mi riferisco a Piazza Grande, Coop La Strada, Equipe del Centro Diurno, Fraternal Compagnia, Avvocati di Strada… e poi Consulta, Sindacato, Caritas, Antoniano…
che sia arrivato il momento di mettersi dallo stesso lato della strada? Se questo genere di domanda non sono più un tabù abbiamo già fatto un grande passo avanti.
Quando tutto era perduto e parlavano i coltelli, le bestemmie e gli insulti io c’ero. Come ogni volta. E come ogni notte non ho potuto che annusare l’odio nell’aria.
Massimo Zanardi …detto Zanna
La mente rifugge dall’immaginare cose che diminuiscono la sua portata
Baruch Spinoza, Etica
Anche a Milano i fatti cruenti legati a persone senza dimora non sono mai mancati e da 20 anni, ovvero da quando dirigo SOS in Stazione Centrale, la carrellata dell’orrore è infinita. Omicidi, stupri, violenze, serial killer, sequestri di persona. L’ultima in ordine di tempo è la vicenda di un nordafricano, nostro cliente abituale, stupratore di un disabile sotto il “tunnel dell’orrore”. Non lasciarci sopraffare da questa dimensione di brutture e di inaccettabile schifo, non ci è stato difficile, perché in fondo, certo senza nessuna giustificazione, pena ed indulgenza per reati e delitti anche efferati, nei quali a volte si trovano le motivazioni, altre solo il puro delirio, abbiamo sempre visto e conosciuto qualche altro volto dietro al serial killer, dietro allo stupratore, dietro al pericolo pubblico. Certo, la nostra visuale condizionata dall’esistere del bene” anche nel peggior bastardo, non è la stessa di chi da fuori osserva persone e personaggi con comportamenti patologici, antisociali e violenti, immersi nel degrado. Ci chiediamo come viviamo da vicino queste cose, non certo per giustificarle agli occhi di chi vive altri mondi e dimensioni, ma perché siamo “testimoni” importanti. Siamo infatti noi quella frontiera relazionale oltre la quale per queste persone c’è solo il nulla: prima la strada, le persone della piazza, i giri, la polizia, le storie, poi il tribunale, il carcere, il manicomio criminale. Purtroppo non sempre il nostro lavoro educativo e la nostra aspirazione al bene trionfa e gli insuccessi pesano. L’alcolismo e la cocaina poi hanno sempre influenzato negativamente i comportamenti di persone, a volte apparentemente anche molto tranquille, la vita di strada, il degrado interiore e l’assenza di riferimenti hanno poi spesso fatto il resto. E’ certo che chi vede da fuori, la pubblica opinione, tutte queste belle motivazioni non ce le ha e l’associazione fra chi non ha un tetto, chi fa vita di strada e l’associazione con forme di insicurezza e pericolo sono forti. Da alcuni anni noi stiamo lavorando a progetti ed al sostegno di persone che possano materialmente e con forza dimostrare l’esistenza di forti qualità e buone risorse anche fra chi fa vita di strada: il ribaltamento di quella curva discendente che vorrebbe individuare magari in un solo evento critico della vita l’inizio di una discesa che porta inevitabilmente verso un abisso.
Ciao Maurizio
Non capisco tutta quest’attenzione verso un fatto che mi sembra vi abbia colpito più per i titoli dei giornali (giusti e veritieri, erano due barboni che si affrontati per motivi banali) che per il fatto il sè. Come in tutte le categorie anche tra chi vive in strada ci sono i buoni e i cattivi. Il morto e il vivo non appartenevano alla prima categoria. L’assassino che lo condannino e che resti in carcere (quanto i giudici ritengono) come tanti potenti che sono in carcere. Ne più, ne meno. Perchè rimescolare ancora questa storia?
La storia di Salim e Vincenzo provoca innumerevoli sensazioni, riflessioni lucide ,ammirevoli e profonde che non possono non essere ascoltate.
