Come già immaginerete non solo in Italia ci sono problemi legati alla tossicodipendenza. Esistono un pò in tutta Europa strutture che vanno incontro a queste problematiche.
Ma il modo di affrontare le diverse situazioni cambia di paese in paese e di città in città.
Vi vorrei raccontare di un progetto nato in Repubblica Ceca nel 2002 da un gruppo di operatori sociali che erano stanchi di stare seduti in un ufficio, come ad esempio può essere il droop-in in italia e hanno deciso che dovevano andare incontro ai bisogni di quei tossicodipendenti che vivevano in strada.
Bisognava stare vicino a quelle persone e, un bel giorno Tomas decide di prendere delle biciclette e, con altri tre operatori, andare in strada.
La cosa funziona così: tutti i giorni dalle 9 alle 7 di sera si può fare uno squillo a questi street workers e loro chiamano per sapere tu dove sei. Dopo circa 10 minuti al loro arrivo tu puoi chiedere il cambio di siringhe o magari un appuntamento col dottore o con l’avvocato piuttosto che l’assistente sociale e sono subito pronti ad accompagnarti.
Chiaramente si instaura un rapporto di fiducia reciproca e gli utenti non vedono più gli operatori come persone dall’altra parte della barricata, ma come veri amici a cui raccontare i propri problemi e le proprie aspettative.
La missione di questo progetto è di portare i servizi per le strade, appartamenti, piazze, bar, ed ovunque ce ne sia bisogno per fornire informazioni, forniture mediche e consigli ma soprattutto incoraggiare gli utenti ad un cambiamento positivo nel comportamento e il trattamento delle tossicodipendenze.
Lenka del laboratorio artistico quì in via del porto ci ha raccontato che parecchie volte gli street workers hanno salvato tante persone dall’overdose ma non solo. Hanno soprattutto condiviso i problemi dei loro utenti a 360 gradi e ancora adesso continuano a dare supporto psicologico a persone che vivono una vita in profonda solitudine.
Ancora adesso Lenka mantiene contatti tramite email con loro e ci racconta che sono felici che lei abbia cambiato vita e che ha smesso di fare certe cazzate. Questo dimostra un modo nuovo di relazionarsi tra operatori e tossicodipendenti un modo che io definirei alla "pari".
Speriamo che anche quì in Italia si possano fare dei passi avanti per quanto riguarda i rapporti diretti che coinvolgono stili di vita diversi nell’ambito del sociale e più precisamente per quella che viene chiamata la "riduzione del danno".
STREET WORKERS
Pubblicato: 19 dicembre 2008 da massitutor in asfalto fuoriporta, assistenti sociali, assistenze e bisogni, droga, operatori dispari, salute, vagabond geoghaphiccommenti
O la mia memoria è appannata, o il primo progetto “street workers”, nacque a Bologna nel lontano 1988, noi lo facemmo partire a Milano nel 1989 con l’unità mobile. Un ricordo. Ciao Maurizio
Chissà perché negli occhi di tutti gli operatori sociali c’è sempre quell’aria un po’ da martire sfigato?
In controtendenza cercheremo di portare avanti l’operatore con un suo stile.
quante novità su Lenka che non sapevo non ne voglio fare un dramma e un giudizio le bionde sono sempre un pò imprevedibili,ma quando si calmano,sono ancora più belle di quelle che sono e se prima con lei ci voleva il casco,ora si può essere più tranquilli ciao un amico
Ringrazio Lenka per questo racconto. Che ci ha fatto conoscere una realtà che non avremmo mai raggiunto altrimenti. Finalmente una storia nuova, positiva, che parla di una buona pratica che dovrebbe essere da esempio per altri paesi europei.
Inoltre esprimo anche un po’ di orgoglio nel constatare come Asfalto, in post come questo, riesca a fare ancora cultura: raccontando qualcosa di unico. E non la solita roba derivabile dalle agenzie di stampa. Grazie ragazzi.