Dall’amico Walter Ciusa un bel format su Bologna …ad un certo punto c’è anche Marrazzo.
Dall’amico Walter Ciusa un bel format su Bologna …ad un certo punto c’è anche Marrazzo.
Eccoci servita l’ennesima boiata "politically correct": la Mattel ha creato, all’interno della sua nuova linea di bambole, Gwen, la bambola senzatetto che va ad affiancarsi alle sue sorelline asiatiche, di colore, sieropositive ecc.ecc. Che dire? Come al solito non si sa se ridere o piangere…la falsa coscienza che morde e rimorde tutti noi passeggeri di quella nave dei folli che è la nostra splendida società torna a colpire, e non lo fa certo dove fa più male chè non siamo masochisti, bensì dove è abituata da sempre: un colpetto insignificante,la dove riuscirà al massimo a strapparci una smorfia, o un sorriso a seconda dello stato d’animo del momento. Il bello è che la bambolina non ha nulla di strano, niente la qualifica a prima vista come "senzatetto"…
Il fatto è che ad ogni bambolina della serie è stato abbinato un libricino che illustra il personaggio, e alla nostra Gwen è toccata in sorte tutta una serie di sventure che,come spesso accade nella realtà, l’hanno condotta alla triste condizione di poverella, una sorta di moderna Cenerentola il cui principe dovrebbe essere il genitore che l’acquisterà per la propria figliola, dandole finalmente una casa e una famiglia.A gioire di questo sarà principalmente la benemerita Mattel la quale, novella assistente sociale, avrà accasasto la trovatella nonchè realizzato un profitto (e guai a chi pensasse a quest’ultimo come scopo principale dell’operazione!). In conclusione, ecco un’altra volta l’immagine del senzatetto utilizzata da un prodotto commerciale…l’ultima volta era stato un videogioco, con la differenza che si trattava di un game on-line ad accesso gratuito. Sensibilizzare l’opinione pubblica? Promuovere il dibattito sull’esclusione sociale?Farsi pubblicità? Sono (quasi) tutte nobili intenzioni, per di più legittime…se poi lascino o meno il tempo che trovano, qesto ognuno lo deciderà da se.
Noi saremmo già più contenti se il principe-genitore, una volta aquistata la bambola e sensibilizzato sul problema dei senza fissa dimora, si contentasse di lasciare qualche spicciolo al barbone che, immancabile, sarà seduto a fare colletta fuori dal supermercato…
Sto parlando delle belle universitarie che vengono qui ha Bologna che spesso conosco raccontando loro delle poesie in quegli attimi che si ha voglia di qualcosa o qualcuno.
Laura quest’anno si è laureata e ha dato l’addio a Bologna, con tanto di corona d’alloro in testa, ha fatto molta fatica ad andare via, siamo stati abbracciati per circa due ore in attesa che il treno arivasse. Qualche bacio, le ultime fusa, poi lei mi ha detto Ciao poeta… e io gli ho risposto ciao laureata e lacrime d’addio…
Laura e i suoi giorni belli e nei giorni di chiaro sole E io quasi bianco di capelli |
con grande affetto poi sento anche il suo Laura e i suoi giorni belli |
Questa storia poteva venire giusto dalla Francia…
Molte polemiche ha suscitato l’uscita, da parte di una software house tedesca, di un gioco di ruolo on-line avente per ambientazione la vita di stada e come personaggi giocanti quelli che la animano, i cosiddetti "clochard", termine con il quale gli odiati cugini del paese aldilà delle Alpi definiscono i barboni, mentre qui da noi viene spesso utilizzato dai giornali in quanto suggerirebbe un’immagine più romantica e poetica dei poveracci che non hanno una casa dove abitare.
Lasciamo da parte queste considerazioni e parliamo del gioco: una ciofeca!
Ebbene si, l’abbiamo provato:i prodi redattori di Asfalto, in un pomeriggio settembrino che segnava la ripresa dei lavori dopo le meritate vacanze (non perdetevi il video dei nostri che cazzeggiano al mare…) hanno cercato il sito (www.clodogame.fr) e, creato rapidamente un personaggio, hanno fatto una partita:due palle!!
Sinceramente non si capisce il perchè di tanti commenti indignati e conseguente polemica, la cui onda e giunta fino in Italia (ne hanno parlato vari giornali).Il meccanismo del gioco, di una noia mortale, prevede varie "azioni" come fare colletta, trovare un posto dove dormire, fare a botte con gli altri giocatori e altre amenità simili, il tutto da realizzarsi tramite un gioco-quiz (sempre lo stesso) divertente come l’estrazione di un dente.Livello di difficoltà:asilo nido (bisogna cliccare su una cifra individuandola in un gruppo di lettere…).Come se non bastasse, una volta superata l’ardua prova, occorre attendere svariati quarti d’ora per conoscerne l’esito: ne più, ne meno.
Dimenticavo, esiste la possibilità di associarsi in bande e contendersi il controllo dei vari territori..che culo!
Neanche a dirlo, non ci siamo mai più collegati.
Che dire?Tra le accuse mosse ai realizzatori del gioco, quella di sfruttare le sofferenze altrui, di cattivo gusto, di mancanza di moralità.Io penso semplicemente che tutto questo casino sia servito loro solo a farsi della pubblicità gratuita….non mi stupirei se tra breve pubblicassero un nuovo titolo, magari di quelli iper-violenti tanto di moda e di sicuro, questa volta, a pagamento.
Concludiamo con un consiglio per chi in strada vive per davvero: alla larga, per quanto tragica possa essere la realtà, sarà sempre più divertente (e soprattutto impegnativa) di uno squallido videogioco.
Titolo: Cento Per Cento
Autore: Sacha Naspini
Editore: Historica
Collana: Short Cuts
Pagine: 95
Prezzo: 5,00 euro
Short Cuts è un ramo importante della casa editrice Histoica. In questa collana sono presenti brevi romanzi dall’impatto forte ed immediato. Cento Per Cento è uno di questi frammenti.
L’autore, Sacha Naspini, ha raggiunto il suo scopo. Le pagine scorrono veloci per il lettore come round da tre minuti per gli spettatori di un incontro di pugilato. Ogni riga è un uppercut da assorbire e ridare immediatamente.
Una storia che piacerà agli appassionati della boxe, ma che renderà felice anche gli amanti delle comuni storie semplici.
Dino Carrisi decide per la prima volta di concedere un’intervista ad una troupe televisiva per svelare alcuni segreti riguardanti la sua tormentata esistenza. Un ex pugile famelico, figlio di immigrati italiani, due volte campione del mondo dei massimi, ora è ridotto ad essere un vecchio alcolizzato e sboccato.
La storia ben strutturata e i colpi di scena ( e ce ne saranno molti) non fanno altro che rendere il racconto ancora più intrigante.
Vale la pena prendere un’ora del nostro tempo e lasciarci andare alla lettura di questo interessante libro. Permettetmi la cosa ma ne vale la pena. un racconto su un relitto della società che ha volato alto come un aquila e strisciato basso come un serpente
Domenico Cosentino