Attenzione però a non trasformarla nell’ennesimo teatrino votato alla strumentalizzazione.
io ho pensato al genio indiscusso kurt vonnegut e alla cronica atrofia delle coscienze così ben espressa nel suo mattatoio n.5.
ciao
aa
C’è tanta concentrazione in questa storia di Vincenzo è Salim, perchè nessuno si immaginava una cosa del genere,specialmente da due chè si frequentavano,è sarebbe meglio riflettere devi ora avere paura di chi hai accanto,basta una parola sbagliata chè devi stare attento chè non ti arrivi una coltellata.
E vieni lasciato li con freddezza.
adesso non esageriamo, ricordiamoci che la maggior parte delle violenze avvengono tra le mura domestiche, c’è un pò di strumentalizzazione e deviazione della paura contro i “diversi”, i barboni, gli alcolizzati, le prostitute i drughè fanno più scalpore perchè sono brutti,sporchi, immorali e peccatori, e in un paese come il nostro militarizzato dal vaticano che decide chi sono i brutti , i belli, i morali e gli immorali,e che vuole intervenire sulla vita e sulla morte fregandosene in nome di Dio delle sofferenze, ci dobbiamo convivere. Forse un giorno ce la faremo.
Se adesso uno di noi si incazza e minaccia le mazzate a qualcun’altro non fa altro che passare per ridicolo,mentre in strada sei un figo e ti fai rispettare;quanti di noi anche operatori abbiamo vissuto in strada o da giovani queste cose?Oggi in un dormitorio, in un drop-in, in una mensa come via del Porto passi per idiota, ridicolo e dai fastidio un pò a tutti.Invece di valorizzare questi luoghi,la soluzione migliore per chi governa il sociale e la sicurezza del territorio è chiuderli?Forse allora mi sono perso qualche pezzo.
io adesso non vorrei tirar via tutti discorsi con un colpo di spugna, però…..
Ora noi ci indigniamo perchè la vicesindaco, approfittando del sentire a caldo dei cittadini di fronte al sangue sotto casa, non si vergogna di dire (anzi ora lo sbandiera) che “Quel centro diurno è stato già fortemente depotenziato in questi anni. Non sono in grado di prevedere se riusciremo a chiuderlo entro la fine del mandato”
Intanto viene fuori che c’è stata e c’è una politica di chiusure e tagli. Allora non era solo un’impressione di noi del settore; eppure illustri rappresentanti, mi hanno spesso tenuto ore a spiegarmi quello che io non vedevo: che i servizi erano stati solo spostati e non depotenziati, anzi organizzati meglio…Va beh
Ma torniamo ai colpi di spugna: insomma anche agli stati uniti basta un saddam che fa casino per dichiarare guerra in nome della pace.
Sto volando troppo in alto.
ok
Parliamo del padre francese depresso che fracassa la testa di sua figlia sul milite ignoto! Ah no, dite, quelli sono problemi psicologici. Allora forse è la psichiatra che non gli dava i farmaci giusti…
Vincenzo è stato per anni nei nostri circuiti: un pò in borsa lavoro, un pò presso quei disorganizzati di piazza grande, un pò con coop la strada -che una possibilità una volta riusciva a darla persino ai satanisti (almeno creduti tali)… Insomma quel famoso circuito, che tanto ci avevamo messo a mettere su, che chiamavamo di bassa soglia o riduzione del danno in senso ampio. QUel circuito che ad un certo punto è imploso in se stesso creando assistenzialismo, cronicità e arroganza.
In quel circuito se uno era sbattuto fuori, per malefatte, da un posto si telefonava a un altro posto per avvisare che eravamo stati costretti a espellerlo e se lo vedevano, che cercassero di accoglierlo e farlo ragionare(o in termini più eruditi: elaborare ciò che aveva fatto). Oggi credo che si avvisi, quando si avvisa, per dire che non devono accoglierlo perchè se no, non impara: cioè uniti nella punizione che è quella di tenerli fuori (e io sono una di quelle che ha suo tempo ha preso queste decisioni, non sto criticando nessuno).
