Erano sette ore che aspettavo a quella punta il mio amico per l’ennesima pera. Lo conoscevo da un pò di tempo e non era la prima volta che gli consegnai i soldi in mano. Lo sconforto, il tradimento dell’amicizia, la tristezza, il down che mi contorceva le budella mi hanno sparato in una dimensione da incubo.
Erano oramai 12 anni che vivevo alternando eroina, alcool, extasy, psicofarmaci, temgesic, paracodina, codeina, lsd, anfetamine, ecc. Decisi di farla finita una volta per tutte a 30 anni, avevo la scatola di roipnol e altro in tasca mi trovavo ai giardini margherita era il giovedì 28 aprile del 1994 uno sguardo intorno poi il buio. Non ricordo più nulla. Qualche angelo è passato alle cinque di mattina e ha chiamato l’ambulanza non l’ho mai saputo. I miei ricordi riprendono da due occhi azzurri stupendi di una ragazza giovane con la mascherina sulla bocca, un’infermiera, che cominciò subito a chiamare i suoi colleghi, mi ricordava tanto l’ultima mia ragazza laureata in medicina e che mi ha mollato perché ovviamente mi facevo troppo. Sono stato 3/4 giorni in coma, ma avevo l’impressione che fossero 3 mesi. Ricordo che fui stupito nel sapere che mi trovavo a Bologna. Ma il buio era ancora vicino a me il dottore mi sentenziava un’elenco di malattie indicibili, un tubo conficcato nel petto per pneumotorace. Probabilmente mi è tornato su l’acido, non lo so, ma pensavo fosse una punizione e decisi di strapparlo rischiando per una seconda volta la vita. Ho dato al dottore il numero di telefono e la via della prima casa popolare dei miei genitori mentre erano già un pò di anni che vivevano in una casa di proprietà acquistata con la liquidazione di 40 anni di lavoro di mio padre maresciallo dell’esercito. Erano cancellati ben 10 anni di dati nella mia memoria. Non me ne rendevo ancora conto. Poche cose mi tornavano in mente, le sensazioni erano forti e distorte e si legavano alle emozioni vissute gli ultimi giorni quando le ambulanze in una città che non era Bologna mi rincorrevano e non riuscivano a prendermi perché ero in un acido anfetaminico che sfidavo Mennea in persona. Mia madre a fianco del letto mi ha comunicato la mia più brutta notizia Sciascia (la mia cagnetta) è morta avvelenata. Se potessi parlargli… Non voglio sapere cosa passava nella mente a quella persona che ha voluto offrirti un polpetta con il veleno. "Te l’ho sempre detto di non toccare nulla nella strada e soprattutto dagli sconosciuti, il mangiare te lo davo io, ma era più forte la tua voglia di vivere, scoprire il mondo. Lo so che a te piacevano tanto, ricordi quando con i tuoi salti arrivavi fino al mio mento? La felicità che leggevo nei tuoi occhi era la cosa più bella che mi hai saputo regalare. Eri così ingenua che pensavi "tutti gli uomini mi vogliono bene come il mio padrone" sono passati 13 anni e mi manchi, ancora oggi le mie lacrime sono per te. Il giorno che sei mancata volevo ricordarti così. Resterai per sempre la mia migliore amica".
I primi anni furono terribili rendersi conto di essere in un dormitorio senza soldi, senza memoria, senso dell’orientamento, perdersi ogni giorno per strada, eppure il giro era sempre lo stesso andare in mensa in via del Porto e tornare al Beltrame. Intorno a me il mondo che gira come lo vivevo io, in quel tratto di strada le persone le volevo avvicinare, parlare, ma tutti si allontanavano era un film al contrario che avevo già visto, ma che il protagonista questa volta ero io.
Una voce dagli speaker del dormitorio annuncia la nascita di Piazza Grande un giornale dei senza fissa dimora che permetteva di guadagnarsi due soldi. Ovviamente quel giornale era un modo di tirarsi su due spiccioli. Cosa sia stato dopo per me Piazza Grande non si può descrivere in due parole, ma per anni ho venduto il giornale per strada ho rotto quel muro che divideva me e il mondo che incrociavo camminando ogni giorno fra via del porto e il Beltrame. Anni dopo ho riscoperto me stesso iniziando a confrontarmi con le manualità, la convivenza con altri in un ambito lavorativo ideale che erano e sono tutt’ora le Officine di Piazza Grande. Ho scoperto che potevo essere anche un piccolo imprenditore insieme con loro nel 1998 come socio fondatore della ”La Strada di Piazza Grande”.
