Quando lavoro quì non esco e non entro,
mi sento bombardato.
Cominciano ad arrivare.
Alcuni varcano la soglia come se fossero dei giocatori di rugby
altri ondeggiano, rotolano, liquidano,
scivolano in ogni direzione.
Il tempo mi scivola addosso
scorre diverso da ogni altro posto in cui sono stata
a volte si appiccica, come carta moschicida,
sulla pelle.
Un sacco di domande affollano la mia mente
succede tutte le volte.
"quanto durerà? quando finirà?
Meglio non pensare.
Torno a casa
nelle tasche ritrovo le parole che mi sono state buttate addosso questa notte.
Le spargo sul tavolo
…leggo la solita storia.
Questa è la mancia stasera.
…era un pomeriggio di inizio settembre perchè prima c’erano le pareti gialle quì in cooperativa e gli uffici erano mezzi vuoti, come spesso capita finiti i valzer rumorosi della mattina, quell’andirivieni, vai, vieni, resta, vado, ma poi resto, ciao buona giornata, allora vado, un caffè, mi fumo una sigaretta, sosto sull’ingresso, passeggio nel corridoio, mi addormento sulla poltrona, insomma allora vado, sì vado, ma poi resto…
Nell’ufficio c’erano 3 persone: una dietro la scrivania (doveva per forza essere il CAPO); una a fianco della scrivania (doveva per forza essere il VICE_CAPO); una davanti alla scrivania (chi era non era dato saperlo).
Il CAPO subito mi dice “scusa se ti facciamo il colloquio in tre…”.
Io sorrido perchè questa situazione GIA’ mi sembra strana, e perchè non so nulla di cosa sia la cooperativa La Strada di Bologna, di cosa faccia esattamente, di cosa vogliano propormi.
Allora va così: il CAPO parla, spiega, illustra, fa e dice le cose che deve fare e dire un CAPO.
E passa la parola al suo vice, che parla, spiega, illustra e dice le cose che deve fare e dire un vice capo.
A quel punto si fa il silenzio, io non ho capito molto ma queste tre persone mi piacciono, hanno qualcosa che mi solletica.
Più di tutto, mi incuriosisce il personaggio alla mia sinistra, in giacca di jeans e capello incolto, occhiali alla cordicella, zigomi appesi alla faccia, sopracciglie incolte, occhi profondi che sembra ti prendano sempre un pò per il culo, o forse ti studiano, leggono, indagano, smascherano, legittimano, gratificano, stupiscono, sbeffeggiano,comprendono, chiariscono, arieggiano, incrinano pensieri, inciampano emozioni…
Con tanto spazio negli occhi le parole non hanno bisogno di essere tante, e infatti Lui (il personaggio) non parla, dice, spiega o fa, ma si limita a dire:
“ma sei sicura di accettare? Dovrai sempre guardarti le spalle: al Carracci sarai accerchiata, sia dagli ospiti che dai tuoi colleghi pari!”
Mauro e le sue Filosofie dell’ Operatore Erectus; dell’Operatore con in testa un cappello da mago; l’Operatore pensante; dalle mani sottili e dal fino-pensiero; dell’Operatore che ‘basta la presenza, si deve sentire’; l’Operatore aggregante/civile/politico e non a-politico; l’Operatore e la civiltà del Lavoro, la dignità del poter lavorare.
Ciao Mauro, bentornato!
ne penseremo e spero ne faremo delle belle
vedo che i poeti non mancano su asfalto bella poesia,continua cosi amo avere dei concorenti,e chissà che un giorno ci facciano partecipare a qualche concorso auguroni Carlo Montresori
E’ interessante leggere di come si vede questo mondo dall’esterno. Io l’ho vista nascere coop la strada e faccio fatica a recuperare questa prospettiva.
Tanti di noi sono stati intercettati e, in qualche modo, scelti dal nostro Personaggio Kaberlaba, sarebbe interessante raccogliere tutti gli aneddoti in un racconto collettivo!
Un giorno mi chiamò che ero nel piazzale di via Libia e mi disse: ti sto proponendo un lavoro, ma non è solo un lavoro: devi fare una scelta politica, una scelta di campo. Una strada da fare insieme. Ed eccomi qua.
piace poco anche a me la scelta o l’intercettazione da parte di qualcuno solo.
Preferisco pensare che qualcuno,che in quel caso ha una responsabilità,abbia un mandato politico che è un’indirizzo ben preciso fatto di scelte e idee di un gruppo di persone.Io la Coop la intendo così.E Mauro in questo senso ci riusciva bene.Nonostante sia stato per molti un pò troppo burbero, ci manca.