Bene, fuori dalle nostre case e fuori dai nostri servizi e fuori dalle nostre strade (che però dobbiamo militarizzare, ma non per un po’ ma per sempre: ma poi basta? e piazzaverdi?
Fuori perché devono imparare, perché soprattutto da qualche anno (da attuale sindaco??) ci hanno detto che la musica è cambiata e la politica di quella cosa li …che vengono prima i diritti, e che un posto letto è un diritto e non un premio e la persona al centro… deve finire, anzi è finita…il posto letto o la borsa lavoro in sei mesi bastano per riabilitare una vita di merda…etc etc.
Basta con quella musica che rende solo cronici e poi questi barboni vogliono vogliono neanche come pezzenti con la mano tesa ma addirittura si organizzano (ricordo le lettere firmate dagli ospiti di un dormitorio), assistiti, poveri, barboni SENZA NENCHE VERGOGNARSI
Oppure così ci hanno fatto credere e noi stessi abbiamo creduto, forse stanchi…perchè nessuno si è realmente messo li a calcolare i risultati di tutti quegli anni di lavoro. Massimo M racconta la sua storia e io c’ero, ve la confermo, ma io ho visto passarmi a fianco tante altre storie simili e nel peggiore dei casi ho visto persone trascorrere alcuni anni, mesi, giorni, magari pochi ma unici, lavorando fianco a fianco ad altri e sentendosi per una volta, anche solo una, una persona normale scambiando per qualche mese rapporti umani e poi nulla …ri-persi ….
poi di colpo non sopporti più tua figlia che piange o solo una poliziotta che ti fa notare che non sei buono a consolare tua figlia… è solo un’altra tua sconfitta, un’altra cosa che non sei capace di fare, così come il mondo e soprattutto tua figlia si aspettano e le cose perdono senso…
E’ terribile quello che è successo in piazza a roma, soprattutto è terribile che ci raccontino tutti quei particolari e ci mostrino tre volte al giorno i capelli biondi della bambina per terra. Domani forse qualche insigne collega dirà che non bisogna più essere leggeri con i padri che soffrono di depressione e bisogna rinchiuderli e non lasciarli avvicinare ai loro bambini…
Qualcuno dirà che bisogna chiudere il centro diurno e tutti i diurni del mondo, perché sono covi di degrado…
Forse qualcuno arriverà prima o poi a dire che gli ospedali sono da chiudere perché pullulano di malattie e le carceri di delinquenza.
La globalità ci spinge sempre un po’ più in là. Ci avete mai pensato che una volta le carceri erano sulle isole? E i manicomi imboscati?
La globalità ci spinge più in la… le isole ci servono per rilassarci e i posti ameni per rinfrescarci
La globalità ci spinge più in la…
ma allora l’aveva intuito giusto Hitler?
Usando la fantasia si può immaginare; usando l’esperienza si può delineare; usando la cognizione se ne fa un quadro; usando il cuore si può scegliere di stare con l’uno o con l’altro…ma nessuno può sapere il perchè o il percome certi fatti succedano! Possiamo solo prenderne atto e far sì che chi sulla strada ci rimane ancora non venga associato a questi fatti e gli si preservino quei luoghi e momenti di aggregazione e sostegno che rimangono! Uff…
Degrado in via del porto?!!..
@ Conci: oltre che per la competenza ti ringrazio e ammiro per il coraggio della testimonianza e delle idee. Ho imparato che trovare chi esprime, con chiarezza, le proprie idee non è assolutamente un fatto ne’ facile ne’ scontato.
Per gli altri attivissimo compagni di strada che cosa dire? L’idea del Comitato… mi travolge ed entusiasma allo stesso tempo.
@massitutor
Per gli altri attivissimi “compagni”.
Cosa cosa,ho sentito bene?Compagni? Questo è un linguaggio militante, se fossi in te farei attenzione ad usare le parole.
