Mi chiamo Massimo De Laurentiis, e sono a Bologna dal 2000, venni a Bologna durante il periodo di aprile, e dopo qualche mese di vagabondaggio per varie mense e ospitalità saltuarie per le varie Caritas. Entrai nel primo dormitorio che si chiamava il "Carracci" che sono stato lì per vari mesi, dopo di che andai a via del Gomito: dormitorio in cui ho passato la maggior parte del mio tempo, oggi sono ancora lì e sinceramente ormai sentirei il bisogno di una situazione abitativa diversa. Perché io penso che un dormitorio dovrebbe essere qualcosa di transitorio, qualcosa dove una persona utilizza quel luogo come fosse un "parcheggio". Non si può pensare ad un dormitorio come qualcosa di effettivamente concreto e duraturo, diciamocelo chiaro: a nessuno piacerebbe restare in un dormitorio per sempre. Il settore sociale, i sert, gli assistenti sociali e i cosiddetti "addetti ai lavori" devono comunque tener conto di tante problematiche che il mondo dei cosiddetti senza fissa dimora è una realtà sempre più in espansione, che l’essere senza FISSA DIMORA oltre ad un forte disagio sociale non diventi una malattia inguaribile. Lo sperpero di fondi a cui lo Stato va incontro per appalti vari per strutture del più svariato tipo, deve essere finalizzato a migliorare la "qualità della vita" di chi già vive in situazioni precarie. Ricordiamoci che l’Italia è uno dei paesi con maggiori problemi nelle situazioni sociali e questo grazie ad un insieme di sistemi burocratici che da tempo ormai sono radicati nella nostra cara e bella società. E non per essere retorici, ma oggi vivendo in una società dove si esaltano i beni di consumo, i capi firmati, i cellulari dell’ultima generazione, le macchine sempre più lussuose, c’è bisogno di più umanità e altruismo per evitare il diffondersi di sempre più micro-società di emarginati sociali e di ghetti di periferia, altrimenti le città non saranno solo grigie per lo smog, ma anche per la mancanza di umanità.
A tutti quello che possono fare e non fanno, ai cosiddetti uomini di buona volontà, a quelli che da dietro una scrivania dicono "non si preoccupi ci penso io". A tutti di fare qualcosa per chi a voglia di urlare la propria rabbia e troppo spesso non ha voce, perché chi gestisce il potere non da ascolto.
hai detto una cosa molto vera: quello che rende una città davvero invivibile è proprio la mancanza di umanità, al di là del traffico, dello smog, del grigio…è per questo che per la prima volta in vita mia, dopo aver girato varie città d’italia, ora, qui a bologna, mi sento un pò più a casa. la trovo una città umana, dove c’è chi cerca di cambiare le cose, dove c’è chi ancora urla. solo che a volte continuare a credere che le cose davvero cambieranno diventa difficile ed è facile cadere nel qualunquismo e nell’odioso atteggiamento di chi si aggrappa alla disilussione del “tanto non cambierà mai niente” e smette di lottare, magari da dietro una scrivania. io non voglio proprio fare questa fine, spero di contiunuare a urlare.
E chi se lo aspettava un rientro così caro Massimo! Stupefacente la lucidità eh!?
Hai scritto qualcosa che sta tra la testimonianza e il saggio sociologico di strada e lo considero qualcosa di prezioso. Ma soprattutto ci riporti, a modo tuo, a parlare di ACCOGLIENZA, ASSISTENZIALISMO e BISOGNI delle persone. Il fatto che il dormitorio sia un “parcheggio” è argomento controverso: sicuramente deve essere considerato temporaneo (per risorse disponibili e dignità umana), tuttavia spesso molti ospiti dimenticano questo fatto e aggiungono un’altra dipendenza: quella ai servizi. D’altra parte finchè ci sei dentro è normale anche pensare al dormitorio come “casa”, non c’è niente di male nel cercare un po’ di calore “domestico” la sera, dopo una giornata in giro per la città. Dunque, come spesso capita, anche questo è un territorio grigio nel quale però dobbiamo imparare a muoverci, dobbiamo essere consapevoli di queste sfumature, conoscerle ed affrontarle. Dunque…
dormitorio = posto letto?
dormitorio come riparo?
o qualcosa di più?
dormitorio come transizione?
dormitorio contro la solitudine?
Nel post di Massimo Scortys c’è tanto di più: la solitudine delle città, il grigio dell’indifferenza e l’asfisiante incomunicabilità fra le persone, ma intanto se ci chiarissimo le idee su questi luoghi dove molti di noi vivono o lavorano sarebbe un bel passo avanti.
credo che la domanda sia la stessa che si fanno i ragazzi che vivono in casa-famiglia:
casa famiglia = posto letto? come riparo?
o qualcosa di più?
la risposta non è semplice, ma poi ho scoperto che diventa sempre qualcosa di più, per tutti. è come una “famiglia temporanea”, famiglia nel senso più amplio tel termine, come supporto.
Ciaoo Massimo,ben tornato.Ti dedico un a frase rubata a quel testone di Einstein.(Poi ci si vede, ho qualcosa di tuo ) :
“Il valore di un uomo,
dipende anzitutto
dalla musica in cui:
i suoi sentimenti,
i suoi pensieri,
le sue azioni,
contribuiscono
allo sviluppo
dell’esistenza
degli altri individui.”
(A. Einstein)
…ma dietro c’è il sole
Mi fa molto piacere che dopo tanto tempo che non mettevo le dita nella tastiera di un computer, e scrivendo qualcosa di veramente sentito, da parte mia trovo molto bello da parte di chi mi ha scritto quei commenti, hanno toccato i cuori e le menti , il bello è sapere che hai fatto un qualcosa di piccolo e grande allo stesso tempo, e non è stato fatto invano, specialmente quando da tanto tempo non usavo un computer.
Caro Massimo, sembra anzi sono certo di averti visto qualche volta in via del porto. Concordo che i dormitori non diventino alloggi a vita, ma x molti purtroppo lo diventa non x loro volonta ma x il non altruismo, indifferenza, solidarietà umana anche se a dire il vero sono valori ormai preistorici xkè come facevi giustamente notare la società attuale è più materialista e consumista dei tempi di quando si dice dalle mie parti col (Vicino) ci si cucina. Ora sullo stesso pianerottolo non ci si conosce nemmeno. Andersen..