“Hello, babe”

Pubblicato: 22 agosto 2008 da massitutor in civiltà, estate

E’ un giovedì mattina di fine agosto. Al ritorno dalle vacanze mi godo gli ultimi giorni di ferie a casa, pensando che fra poco ricomincerà il solito tran tran.
C’è il sole e fa ancora caldo. Ho un appuntamento in centro per pranzo. Mi preparo velocemente: canottiera, bermuda al ginocchio, sandali e occhiali da sole.
Quando esco dall’ascensore sento il rombo inconfondibile dell’autobus in strada. Mi è passato sotto al naso e ora mi tocca aspettare almeno 10 minuti in una pietraia semideserta. Mi dirigo lentamente verso la fermata: 12 minuti di attesa. Tanto. Troppo.
Mi incammino allora verso un’altra fermata, giusto dietro l’angolo, all’ombra dei palazzi. Qui l’attesa sembra meno dura e tra 5 minuti dovrebbe arrivare il mio destriero.
Eccolo che sfreccia: è il 27 B. Accosta e salgo. Timbro il biglietto e mi siedo in uno degli ultimi sedili in fondo. Aria condizionata? Non pervenuta. C’è chi si sventola con un giornale e chi sbuffa perché non c’è mai niente che funzioni.
L’autobus prosegue la sua corsa per le vie della città. Mi perdo nei miei pensieri. Dopo qualche fermata un ragazzo color cioccolato mi chiede di potersi sedere nel posto libero accanto a me. Sposto la borsa e gli cedo il posto al finestrino.  
Mentre si siede noto che ha in mano una bottiglia di birra. Qualcosa mi dice che mi darà noia. Non faccio in tempo a finire di formulare questo pensiero, che il tipo si gira e mi fa "A
llora, come ti chiami?". Scatto in piedi e gli dico che ha capito male, che, come si suol dire, non c’è trippa per gatti.
Mi sposto più avanti e mi siedo in un posto che mi permette di continuare a tenerlo sott’occhio: meglio avere il nemico davanti che alle spalle. Lo sento che borbotta qualcosa mentre beve la sua birra e spero che scenda dall’autobus prima di me. Intorno nessuno ha fatto una piega, ma la situazione mi sembra sotto controllo.
Le fermate si susseguono rapidamente. Presto entriamo in centro: via San Vitale e piazza Ravegnana con le torri. Il ragazzo si alza, sempre con la sua bottiglia di birra in mano. Barcollando si dirige nella mia direzione. D’istinto afferro la borsa, che avevo lasciato cadere su un sedile vuoto al mio fianco. Faccio finta di niente e guardo dritto davanti a me.   
bebyL’autobus si avvicina alla fermata di via Rizzoli. Il ragazzo sbraita insistente: “Hello, hello babe”. Si china verso di me e grida “Allora? Non mi saluti??”. D’istinto gli tirerei una centra sul naso, ma la bottiglia di vetro all’altezza della mia testa mi dice che è meglio mantenere a calma. Gli urlo in faccia di lasciarmi in pace. Le persone intorno guardano timorose, implorandomi con gli occhi di non chiedere il loro aiuto. L’autobus si ferma. Il ragazzo arretra  e scende barcollando.
Tiro un sospiro di sollievo e sfogo la mia rabbia accompagnandolo con una raffica di insulti. Tutti riprendono a guardare per aria, come se nulla fosse successo. Solo una signora davanti a me mi chiede cosa volesse quel ragazzo e se va tutto bene. Dopo le mie spiegazioni commenta: “Robe da matti. Non si può più stare tranquilli neppure sull’autobus”.
Il 27 percorre via Indipendenza: arriva la mia fermata. Scendo, ringraziando la signora per essere stata l’unica a non aver messo la testa sotto la sabbia. Ad aspettarmi ci sono due facce amiche. Racconto loro l’accaduto e sembra solo un brutto sogno. Peccato che sia successo davvero.

commenti
  1. simpit ha detto:

    certo che non è piacevole trovarsi in una situazione simile,oggi lo potrei spiaccicare sul finestrino ma un domani quando sarò un pò vecchiotto? ci saranno situazioni in cui vorresti difenderti da solo prima che arrivi qualcuno in soccorso.E’ successo la stessa cosa anche alla Graziella, gli hanno rubato la borsa solo che io ero nei paraggi dopo una rincorsa alla Michael Phelps l’ho beccato e mi sono trovato di fronte un tossico messo male e debole, l’ho lasciato andare e mi sono fatto restituire il maltolto, sono stato fortunato.E se avessi invece trovato
    un Tatanka ?!? Ahi ahi ahi ahi no Alpitour!!