Per il comitato direi che sarebbe utile affrontarlo con serenità e persino con una certa gioia, altrimenti farsi travolgere è un’attimo.E da vecchi Scaut inserirei anche l’elemento del gioco con tanto di ambientazione, tipo “nascondino” in cui chi fa la conta poi cerca quelli che si nascondo per non farsi interrogare, per non raccontarsi, per non dire come si sentono, insomma per non esserci e lasciare che tutto resti quasi immobile.
Io partirei dal gruppetto che si è formato sul terreno della stima reciproca e dell’affetto,con lo spirito leggero che ti consente di dire ” Come andrà non lo so, ma mi diverte un botto il gioco del comitato”
Leggereza e voglia di giocare dove il gioco rappresenta un elemento di crescita straordinario.
E questo non vale solo per gli adolescenti col fazzoletto al collo e braghe corte.
Negli scaut quando fai la promessa,(Il rito per entrare nel gruppo) ed io l’ho fatta a diciasette anni, i grandi ti dicono ” Ricorda che chi è scaut resta scaut per tutta la vita” e dunque se non vi spiace io nel comitato ci voglio entrare prima da Scaut e poi da senza dimora talentuoso.
PS: Non accetto battute sugli scut, capito Pietro?
Dimenticavo il mio nome Giungla era Mang il Pipistrello.
Buona caccia a tutti
Stefano
Mang il pipistrello sono io
Mi sono loggato due volte e risulto sempre anonimo.
Il commento 30 e 31 sono miei e speriamo che questa volta mi logghi correttamente
ciao Stefano, anche se non ti logghi sei firmato quindi si è capito, sugli scout :comincia a convincere a quel testa di androcchia di Maxtutor di organizzare sta benedetta grigliata che si è sentito il profumo ma non il sapore e vedremo chi sa fare lo “scout” lo “scut” anche io non lo so fare.Ciaaaauuuuu
io penso che quello che e sucesso e una cosa orendamente brutta nei confronti di quello he lo ha fatto, e per quelli che vivono qui parte delle loro giornate…
io non conoscevo personalmente le persone in questione ma posso dire che non ce modo e maniera che si debba strappare qualcosa come la vita per una semplice litigata perche cosa magari…. un po di mangiare, una sigaretta,ho qualche soldo…. noooo assolutamente no… sono molto dispiaciuto di quello che e accaduto ma difendo pienamente il posto. non ne ha colpa statene certi non ne ha nessuna colpa di quelo che e accaduto… qui si cerca di trasmettere alle persone la solidarieta di stare insieme e dividere quel poco che ce per tutti senza alcun timore… questo un posto dove si sta insieme per socializzare
e immparare ha conoscersi e anche gli altri specialmente dato che per una vita siamo sempre stati soli senza nessuno che ci teneva inconsiderazzione…
questo e il mio pensiero provate a pensare
saluti a tutti
Ciauuu Concin ben psycotornata e ben psicologgata
ciaoo anche a Mattilux amicone dello Zacca,chitarrista sfegatato al labioratorio musicale per chi non lo conosce, tieniti sempre in collegamento qui su Asfalto, poi ci si vede sempre in sala musica
Dimenticavo di riportare una cosa importante, che però mi rendo conto che può sembrare inverosimile. Nelle settimane successive all’omicidio, quando è stato possibile, ho avvicinato alcuni amici di Salim, in particolare Mustafà, il gigante ricciolone dagli occhi impenetrabili. L’ho fatto per portargli la poca solidarietà che potevo e per chiedergli come va insomma. Con la sua voce di caverna mi ha detto che la famiglia di Salim era qui in Italia per portare a casa il corpo di Salim e che insomma il gruppo che lo conosceva stava cominciando abituarsi all’idea che lui non c’è più, seppure con fatica e tempo.
