Martedì prossimo ci sarà una festa al dormitorio in via del Lazzaretto, 15: la casa del riposo notturno intitolata alla memoria di Massimo Zaccarelli, che ci ha lasciato 5 anni fa. Questo è il presente. Ma dove comincia questa storia? E chi c’è dietro quel Noi che sta dentro ad una frase come "Massimo Ci manchi"? Non so se riuscirò qui a dare una risposta. Di sicuro una risposta la troverete da soli se martedì sera decideste di far crollare barriere e pigrizia varcando il cancello del Dormitorio in via del Lazzaretto 15 e vedendo le persone che lì ci vivono e lavorano.
La complessa e breve vita di Massimo viene raccontata quasi ogni giorno, in un omerico testo collettivo orale fatto di citazioni, ricordi, frasi e aneddoti. Questo avviene nel mondo di chi il sociale lo mastica ogni giorno, per scelta o per necessità. Ma il senso del passaggio di Massimo deve andare oltre ed essere rinnovato. Chi cerca di attribuirsi la paternità della suo impegno sociale mi innervosisce; chi pensa che quando c’era Massimo andava tutto bene mi annoia; chi è convinto che Massimo non è stato capito, non è stato valorizzato mi fa ridere, come del resto quelli che cercano di immaginare cosa Massimo avrebbe detto o fatto oggi, su questo o quest’altro problema. Poi ci sono quelli che semplicemente si danno un tono perché l’hanno conosciuto che, insieme a quelli che non l’hanno conosciuto però l’hanno capito meglio degli altri, mi fanno una gran tenerezza. E poi ci sono quelli che Massimo Zaccarelli è stato un patrimonio per la Città, per il mondo del lavoro, per il sociale: gli ecumenici. I peggiori di tutti ovviamente sono quelli che si sentono i portatori unici delle parole e della memoria di Massimo. I sacerdoti della sua scomparsa che, alla bisogna, sono sempre pronti a celebrarne il rito. Ancora peggio forse sono quelli che tutti gli altri elencati prima non hanno capito niente di Massimo e magari fra questi ci sono anch’io. Il fatto è che ognuno ha il suo pezzo di verità e ci si attacca a quel poco che c’è.
Facendo mente locale e un giro su google si può scoprire che Massimo Zaccarelli è un ex senza casa che inizia a fare politica, che s’impegna nella cooperazione sociale, che preoccupa e convince giunte e amministratori, che riesce a dare voce a chi ne ha sempre avuta poca, pochissima. Essendo stato uno dei fondatori del giornale Piazza Grande e della relativa Associazione; presidente della cooperativa sociale La Strada di Piazza Grande e Presidente della Consulta cittadina contro l’Esclusione Sociale. In un lacerante agosto del 2003, giovane, lucido e forte se n’è andato. Lasciando tutti noi a fare i conti coi nostri limiti e le nostre capacità. Pieni di paura.
Quello che sarebbe giusto fare sarebbe cercare di raccontare Massimo non più o non solo a noi "anziani" senatori del Sociale, ma col suo nome e con le sue azioni aprire un varco nella mente di quel giovane punkabestia che insegue la libertà in un furgone parcheggiato, curandosi solo dei suoi capelli; svegliare tutti quelli che fra dormitorio e centro diurno dormono circa 16-18 ore al giorno. Con gli occhi di Massimo vorrei riuscire a vedere le potenzialità nascoste di tutte quelle persone che aspettano una soluzione dai Servizi sociali, ogni giorno, per qualunque cosa. E con la sua voce far ragionare chi pensa di far valere i propri diritti sbraitando contro il povero operatore di turno, avventandosi come un kamikaze ubriaco contro una pattuglia di vigili o malmenando lo straniero che "ti ruba il lavoro". Con le sue mani forti si potrebbe cominciare a fare qualcosa, a costruire, spostare, organizzare… così che a qualcun altro venga voglia di avvicinarsi e lavorare, pensare, progettare. Poi qualcun’altro e altri ancora… che così si fa, si sta insieme, così ci si difende e si cresce.