  2. analkoliker ha detto:

    Bello vedere nuove orme su questo blog,cisegui credo da sempre ma questo credo sia il tuo primo Post su Asfalto.
    Benvenuta Caterina

  3. massitutor ha detto:

    E’ il primo post ufficiale sì. Sono contento di ospitarlo peché è un racconto sulla città da un punto di vista diverso da quello a cui siamo abituati: è l’esempio di come la strada, in realtà, sia vissuta da tutti, qualunque sia la posizione nella società, e in questa città dobbiamo convivere tutti, condividendo quindi delle regole di vita e dei patti di vicinanza.
    Questo racconto parla di una storia piccola, apparentemente banale, si potrebbe dire leggera. Soprattutto se si legge il giornale oggi e ci si ferma sulla pagina che riguarda la coppia di ciclo turusti olandesi derubati, brutalizzati e violentati alle porte di roma da due pastori romeni (sic). Certo dicevo che non ci troviamo in quel territorio di morte e orrore puro, ma ha comunque ha a che fare con la sicurezza e non siamo mai scappati davanti a questo tema.
    Ma cos’è che genera più insicurezza in questa storia? Le avances di un beone sull’autobus o l’indifferenza delle persone attorno? Io credo che sia molto più il secondo aspetto ad essere inquietante.
    La paura, il senso di insicurezza, il terrorismo mediatico ci hanno prima di tutto bloccato, irrigidito ed isolati gli uni rispetto agli altri; questo è il risultato: si sta rompendo (dove non si è rotto definitivamente) il patto sociale fra le persone. Voglio dire: stare insieme vuol dire anche questo no? Non che si debba diventare dei giustizieri della notte ci mancherebbe! però quanto meno pensare che quella ragazza che viene disturbata potrebbe essere tua figlia, tua nipote, la tua compagna… basta una presenza, una parola e il fatto finisce lì. Poi il male, il crimine continuerà ad esistere certo, ma almeno non lì, non su quell’autobus.

  4. HAWIKA ha detto:

    Io vivo a Roma e nei mie percorsi in autobus, soprattutto per andare al lavoro, mi sono spesso trovata in situazioni simili e sempre più di tutto colpisce l’indifferenza della gente. Se tutti fossimo più presenti a ciò che accade le nostre città così belle, sarebbero un po’ più vivibili. In quanto alla sicurezza… che dire, vi scrivo in questi giorni in cui nella mia città è accaduto un altro gravissimo episodio di violenza ai danni di una coppia di turisti olandesi e sono indignata per le dichiarazioni del sindaco Alemanno che avrete letto sui giornali anche voi.
    Un saluto a tutti.

  5. simpit ha detto:

    Non credo Max che si possa parlare di territori di morte e di paura, quell’evento di Roma poteva succedere anche a Bologna e magari dietro qualche angolo.Sappiamo benissimo che esistono in Italia milioni di persone immigrati,regolari e non di cui molti delinquenti comuni già conosciuti ai loro paesi che sfuggono a ogni censimento,e anche italiani che vivono ai margini alcuni cercano inserimento e altri come nel bronx senzalavoro ,senza tetto,molti sono illusi alla ricerca di soldi facili altri senza speranze, senza voglia di lottare lasciandosi andare alla deriva con alcool, sostanze, crimine e chi ne ha più ne metta.Quello che più genera insicurezza è sapere che esistono sindaci di ogni colore politico che ogni volta che salgono al potere mollano dichiarazioni come quella di Alemanno per giustificare il loro operato e la loro politica per tenersi ben stretta la poltrona sotto al culo mentre uno stato sociale è alla deriva.

  6. massitutor ha detto:

    Analkoliker dice: ci segui credo da sempre ma questo credo sia il tuo primo Post su Asfalto.
    Benvenuta Caterina
    .
    E’ vero prima di diventare catleah Caterina potremmo dire che è stata la “madrina” silenziosa di Asfalto: lo ha visto concepire, nascere e crescere. E posso dire che molto di quello che c’è qui è in qualche modo frutto di tante parole, idee, discorsi fatti insieme. Un grazie silenzioso.

  7. catleah ha detto:

    Amore… Grazie a te di essere sempre così speciale.

  8. alelovotrico ha detto:

    certo che per te non deve essere stato di certro piacevole trovarti in quella situazione, io posso capire come ti sei sentita perchè anche a me è capitato più di una volta, quello che più mi fa incavolare è che la gente guarda e non fa niente per aiutarti sono solo curiose e basta. Comunque hai scritto proprio un bel post spero di leggerne degli altri. ciao

  9. anonimo ha detto:

    Salve, sono mirco del gruppo di attori del teatro dei Mignoli e del progetto”Angeli alle fermate” per 40 venerdì sera sugli autobus cittadini da novembre a giugno abbiamo lottato con il nostro mezzo teatrale contro degrado,insicurezza,isolamento …il caso di cathelah purtroppo è molto comune e sopratutto di sera, la gente beve molto,gente che ha motivo di essere disperata e altri che non ne dovrebbero avere…
    Io credo che la paura generi paura e quindi quello che cerchiamo di fare la sera è di creare più coesione sociale cercare di mettere in contatto le persone tra di loro è questa la vera paura della gente: l’indifferenza,il non far parte di nessuna comunità,a volte questa paura ti blocca tanto da non riuscire a chiedere aiuto(andare a parlare con l’autista ad esempio) o con gli altri passeggeri.
    Non è successo nulla di grave,forse era un semplice ubriaco un po’ insistente, ma in questi casi non bisogna mai scendere per primi e farsi seguire dal malintenzionato sopratutto di notte e in zone buie.
    Sembrerà assurdo ma l’autobus è un luogo sicuro e quindi è meglio in situazioni dubbie farsi un giro in più che scendere.
    Ma mai, sopratutto mai farsi limitare nella propria libertà di uscire ed usare i mezzi pubblici.

  10. massitutor ha detto:

    Ciao Mirko, grazie davvero per la tua testimonianza e la competenza dei suggerimenti, anche a livello pratico. Mi sa che il lavoro di angelo ti viene proprio bene. Dai, dobbiamo fare qualcosa insieme prima o poi. Teniamoci in contatto. Ciao

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