Ma una cosa mi ha colpito: ho parlato con Mustafà 2 o 3 volte e ogni volta, in ogni occasione mi ha detto che erano dispiaciuti per tutte e due le persone coinvolte, perchè erano due povere persone. Sì: l’amico di Salim mi dice di avere pietà per Vincenzo. Un senso di compassione. Non l’ho inserito nel post perchè sembra una cosa da giornalaccio tipo cronaca vera, ma è la pura verità.
Rispetto.
Un caro abbraccio a Mustafà e che porti un’abbraccio da tutti noi ai parenti di Salim
Arrivo tardi, direi che più o meno avete contribuito già tutti a sviscerare il problema quindi non mi viene da aggiungere nulla se non che tutto ciò mi fa venire in mente alcuni passi del mio diario il quale, nonostante sia volutamente esagerato e reso grottesco per esigenze di fiction, alla luce degli ultimi fatti acquista un’inquietante che di profetico.
Nonostante la lunghezza penso possiate spendere una decina di minuti, in caso contrario passate pure oltre, non mi offendo.
“…Gli stranieri.
Nessuno fra me e i miei colleghi sa bene che cosa fare con loro. Men che meno la dirigenza dei servizi sociali ed il Comune il quale, da quando hanno cominciato ad arrivarne dei vagoni, ogni sei mesi cambia regolarmente posizione in materia sul dovere o meno da convenzione di accoglierli dentro alla Struttura.
Si passa disinvoltamente così da una politica paranoica di tolleranza zero ad una di retorica e demagogica accoglienza, in un andamento sinusoidale di eterna ipocrisia.
Mi viene da pensare che questo dipenda più dall’aria che tira dal buco del culo del tecnico di turno piuttosto che da un progetto coerente e definito.
Non che io di soluzioni ne abbia, ma almeno mi guardo bene dall’andare a dire in giro che ne ho.
La convenzione di gestione della Struttura fra il Comune e l’azienda per la quale lavoro fu stipulata almeno quindici anni fa e nessuno l’ha mai vista, almeno nessuno fra di noi. La si può quindi tranquillamente variare ed interpretare a seconda delle politiche o esigenze del momento. Per quello che mi riguarda non è un problema, solo basta saperlo. Per i primi sei mesi li puoi accogliere, i sei mesi successivi devi invece dire loro che non possono entrare in quanto la Struttura è sempre stata solo per italiani.
In realtà, se volessimo vederla in termini ballardiani, nessuno sa bene per cosa o per chi sia stata costruita la Struttura. Come un arcaico ed inquietante monumento dedicato alla devastazione umana lo scopo di questo progetto si perde indietro nel tempo.”
“…Per una multa da duemila euro il comune, con la benedizione di dio, dello stato e l’aiuto di banche, istituti di recupero, normative e affari vari, ti può rubare la casa e sbatterti in strada, rovinare indelebilmente la tua vita, la tua famiglia, la tua salute, i tuoi affetti, peggiorare estremamente la qualità della tua vita in generale, pulendosi allegramente il culo con ciò che la costituzione afferma e sancisce sull’inviolabilità della casa come bene primario ed intoccabile, e non è una leggenda urbana visto che lo fa sul serio.
La legge è uguale per tutti.
Però non ti devi preoccupare, poi ti dà il pasto caldo e un bel dormitorio. E naturalmente anche un’assistente sociale con cui parlare e farsi un bel giro.
E un bel posto come questo dove venire a guardare la televisione o a farsi sbranare dai tossici.
Se non sei tossico non c’è problema visto che tanto puoi benissimo incominciare a farti stando qui, tanto dopo c’è il meta.
L’importante è che quaggiù di fame o di freddo sia vietato morire.
Magari tra cinque anni ti danno pure un gruppo appartamento comunale assieme ad altri cinque rovinati. Se sei veramente bravo addirittura 30 mq di cartongesso tutti per te.
Non male come cambio quando prima avevi una casa. Perdipiù di mattoni.
Da sbellicarsi.
Io personalmente non ho un’idea politica. E’ la stessa rancida lingua blaterante, incastonata su apparentemente diverse facce, stemmi e bandiere.