Oggi sono un operatore lavoro nelle strutture d’accoglienza, ho il mio stipendio e so che il mio lavoro permette di creare occasioni d’inserimento lavorativo anche ad altre persone che hanno vissuto storie simili alla mia. Oggi sto combattendo contro la mia malattia, ma mi dà forza l’amore che ho per quella donna che ho conosciuto in condizioni pessime proprio 10 anni fa in dormitorio seguita dal centro salute mentale. Ma è più esatto dire che ci aiutiamo a vicenda visto che adesso lei forse stà meglio di me ha ripreso a studiaree adesso le manca qualche mese per diplomarsi. E pensare che ”sente le voci” ancora oggi. Penso di aver pagato tanto per i miei errori, ho lavorato per la città pulendo per anni bagni e toilette. Lavando strade, giardini, sgomberando cantine, e sempre in prima linea fra mille lavori che hanno permesso a questa associazione e cooperativa La Strada di essere un punto di riferimento per i servizi sociali di questa città. Eppure ancora oggi ci sono storie come la mia e colleghi anche più in alto che vengono interdetti dai pubblici uffici e da qualsiasi funzione, nonostante si fossero ripresi in mano la vita superando se stessi e gli ostacoli che ancora esistono verso i deboli e gli esclusi.
commenti
ciao vecchio mio ,chi fa da sè fa per tre, pare che hai superato una gran fatica, e non ti sembra vero. ora fai quacos’altro come suonaere dipingere e’ tutta fatica ma nella vita chissà ci attendono ore più liete. orsù diamoci una mano. tua tata
Ciao Pietro complimenti per il post e anche per tua vita. Mi semb ra che tu c’hai fatta. Io la sto facendo propio adesso. E spero che c’è la posso fare anche io. E per non dimenticare mi piace colaborare con te non so a chi ingraziare o a te o a me. E magari tutti due per cio grazie.Veramente Pietro.
ciao simpit,sempre carinissime le tue vignette,hai anche questo dono qua,di saper disegnare,ho letto la storia di un pezzo della tua vita,anche se in linea di massima già la conoscevo, però non sapevo della cagnetta perchè non ne hai mai parlato. bene at salut
FORSE TRA UN ATTIMO
Non fra cent’anni
Non in mezzo alla gente
Non tra le sue braccia
Non nelle promesse da ubriaco
Non in questa droga che scalda
Non nella faccia di un altro
Non nelle circostanze
Non nella dorata solitudine
Non su ali d’amore
Non nei ricordi
Non in quello che credevi
Non nella noia
Non nelle sconfitte onorevoli
Non nelle facili vittorie
Non nella fortuna che aspetti
Non dove l’avevi nascosta
Forse tra un attimo
proprio qui
accanto a te
Un testo di Emidio Clementi
Sono post come questo che mi fanno essere orgoglioso di aver aperto questo blog, insieme a tutti voi. Davvero. Ho letto questo testo molte volte e ogni volta ci trovo qualcosa di più, qualche ragione in più che mi dice che siamo dalla parte giusta, dalla parte che mi assomiglia di più quanto meno.
Sei passato in un tunnel lungo e scuro per arrivare fino a qui, certamente e questo non te lo scorderai mai. Porti con te un bel valore: è un tesoro che spero vorrai continuare a condividere con noi. Perchè c’è ancora possibilità di condividere e creare. Me lo sento. Forza.
”se non ora quando?
se non qui, dove?
se non io, se non tu…Chi!?”
GANG
Ciao Simpit tu non immagini la felicità che hò provato nel leggere che dopo tante fatiche, e adirittura di pensare di farla finita, che finalmente sei riuscito a rivedere la luce dopo tanto buio, e tu ben sai di che sofferenze sto parlando, è che non ti impegni con tutte le forze per venirne fuori c’è la concreta possibilità di morirci dentro quel tunnel. Spero che in tanti leggano il tuo post, perchè di sicuro sei è rimarrai un esempio. Sono anche contento perchè tempo fa avevo scritto un post simile, è in qualche commento dicevano che dovevo cambiar musica. Invece leggendo il tuo mi fai capire ancora di più che una persona deve scrivere quello che sente, è quando uno parla della sua vita,sopratutto difficile come la nostra. mostra coraggio, è forse è anche un modo di chiedere aiuto. CIAO
Si, tutto vero ce l’hai fatta fino ad oggi! DICO fino ad oggi perchè effettivamente (e qui secondo me la genialità con cui hai scritto il testo e di come infine hai ironizzato) con gli stipendi che ci sono in giro non è che ne sei totalmente venuto fuori e molti altri rischiano di entrare a far parte di questo mondo che ormai si chiama “nuove povertà”. Tornando al testo veramente d’autore.. inizialmente mi ci sono buttato e sono arrivato alla fine perchè la storia stava iniziando a prendermi e quando sei li che hai letto le ultime righe e stai pensando a quello che hai letto (che t’ha penetrato) ti si presenta davanti ‘sto fumetto e chiudi con una risata che completa il susseguirsi degli stati d’animo che ci sono nel testo, per questo dico geniale. Questo è empowerment tirare fuori da sè ogni parte della propria personalità e qui quasi la tocco, di chi ha scritto non solo le sue disavventure… Mi piacciono ste cose, mi aprono la mente. Grazie
Pietro, Pietro…
Non è bene che mi firmi e il perchè lo conosci. Ho letto Piazza Grande di aprile e ho capito che eri tu per come hai parlato della tua cagnetta e perchè ho riconosciuto il tuo stile nel mostrarti grato.
Pietro, stanotte le mie lacrime sono per te, per il buio e la paura che hai vissuto, ma se penso alla persona che tutto questo ha contribuito a costruire mi torna il sorriso..
..ma.. …quando la smetteremo di incontrarci per caso??
un abbraccio forte, G.
“…i greci trassero la propria misura dalla percezione non dissimulata dell’orrore. E ciò rese loro più amabili le dolcezze della terra.”
da La felicità di S. Natoli