Questa festa dunque è un occasione per stare insieme, divertirci e ricordare Zac. Chissà se riusciremo, d’ora in poi, a ricordarlo per le sue azioni, per quello che era, senza mettere il suo nome davanti alle nostre paure e per quello che non siamo in grado di fare.
Siamo un gruppo di sempre più numerosi amici di lunga data, compagni di sventure,compagni di lavoro, di nottatea discutere nelle feste del Kapanno,nelle serate dei dormitori di tutta la città, nei pomeriggi in via del porto,nelle calde serate agli stand dell’associazione alla festa dell’unità,nelle manifestazioni in piazza, nelle lotte per il nostro diritto alla sopravvivenza,alla salute a un posto in questo mondo alla casa al lavoro ecc. ecc.Non ce ne frega nulla di chi ci odia, di chi ci disprezza, di chi ci critica, perchè noi si sta insieme,noi ci si difende e si cresce. Buona festa a tutti.
Ben detto, massi…ben detto!
E’ quella passione… quel modo suo di crederci, di stare, di fare che mi manca di più…
non sapevo nulla di massimo zaccarelli, grazie max per il post
a stasera. 🙂
non potrò esserci; fate festa anche per me! la gabbri
E’ stata una bella festa, più bella di altre, una serata speciale. Non perfetta certo, ma di quelle che si ricorderanno. Ne sono certo.
C’era Gianni, con i suoi cd, con il suo coraggio di mettersi davanti ad un microfono e la sua paura di farlo senza un po’ di birra in corpo.
C’erano tutti gli operatori e gli amici che hanno dato una mano per allestire tutto, portare, spostare, cucinare… sbattersi insomma.
C’era Matteo alla chitarra elettrica, misurato come non mai.
C’era Mauro. Scatenato contro il suo amplificatore, lanciato a tutto volume. Mauro costretto alla ritualità del saluto e condotto al mattatoio delle emozioni come un vitello al macello.
C’era Simona Vinci con la sua curiosità lucida e pulita.
C’era anche Stefano Bici, come un Barak Obama di strada a comiziare allegramente su tutti noi che passavamo in rassegna nelle sue parole.
E poi c’erano tutti quelli che, in qualche modo, appartengono all’idea che quel posto si porta dietro. Tutti quelli che Zac!
servono magliette,per Gianni, chi ha la sua taglia e ne ha qualcuna da regalare le porti in coop che poi le allungo io in H.
Perdonatemi ma io ho provato fino alle 22 al dehon e alla fine ero morto. Vi sono sempre e comunque vicino. Max come al solito ho apprezzato la lucidità e sincerità del tuo post su massimo.
massimo M
pietro se avete bisogno di roba da vestire qui ne abbiamo a quintali basta venire e prenderla
Già fatto, grazie lo stesso Massimo.
domani su l’unità esce un mio articolo sulla festa di ieri sera con anche qualche foto…una cosa nata per caso ma fatta con entusiasmo, spero con tutto il cuore che il mio pezzo piacerà a quelli che c’erano e che capiscano che è scritto con tutto il cuore. le parole- come ben sapete voi che scrivete su questo blog- devono provare a far avvicinare i mondi lontani. a presto. un abbraccio a tutti e grazie per avermi invitata e avermi fatta, come empre, sentire a casa.
s
Quando ho cominciato a frequentare l’ambiente “Piazza Grande” Massimo non c’era più ed era già un mito. Ho però sempre sentito questa presenza aleggiare… Grazie per il bel post, che riassume un po’ tutto quello che chi è arrivato dopo, come me, non sapeva.
Grande Tutor!
ci sono già voci critici qui allo Zac della serie che non bisogna fare festa per la chiusura di un posto che prima ha accolto delle persone ma si dovrebbe piùtosto piangere per la perdità di essa…
Cosa vuoi, polemiche ci sono sempre. Si è voluto salutare le persone dandogli un po’ di calore, un augurio di buona fortuna… Poi che la vita sia una merda è un’altra storia.