Capirete quindi, con gente così a giro, di come il Comune e quindi più in generale la sua macro estensione, aka lo stato, abbiano tutto il sacrosanto diritto di difendersi agli occhi del pubblico dall’attacco di fascisti terroristi nemici di valori elementari quali democrazia, tolleranza, equità sociale e progressismo.
Già. Natali, Di Biasio e Bolelli, proprio loro i terroristi e i nemici della democrazia.
Se per brevità vogliamo chiamare nemico della democrazia uno che si vendica contro chi gli ha rubato casa, famiglia e vita, e magari per delle multe dovute ad un parcheggio non pagato o ad eccesso di velocità, allora ok, possiamo anche chiamarlo così.
Di Biasio soprattutto, che in un anno ha modificato l’abitudine di passare il natale con la famiglia a quella dell’anno successivo di passarla al dormitorio comunale con un’istanza di divorzio in mano e tre mostri gonfi di vino come unici compagni di viaggio, ubriachi e urlanti.
Di quale e a quale pubblico il Comune parli o si rivolga quindi rimane tuttora un mistero visto che sono tutti quanti incazzati fradici; dai più abbienti, che invocano sicurezza contro i poveri, ai poveri, i quali invocano sicurezza contro i più abbienti.”
“…Anche se ti hanno sbattuto lì ogni giorno con altri quattro sfigati come te a tenere a bada tipo un centinaio e passa di scoppiati potenzialmente letali non c’è nessuno che possa prendere la tua parte. Se ti incazzi più del necessario, che sia con i frequentatori del posto, o il Comune, o l’azienda appaltatrice per cui lavori, rischi di perdere il posto.
Un operatore che picchia un utente è emblema chiaro ed inequivocabile di un attentato a quell’immagine di democrazia e civiltà che il comune rappresenta, uno schiaffo nei riguardi di quegli stessi valori di tolleranza e libertà sdoganati come politica prioritaria e basilare, un atto incivile che non può passare impunito. Non importa che l’utente in questione ti voglia sventrare con un coccio o una lama perché non gli hai servito il sale separato dal pepe.”
“…Il fatto è che uno che dopo una laurea in scienze dell’educazione è sempre e solo stato addestrato a mandare affanculo dei tossici di 40 chili in astinenza da dietro ad una scrivania protetta da un vetro antiproiettile e non è preparato a far fronte ad una filosofia camorristica; si sente spiazzato.
Naturalmente il soggetto in questione non ottiene quasi mai necessariamente tutto ciò, visto che il più delle volte o torna in galera, o viene mezzo ammazzato da qualche altro cane sciolto, o muore di cirrosi cancrenante.
Però almeno è divertente vedere per un po’ qualche fighetto del Comune cagarsi addosso da dentro al suo ufficetto ovattato, o apprendere che gli è stata bruciata la macchina.
La metodologia camorristica applicata all’assitenza sociale, geniale, no? Praticamente la nuova frontiera dell’emarginazione.
Fin qui sarebbe anche tutto ok, salvo che per fare ciò non ci sono granchè fondi, molti di questi arrivano paradossalmente dal basso, si taglia cioè dalla feccia dei servizi sociali, quindi da noi, da quelli che contengono frontalmente quest’onda umana incazzata facendo sponda e cuscinetto e che altrettanto paradossalmente finiscono con l’essere confusi dalla società con il materiale umano stesso con(tro) il quale lavorano e accusati di collusione con esso.
In sostanza li si paga noi, in Comune invece non ci si taglia un cazzo. Si rigirano poltrone, si riciclano incarichi, ci si improvvisa progettisti o consulenti a un tot a botta, ci si scopa un po’ a vicenda e in sostanza si rimane sempre lì.
Mh, sì, lo so già cosa puoi dire a tua discolpa se ti serve qualcosa con cui pulirti l’anima: tutto questo è retorico, superficiale, populista, semplicistico, è tutto ciò che vuoi, certo, però è anche verità oggettiva affermare che la presenza di personaggi come te in determinati posti non abbia nessun senso logico. Appartieni al regno dei surplus, perfettamente conscio di ciò, come del resto ovunque c’entri la politica. Gli unici progetti sensati sono poltrona, stipendio e giustificare la propria inutile posizione di rilievo.
Retorica, populismo, qualunquismo. Termini progettati ad hoc per tacciare o far fare la figura dell’idiota a chi espone verità semplici, scomode ed oggettive. Tutto perché in genere la verità è quasi sempre molto più semplice di quanto non la si voglia far credere, rendendone così indispensabile il suo mascheramento.
In fin dei conti è il solito buon vecchio magna magna, in questo caso travestito da sperimentazione sociale.”
“…Non importa se in realtà stanno per scannarti.
La politica del Comune è: poco casino o niente appalto.
Qualche volta ti può anche capitare di lavorare da solo in una struttura che contiene un centinaio di questi personaggi ma è ininfluente.
In teoria la responsabilità del turnover di personale, posto ci si possa chiamare così, sarebbe a carico dell’azienda appaltatrice, la quale si difende semplicemente agitandoti davanti qualche spauracchio tipo mobilità coatta o qualche improbabile escamotage concordato con sindacati e Comune stesso. In questo modo risparmiano tutti. Questo grazie anche al fatto per il quale legalmente basta un’assicurazione di pochi spiccioli per non fare figurare le aggressioni fisiche come risultato di un’inadempienza alle leggi sulla sicurezza del lavoro né lo stress ed il conseguente abbrutimento psichico derivante da questo lavoro un danno professionale riconosciuto e risarcibile. Comunque questo non fa parte del mio problema. Vedete, per una qualche ragione che ignoro, io qui dentro non mi trovo poi così male, per cui non credo di essermi abbruttito più di tanto. Almeno non per questo lavoro.”
“…Questi tizi sono pagati anche per rompere le palle sulla qualità dei servizi, o più semplicemente per smantellarli e rimpiazzarli con la stessa cosa che però costi meno, avendo però cura di fare un refresh d’immagine (ricordiamoci che l’operato è puro optional) e cambiarne il nome per farla figurare come un qualcosa di diverso, di più attuale, più funzionale e sostanzialmente…
Certo caro anonimo (dovrei dire collega immagino) che c’è un bel po’ di verità in quello che scrivi e ovviamente vivi. Ne valeva la pena di arrivare fino in fondo a questo testo. Non so da che città scrivi ma sembra che conosci bene il problema. Sei sul pezzo insomma.
In effetti anche qui a Bologna la cosiddetta Accoglienza disincentivante alla fin fine viene pagata da due categorie di persone: i cittadini e gli operatori che poi si devono trovare di brutto, davanti ad una persona con dei bisogni a dire che a Bologna non è più il caso di rimanere. Con qualche risorsa, quanto meno da promettere, la vita sarebbe più facile per gli operatori, soprattutto della bassa soglia.
Ti invito a rimanere con noi e continuare a mandarci queste testimonianze oltretutto di un ottimo valore letterario. Almeno a me piace.
Grazie, ciao.
Però è un peccato che certi commenti rischiano di essere persi, non ci avevo nemmeno fatto caso.Si può avere qualcosa di più? tipo il diario di cui parli?
Sono uno dei vari cumuli di sfiga che si sbatte all’interno di sto lavoro.
http://www.operatoredimerda.splinder.com
Molto interessante davvero.
A volte è necessario anche l’acido nella vita e quando è di buona qualità meglio ancora.
Invito tutti a farci un salto.
Qual’è il tuo nickname? Ne avrai uno se sei su splinder.
Ciao e grazie del passaggio. Spero ce ne saranno altri.
Sara’ l’operatore di merda diego
io lo metto fra i link… non importa chi sia. Invenzione o realtà racconta bene certi angoli di questo mondo.